«Con la piena consapevolezza dei pericoli cui si esponeva, nella lotta contro la feroce organizzazione mafiosa, ispirava, conduceva e sviluppava in prima persona e con eccezionale capacità investigativa una serie di delicate operazioni di polizia giudiziaria che portavano all'identificazione e all'arresto di numerosi fuorilegge. In un proditorio agguato teso davanti alla propria abitazione, veniva colpito da assassini armati di fucili mitragliatori, trovando tragica morte. Alto esempio di attaccamento al dovere spinto fino all'estremo sacrificio della vita.»
Medaglia d'oro al valor civile a Ninni Cassarà— Palermo, 6 agosto 1985
(Cassarà, Falcone e Chinnici, sul luogo del delitto La Torre)
Il vice dirigente della Squadra Mobile di Palermo fu ucciso davanti casa, il 6 agosto 1985, assieme al collega e amico Roberto Antiochia (l'agente Mondo riuscì a salvarsi).
In quella estate, Cosa nostra decapitò il vertice della Mobile: a luglio fu ucciso anche il responsabile della sezione catturandi Giuseppe Montana.
Di fronte al suo cadavere, il giudice Borsellino, con cui era legato anche da profonda amicizia nonchè stima, disse "convinciamoci che siamo cadaveri che camminano…".
Nemmeno questa paura lo portò a rinunciare a fare il suo dovere, fino in fondo, fino all'ultimo giorno.
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