09 agosto 2013

Di certo c'è che non si è deciso

Dal Congresso del PD emerge un fatto: non è deciso ancora nullasu primarie e regole.
A Questo punto sembra chiaro come una parte del partito punti ora a Letta (in alternativa a Renzi) come candidato premier per le prossime elezioni.
Per arrivare a questo seguono due strategie: la prima, è quella che spera che B. rompa il patto che tiene vivo il governo, magari col pretesto dell'Imu o per causa delle sue condanne. B. d'altronde, la sua campagna elettorale, l'ha già iniziata.
L'altra strategia, convergente sul risultato, è quella di rinviare più in là possibile congresso e primarie, e far logorare “politicamente” Renzi in questo tempo.


Letta è giovane, alle prossime elezioni può spendere per sé qualche argomento: la fine della procedura di infrazione che ha sbloccato qualche miliardo per investimenti.
Il fatto di aver governato con Alfano (e B.) potrebbe incidere poco: dipende tutto da che legge elettorale uscirà da questa maggioranza. Tutto si gioca lì: dal tipo di legge elettorale dipenderà che tipo di alleanze fare prossimamente.


Se Letta non è gradito a Sel, va detto che nemmeno Renzi sembra in grado di aprire ad una alleanza a sinistra, come nelle passate elezioni (con buona pace di Battista che oggi è spaventato dalla svolta a sinistra del sindaco di Firenze).
Allora, basterà alzare le soglie di sbarramento, per far fuori i partitini.
Oppure, anziché guardare a sinistra, il PD potrebbe allearsi al centro con SC.


Tutti sperano che il cerino rimanga nelle mani dell'avversario. Il PDL che punta a dividere il PD e scaricare su di lui le colpe di una fine prematura di questo governo.
E dall'altra parte, i lettiani che sperano che sia B. a rompere per avere le mani libere.


Della volontà degli elettori, ancora una volta, non è interessato nessuno.


Ieri, in un sussulto di dignità, il governo ha approvato il DL contro il femminicidio (dove si parla di repressione del reato).
Nel giorno in cui il Senato approvava lo svuota carceri.
E Vietti richiamava il CSM dalle ferie per inquisire il giudice di Cassazione Esposito.
E la maggioranza bloccava la richiesta di Sel e M5S di decidere subito sulla incandidabilità di Berlusconi.

Eccolo, il governo di scopo (leggete anche il bel post di Gilioli qui).

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