01 marzo 2013

Il cancro della democrazia, i retroscena e il mercato delle vacche

Il paese è in crisi (disoccupazione, costo della vita, aziende che chiudono, il debito che cresce ..).
Le elezioni hanno mostrato come oramai, i partiti tradizionali da soli non vanno da nessuna parte.
Dovrebbero accordarsi con il M5S che, fino all'altro giorno, era stato indicato come il nemico numero uno.
Oggi i retroscena di palazzo (una parola che deve scomparire dal lessico politico, perché indice della politica che dobbiamo lasciarci alle spalle) dicono che Bersani è disponibile a fare un passo indietro e che Renzi si dice pronto a fare il premier.

Renzi che poi è quello, lo stesso, su cui si è già espressa la corte dei conti su quanto ha combinato come presidente della provincia di Firenze (le province che dobbiamo cancellare), che si era espresso a favore di Marchionne (per poi fare marcia indietro) e che andò (per una cena di lavoro) ad Arcore da Berlusconi.
(rettifica - pare se lo sono sognati quelli del corriere, Renzi ha smentito l'articolo)

Berlusconi, che è quello su cui De Gregorio sta rivelando i meccanismi della presunta compravendita dei senatori.
Ora, che non ha più una sedia nel palazzo del potere su cui sedersi.

Ecco il suo racconto:

"Ho partecipato all'Operazione libertà diretta a ribaltare il governo Prodi. Già dopo il voto che mi vide eletto presidente della Commissione Difesa, discussi a Palazzo Grazioli con Berlusconi di una strategia di sabotaggio, della quale mi intesto tutta la responsabilità. L'accordo si consumò nel 2006. Il mio incontro a Palazzo Grazioli con Berlusconi servì a sancire che la mia previsione di cassa era di 3 milioni. Subito partirono le erogazioni. Ho ricevuto 2 milioni in contanti da Lavitola a tranche da 200 e 300mila euro". "Ed è qui che entra in gioco Lavitola, che frequentava molto Palazzo Grazioli perché era intimo del senatore Comencioli, pace all'anima sua". De Gregorio aggiunge: "Non sto qui a giustificare di aver ricevuto 2 milioni in nero. Ho commesso un reato. Non mi domando perché Berlusconi affidasse a Lavitola la pratica di consegnarmi il danaro". Ribadisce: " (Quei soldi, ndr) sono una parte del patto scellerato che io fino al 2007 ho accettato da Lavitola. Inutile dirlo, è una mia responsabilità".

"Soldi anche a Rotondi e Mussolini"
Ma De Gregorio dice d'aver nutrito dubbi sulle modalità dei pagamenti. "Io insistetti: ma perché non me li date al partito? Che senso ha questa roba in nero? Mi venne spiegato, dallo stesso Lavitola, che gli altri partiti minori avevano ricevuto somme più o meno uguali, se non inferiori al milione di euro che mi era già stato bonificato". Precisa ancora il senatore: "Ricordo addirittura che fu indicata la cifra di 700 mila euro, e non di un milione, (nell'accordo Italiani nel mondo-Fi, ndr) per non fare irritare Rotondi, la Mussolini e gli altri che avevano ricevuto sostegno dal partito in misura più o meno equivalente a questo contratto".

"Puoi offrire fino a 5 milioni di euro"
"Quando mi sono riavvicinato a Berlusconi abbiamo combattuto insieme una guerra. E di guerra vera si trattava, perché Berlusconi voleva che Prodi, che aveva prevalso per una manciata di voti, ritornasse a casa. Prefigurare dal punto di vista politico la caduta del suo governo non era difficile. Berlusconi era deciso a individuare il malessere di alcuni senatori, di alcuni deputati, che potessero determinare l'evento finale". De Gregorio cercò di portare dalla parte del centrodestra il senatore Giuseppe Caforio. Fu un boomerang. "Dissi a Berlusconi che forse Caforio poteva ascriversi al ruolo degli indecisi e lui mi disse: "Cosa gli puoi offrire?" Risposi: che magari gli diate un finanziamento alla sua forza politica. Allora lui disse: "Puoi proporgli fino a 5 milioni". Ma Caforio mi registrò e mi denunciò". Invece De Gregorio, raggiunto l'accordo, cambiò casacca solo all'ultimo per non destare sospetti. "Avendo fatto quel ragionamento con Berlusconi - racconta sempre ai pm - chiamo il senatore Schifani e gli dico: Renato, se mi votate io accetto i voti e mi prendo la responsabilità di farmi indicare dal Presidente della commissione Difesa".

La risposta dell'ex premier, con cui Bersani era al governo fino a ieri è stata l'ennesimo attacco alla giustizia, ai magistrati:
«parte della magistratura che è una patologia del nostro sistema, un cancro della nostra democrazia. Che utilizza la giustizia per combattere ed eliminare gli avversari politici che non si riescono a eliminare con il sistema democratico delle elezioni»
Ecco, se fossi Grillo avrei anche io qualche problema a contenermi.
Chi ha votato per M5S ha votato per una precisa politica.

Parliamo delle proposte concrete: lavoro, welfare, anti corruzione, legge elettorale.

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