01 luglio 2013

Maigret prende un granchio, di Georges Simenon


Incipit:
Quando Joseph, l'usciere, bussò alla porra fece appena il rumore leggero di un topo che zampetta. Socchiuse la porta senza un cigolio e apparve così silenziosamente nell'ufficio di Maigret che, con la sua corona di capelli bianchi quasi inconsistenti sul cranio calvo, lo si sarebbe preso per un fantasma. Il commissario chino su certi incartamenti, la mascella serrata sul cannello della pipa, non alzò lo sguardo e Joseph rimase lì impalato.
Da otto giorni Maigret era di pessimo umore e i suoi collaboratori entravano in ufficio solo in punta di piedi. D'altronde non era l'unico a Parigi, come nel resto della Francia, a essere irascibile: non si era mai visto un tempo tanto piovoso, freddo e tetro a marzo.
Sono tutti nervosi, cupi, e anche un po' malaticci, dentro gli uffici della polizia giudiziaria a Parigi: per il tempo che non ne vuole sapere di tornare al bello (e questo ricorda un po' la strana primavera che abbiamo vissuto quest'anno) e per un caso che campeggia sulle prima pagine dei giornali e che sta mettendo in difficoltà la polizia.
La sparizione di una turista inglese mentre era in visita in città: mrs Britt, che sembra sparita nel nulla.
Un'altra rogna arriva sul commissario: il re delle macellerie, il signor Fumal, si presenta al suo ufficio, per denunciare a Maigret l'arrivo di alcune lettere minatorie.
Essendo molto amico del ministro, ha potuto scavalcare tutta la burocrazia del caso e presentarsi direttamente dal noto investigatore (tutto il mondo è paese).
Fumal è una persona famosa e influente: ma è anche una persona che arriva dal passato del commissario.
Era stato un suo compagno di banco alle elementari: entrambi provenivano dal piccolo paese di San Fiacre, dove il padre di Maigret era amministratore del conte. Il padre di Ferdinand era un commerciante di bestiame dai modo poco puliti.

Modi ereditati dal figlio, che hai tempi della scuola era chiamato il ciccione:
“si percepiva in lui un fondo di aggressività, rivolta non solo contro Maigret. Era il tipo d'uomo che fa il duro, sempre pieno di astio contro tutto, contro la gente, la vita, il destino”.
Pagina 18

Mettendo a tacere quella parte di se che vorrebbe dire in faccia quello che pensa a quell'uomo presuntuoso, Maigret prende nota dei fatti e fa controllare la casa da uno dei suoi ispettori.
La notizia della morte di Fumal, per mano di un assassino, mentre questi era controllato da un suo uomo, lo lascia di stucco. Ha fatto tutto il possibile per seguire quel caso? Per tutelare una persona che gli aveva chiesto aiuto (sebbene vantando amicizie altolocate e lanciando minacce nemmeno troppo velate)?
Mentre si faceva la barba, Maigret si sentiva in colpa. Forse perché provava un astio personale nei confronti di Fumal? A un tratto si domandò se aveva compiuto fino in fondo il suo dovere. Il macellaio all'ingrosso si era presentato per chiedergli protezione. Certo, si era comportato in modo aggressivo, si era fatto raccomandare dal ministro e aveva rivolto al commissario minacce appena velate.
Ciò nonostante lui era tenuto a fare il suo mestiere. Aveva fatto tutto il possibile? Si era recato di persona in boulevard de Courcelles, ma non si era preso la briga di controllare ogni porta, ogni uscita, pensando rimandare il compito al giorno dopo[..]
Avrebbe agito diversamente se l'uomo non gli fosse stato antipatico, se non avesse avuto un conto in sospeso con lui, se si fosse trattato di un qualunque altro uomo d'affari di Parigi?
Pagina 48
Maigret inizia una indagine tutta all'interno della famiglia del morto, che era una persona ricca e che si era fatto, per i suoi modi spicci e anche un po' criminali, molti nemici. Sia all'interno del mondo delle macellerie, sia all'interno della sua cerchia familiare.
La moglie, che viveva nello stesso tetto ma in stanze separate, era quasi uscita pazza dalla paura vissuta ogni giorno accanto a quell'uomo. Il cognato, era stato ridotto alla miseria, dalle meschinità del signor Fumal.
La sua amante, l'ultima della collezione, era una ragazza di strada che era stata raccattata dal re delle macellerie dentro un bar e “comprata” semplicemente per fargli compagnia:
Ci sono uomini che, quando sono profondamente infelici, prendono su una prostituta solo per potersi confidare.
Pagina 90
Anche dai suoi collaboratori, l'usciere, la segretaria, l'autista, Maigret non raccoglie altro che indizi della sua crudeltà, della sua perfidia, del suo voler annientare tutti quanti, non solo quanti gli paravano i bastoni tra le ruote.
Il signor Roger Gaillardin, un altro imprenditore del settore, potrebbe essere l'unico con un movente forte, essendo stato rovinato dal morto ed essendo anche stato uno degli ultimi a vederlo da vivo, viene trovato morto, suicida, il giorno dopo.
Un vero rompicaco.

In quella casa, piena di lusso, ma vuota di ogni calore familiare, il commissario si sente soffocare:
Maigret era in quella casa da appena un'ora e mezzo e già aveva l'impressione di soffocare. Non vedeva l'ora di ritrovarsi all'aperto e respirare a pieni polmoni l'aria, per quanto umida fosse.
Pagina 63

La rivelazione, per trovare la chiave di un caso dove ci sono pochi indizi e troppi indiziati (tutte le persone che provavano astio nei confronti del signor Fumal), gli arriverà durante un sogno.
E così, anche quello che era stato un granchio per il commissario, viene risolto.
Maigret prende un granchio è un romanzo caratterizzato dalla descrizione dei personaggi, definiti in poche parole, e dal clima quasi claustrofobico in cui tutte le scene si susseguono.

Buona lettura!

La scheda del libro su Adelphi
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