06 ottobre 2013

Quando si dice aiutiamoli a casa loro

Anche a mio padre, che è venuto da sud per lavorare qui in Lombardia, dicevano “ma perché non sei rimasto a casa tua”.
Mio padre ha lasciato la sua casa e i suoi parenti, perché qui, nella Lombardia del boom, veniva pagato ogni 15 giorni.
Giù, nel meridione, o in bassitalia come si diceva, non era così.

E così, se uno voleva farsi una famiglia, doveva un po' arrangiarsi. Per entrare nelle poche fabbriche del sud, serviva la tessera del partito giusto, o le amicizie giuste, insomma la buona volontà non bastava.



Ecco, giusto per ricordarci che quando si dice aiutiamoli a casa loro, per non farli venire qui, significa questo.
Non, come dice l'ex ministro Maroni, pattugliamo le coste e facciamo accordi coi governi (la Libia) per bloccarli alle frontiere.
Perché questo ha significato creare dei lager, consegnare i flussi migratori in mano a gente senza scrupoli, gente legata allo stesso governo con cui l'Italia firmava l'accordo (e consegnava anche qualche paccata di miliardi).
Aiutiamoli a casa loro, dunque: e cosa ha fatto, questa politica per far cessare le guerre, le carestie, le rivolte, la corruzione, lo sfruttamento nel sud del mondo?




Ora i superstiti della tragedia saranno indagati per immigrazione clandestina, nessuno dei partiti della maggioranza sta pensando di cambiare le leggi sull'immigrazione, i fondi per questa saranno ancora ridotti e da domani si tornerà a parlare di calcio, del perseguitato Berlusconi, di questo splendido governo che risolverà tutti i nostri problemi, delle stagioni che non sono più le stesse ..

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