Dal Congresso del PD emerge un fatto: non è deciso ancora nullasu primarie e regole.
A Questo punto sembra chiaro come una parte del partito punti ora
a Letta (in alternativa a Renzi) come candidato premier per le
prossime elezioni.
Per arrivare a questo seguono due strategie: la prima, è quella
che spera che B. rompa il patto che tiene vivo il governo, magari col pretesto dell'Imu o per causa delle sue condanne. B. d'altronde, la
sua campagna elettorale, l'ha già iniziata.
L'altra strategia, convergente sul risultato, è quella di
rinviare più in là possibile congresso e primarie, e far logorare
“politicamente” Renzi in questo tempo.
Letta è giovane, alle prossime elezioni può spendere per sé
qualche argomento: la fine della procedura di infrazione che ha
sbloccato qualche miliardo per investimenti.
Il fatto di aver governato con Alfano (e B.) potrebbe incidere
poco: dipende tutto da che legge elettorale uscirà da questa
maggioranza. Tutto si gioca lì: dal tipo di legge elettorale
dipenderà che tipo di alleanze fare prossimamente.
Se Letta non è gradito a Sel, va detto che nemmeno Renzi sembra
in grado di aprire ad una alleanza a sinistra, come nelle passate
elezioni (con buona pace di Battista che oggi è spaventato dalla
svolta a sinistra del sindaco di Firenze).
Allora, basterà alzare le soglie di sbarramento, per far fuori i
partitini.
Oppure, anziché guardare a sinistra, il PD potrebbe allearsi al
centro con SC.
Tutti sperano che il cerino rimanga nelle mani dell'avversario. Il
PDL che punta a dividere il PD e scaricare su di lui le colpe di
una fine prematura di questo governo.
E dall'altra parte, i lettiani che sperano che sia B. a rompere
per avere le mani libere.
Della volontà degli elettori, ancora una volta, non è
interessato nessuno.
Ieri, in un sussulto di dignità, il governo ha approvato il DL
contro il femminicidio (dove si parla di repressione del reato).
Nel giorno in cui il Senato approvava lo svuota carceri.
E Vietti richiamava il CSM dalle ferie per inquisire il giudice di
Cassazione Esposito.
E la maggioranza bloccava la richiesta di Sel e M5S di decidere
subito sulla incandidabilità di Berlusconi.
Eccolo, il governo di scopo (leggete anche il bel post di Gilioli qui).
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