06 giugno 2013

Primavera calda


Ieri abbiamo avuto un preludio della primavera calda, dal punto di vista sociale.
All'Indesit di Fabriano, un'azienda con 2.6 miliardi di utili che ha preso 750 ml di soldi pubblici, hanno annunciato 1500 esuberi.
La produzione di questa multinazionale verrà spostata all'estero, in turchia, in paese dove il costo del lavoro costa meno (e con meno diritti sindacali per i lavoratori).

In Umbria a Terni invece la protesta riguardava la Ist, ex gioiello della produzione dell'acciaio, ora in dismissione: è stato venduto dalla Thyssen ad una azienda finlandese che non può più tenerla per problemi di antitrust.
Nella carica della polizia è stato ferito anche il sindaco della città umbra.

Non possiamo permetterci la fine dei Riva a Taranto, per non bloccare la ripresa delle imprese italiane, ma possiamo permetterci queste scene.
Il rapporto di Confindustria certifica in 55000 le imprese perse tra il 2007 e il 2012.
In 54000 i posti di lavoro persi.
Certo, è anche vero che lo stesso Squinzi ha spostato all'estero la produzione, per un discorso di sua convenienza.

Confidustria ha dato al governo la sua ricetta, i cinque punti per rilanciare le imprese: sburocratizzazione, costo del lavoro, accesso al credito, detassare gli investimenti in ricerca e sviluppo, rendere il mercato del lavoro più efficiente.

Chissà che ne pensa la politica di queste proposte: è la stessa maggioranza che ha approvato a maggioranza la riforma Fornero che doveva portare in Italia una paccata di investitori stranieri.
Politica che ora sta approvando una bella riforma instituzionale, senza averne il mandato, per far eleggere a presidente di una repubblica presidenziale Berlusconi.

Che fine ha fatto il nostro sistema industriale? Una volta eravamo un paese produttivo e con un importante sistema manufatturiero (e c'erano lo stesso i sindacati e l'articolo 18).

Sarà forse colpa del nostro capitalismo da salotto.
Quello che ha portato alla provatizzazione di Alitalia, dove i privati che pure si sono presi la good company senza debiti, non sono riusciti ad arrivare al pareggio di bilancio.
Quello del patto di sindacato in RCS, indebitata per colpa di una operazione finanziaria in Spagna e ora alle prese con un piano che salva le banche.
Le stesse banche che hanno stretto il credito alle piccole imprese, ma sono entrate nell'operazione di Tronchetti Provera in Camfin: Intesa e Unicredit finanzieranno questa scatola cinese con quasi 500 ml di euro.
E poi ci sono i contratti di solidarietà in Telecom, mentre l'azienda stacca dividendi agli azionisti. Le stesse banche.
Contratti di solidarietà anche al Sole 24 ore, mentre l'AD si prendeva il bonus.

Ma tanto adesso arriverà il presidenzialismo e arriverà l'alba radiosa.

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