Incipit del racconto
“L'omicidio Carmosino”:
Il bambino giocava nel cortile. Aveva trovato un pezzo di legno che opteva sembrare una sciabola, e aveva deciso di esplorare i dintorni. stava pensando di essere Sandokan: tigri feroci o feroci pirati, qualche nemico feroce lo avrebbe trovato. Si avventurò nel piccolo vigneto, e l'ombra confortevole nascondeva nella fantasia pericoli e misteri.Era perciò preparato quando, seduto per terra nell'ombra, vide la figura. Un uomo, giovane. IL bambino si avvicinò, con la sciabola alzata. L'uomo si girò, guardandolo: "non l'ho nemmeno toccata", disse. Il bambino lo guardò meglio: aveva la camicia intrisa di sangue, e dal alto sinistro spuntava il manico di un coltellaccio da giardiniere. Abbandoanata la sciabola, il bambino scappò gridando.
Il commissario Ricciardi è nato
così, da questi tre racconti “L'omicidio Carosino”, “I vivi
e i morti” e “Mammarella”, raccolti in questo libro.
Come racconta in chiusura di libro l'autore stesso nel capitolo “Io
e il commissario Ricciardi”, la fortunata serie nata dalla fantasia
(e la bravura di Maurizio de Giovanni) cominciò quasi per caso, con
un concorso letterario per giallisti esordienti.
Così,
all'interno del caffè Gambrinus, davanti al computer, venne fuori
quell'investigatore così capace, ma anche così strano. Gli occhi
verdi, con un ciuffo di capelli pettinati all'indietro che ricade
sulla fronte, quell'area così misteriosa, solitaria, come se si
portasse dentro una qualche sofferenza che non si può comunicare
all'esterno.
Ed è proprio così: quella cosa che Ricciardi
si porta dentro si chiama Il Fatto.
Il Fatto. Ricciardi si era abituato a chiamare così la connotazione orincipale della sua vita, quello che lo rendeva così profondamente diverso da tutti quanti gli altri. il Fatto. Questo Fatto che ho, da quando mi succedde il Fatto, mi ha aiutato il Fatto. Ricordava fin troppo bene la maledetta prima volta che gli era successo il Fatto. E come quel bambino che entrava nel vigneto con la sciabola di legno era diventato quel giovane vecchio che ne usciva urlando, e come quell'urlo dentro di lui non si sarebbe mai spento.L'uomo che aveva visto allora era morto un anno prima, ucciso dall'altro lavorante pazzo di gelosia per un tradimento.Pagina 23
Il
fatto, ovvero la possibilità di vedere e sentire gli ultimi attimi
di vita delle persone morte in modo violento. Vedere i morti,
rimandendo nel mondo dei vivi: come sospeso tra i due mondi.
I vivi e i morti, pensava Ricciardi. I vivi sembrano già morti, i morti pensano di essere vivi. Chi sono io, allora? Sono vivo, o forse già morto e nessuno me lo ha detto? Pagina 69.
“L'anello
.. l'anello che manca”, sono le
parole che la duchessa Carosino pronuncia, prima di morire nel
racconto “L'omicidio Carosino”, che è una sorta di embrione
della storia poi sviluppata nel romanzo “Il posto diognuno”. Un racconto che mette
assieme le due facce della Napoli raccontata da de Giovanni: la
miseria e la nobiltà, e anche delle due cause dei delitti, come
sostiene Ricciardi, la miseria e l'amore.
“No,
perchè a me si …. proprio voi, si … perchè a me si ...”, sono
invece le ultime parole piene di disperazione pronunciate dal parroco
della chiesa di San Sebastiano all'Olivella, nella miseria dei
Quartieri Spagnoli. Prima di una serie di vittime, uccise con un
punteruolo conficcato nella fronte: una storia di dolore e di
vendetta.
Infine, una prostituta uccisa, sventrata da una lama, che prima di morire rideva dicendo “Mi vuole da Mammarella”. L'unico dei tre raccontato in prima voce da Ricciardi stesso.
Infine, una prostituta uccisa, sventrata da una lama, che prima di morire rideva dicendo “Mi vuole da Mammarella”. L'unico dei tre raccontato in prima voce da Ricciardi stesso.
Gli ingredienti
della saga ricciardiana ci sono tutti, in questi esordi di de
Giovanni, ambientato nel 1929 (mentre i primi quattro romanzi sono
del 1931): c'è la Napoli del fascismo che aveva abolito i delitti
per decreto, con i suoi gerarchi e i loro amici e quanti cercavano
di mettersi in luce col regime (come il questore). Fascismo che però,
dietro l'apparenza di ordine e di sicurezza, non era riuscito (o non
aveva voluto riuscire) a cancellare tutta la miseria di quei
quartieri dove vivevano gli scugnizzi, che a piedi nudi combattevano
la loro impari battaglia contro miseria e indifferenza.
Compaiono,
al fianco del comissario Ricciardi, il fido Maione e il dottor Modo.
La sua tata Rosa, che lo segue fin dall'infanzia.
Ed è presente
anche la dolce e timida Enrica, la ragazza della finesta accanto, di
cui Ricciardi è a modo suo innamorato, e che, alla sera, quando la
osserva, gli regala gli unici momenti di pace della giornata.
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Technorati: Maurizio
de Giovanni
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