21 febbraio 2014

Il canovaccio delle guerre civili



Kiev Brucia
La guerra civile a Kiev
100 morti per le strade

Massacro a Kiev

Dalla Bosnia dei primi anni 90, alle guerre nei paesi nordafricani, fino alla guerriglia per le strade di Kiev, sembra sempre di rivedere lo stesso film.
Focolai di tensione che vengono lasciati crescere, fino a che diventano delle guerre dove a morire non sono i soldati, ma i civili. E gli organismi internazionali che si muovono quando è troppo tardi e con strumenti che risultano inefficaci o controproducenti. La sanzioni, i richiami, le pressioni internazionali.
L'abbiamo vista crescere questa ennesima guerra civile: un paese con una democrazia a scartamento ridotto, le opposizioni e le voci di critica che vengono soffocate. Elezioni con la sensazione di brogli, maggioranze bulgare.
Da una parte la massa di gente che vive in condizioni di semi povertà, dall'altra i regimi che si difendono accusando i paesi esteri, l'Europa di ingerenza.
E mentre lo sdegno per le piazze in rivolta monta, ONU, Europa, sembrano impotenti.

Forse la colpa è dell'ipocrisia sugli equilibri mondiali su cui si poggia la politica internazionale delle democrazie occidentali: Assad non si può toccare per il veto di  Russia e Cina.
Della Russia non si può dire nulla, perché è un nostro partner commerciale.
Lo stesso era successo prima con la Libia di Gheddafi e del petrolio. E degli accordi bilaterali.
Dell'Egitto della corruzione dove l'esercito è sovvenzionato dagli Usa.
L'Ucraina che deve rimanere sotto l'ombrello russo.

L'Iran è stato un nostro partner commerciale.

C'era una volta la guerra fredda, e il mondo diviso in zone di influenza russe o americane.
Oggi è la stessa cosa.
Dove ognuno si coltiva il suo orticello.

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