Questa mattina, alla cassa di un negozio di abbigliamento mi è
stato chiesto se volevo finanziare con un euro “Save the
children”.
Entrando in un centro commerciale, c'era un banchetto
dove dei volontari offrivano sacchetti di mele per la ricerca sulla
sclerosi multipla.
Infine, alla cassa del centro commerciale ho
ritirato i bollini per la scuola: un'iniziativa di una catena di
supermercati, per aiutare le scuole locali nell'acquisto di
beni.
Ecco perché è importante la manifestazione di oggi, con la Fiom Libera Zagrebelsky, Rodotà , a
Roma, a difesa della Costituzione, “via maestra” per
salvare questa democrazia un po' malandata.
Perché ormai stiamo
delegando alla carità dei singoli, alcune pezzi di stato: la scuola
pubblica, la sanità e la ricerca sulle cure per le malattie. Così
come anche un pezzo di Welfare: Save the children è ora in Sicilia
per aiutare i profughi che sono sbarcati a Lampedusa dopo aver
attraversato il canale su barconi.
Oggi dobbiamo far sentire
la nostra voce perché lo Stato siamo noi e questo Stato si appoggia
su una Costituzione in parte disapplicata: scuola pubblica, diritto
alla salute, tutela dei più deboli.
Sono tutti diritti che ci
appartengono: quanti oggi parlano di riforma della Costituzione, per
renderla più moderna, non intendono affatto applicare e rendere
esecutivi questi principi.
Non solo, l'obiettivo vero di
questa anomala maggioranza, che non ha avuto mandato di fare alcuna
riforma dagli elettori (e che forse non è nemmeno rappresentativa
della maggioranza degli italiani) è quello di arrivare ad un modello
di repubblica presidenziale. Rendendo legittimo quanto è successo
nella politica in questi ultimi 2 anni.
Un parlamento esautorato e un esecutivo debole che ogni volta si
nasconda: una volta dietro le emergenze, un'altra volta dietro le
larghe intese.
Grado zero della politica, diceva l'altra sera
a Servizio pubblico il professore Rodotà.
Una politica che oggi
ha il volto sereno e tranquillizzante di Enrico Letta.
Meno astero
di quello del professore Monti.
Ma non cambia la sostanza dietro: la politica in atto è sempre la
stessa, far ricadere il peso della crisi sui ceti deboli. Si taglia
il welfare, la rivalutazione delle pensioni, i diritti di chi lavora,
si rincarano le tasse locali e diminuiscono i trasferimenti agli enti
locali. Il che significa che regioni e comuni potranno offrire meno
servizi.
E, dall'altra parte, via l'Imu anche per i ricchi, non si parla né
di patrimoniale né di toccare stipendi d'oro e pensioni d'oro.
Per
rientrare nei parametri imposti (e dai nostri governi accettati)
dall'Europa, oggi Letta propone la svendita dei beni pubblici.
Castelli, isole, caserme, ville.
Sono nostri beni, beni che lo
stato dovrebbe saper gestire e far fruttare, possibilmente.
E
invece, piuttosto che intaccare la ricchezza privata, si preferisce
toccare il bene comune: Tommaso Montanari oggi sul Fatto quotidiano
cita Ugo Mattei quando scrisse: “In Italia il maggiordomo (la
maggioranza del momento) ha il potere di vendere il patrimonio di
famiglia (appartenente alla collettività dei cittadini)
trasferendolo sottocosto ad attori privati amici e compensando
profumatamente le banche d'affari che gestiscono tali
'cartolarizzazioni' Questo vero e proprio saccheggio è stato
esercitato in modo bipartisan da governi tecnici e riformisti, tutti
preda senza alcuna distinzione degli stessi poteri forti di cui gran
parte dei ministri è consulente, o comunque, a libro paga”.
La
Costituzione è la via maestra: non possiamo delegarne la riforma a
“saggi” e politici , gli stessi che hanno portato il paese in
questa condizione (e chi siano molti di questi saggi lo dice anche
l'inchiesta di Bari sui concorsi).
Non è cosa da poco andare in
deroga all'art 138 (che stabilisce le regole per la riforma della
Carta): sarebbe un precedente che poi verrebbe applicato dal prossimo
“illuminato riformista” che intende piegare lo Stato ai suoi
interessi.
O dei suoi amici. O patrioti.
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