Niente o quasi: la grande finanza, i grandi gruppi bancari hanno imparato che essendo "too big to fail", possono sempre cavarsela.
Siamo noi quelli che abbiamo pagato il prezzo della bolla speculativa, creata dai debiti concessi senza troppi controlli, dalla finanziarizzazione dell'economia, da bonus stratosferici concessi a manager che puntavano sul profitto ad ogni costo.
Abbiamo pagato noi, per i soldi pubblici che hanno salvato le banche. Hanno pagato i dipendenti di Lehmann Brothers, che abbiamo visto uscire da quello che era il tempio della finanza con gli scatoloni in mano.
Mentre si spiegava ai comuni cittadini che certe tutele del welfare non ce le potevamo più permettere, i signori della finanza hanno continuato a farsi gli affari loro.
Non ci possiamo più permettere di andare in pensione come prima. Non ci possiamo permettere una scuola e una sanità pubblica.
Interi pezzi della democrazia, come la possibilità da parte dei cittadini di scegliersi un governo, sono stati messi in discussione: in Italia, Grecia e altri paesi sono saliti governo tecnici o quasi, frutto di larghe intese.
E qual'è la situazione in Italia? Questa sera Presa diretta con la puntata "Banca rotta" si occuperà di banche.
Non lo sapevo, ma metà del nostro debito (1000 mld euro) è in mano alle banche italiane: metà del nostro futuro è in mano alle banche.
Quelle che hanno presi i 200 e passa miliardi dalla BCE che sono stati inevstiti in titoli di stato, perché più redditizi, anziché per aiutare l'economia reale.
Quelle che oggi parlano di esuberi nonostante costruiscano torri come fossero manieri medioevali.
Che hanno appena avuto un altro aiutino dallo stato, con la riqualificazione delle azioni di Bankitalia. Un aiuto per il consolidamento dei loro debiti.
Che, come MPS, magari aspettano pure la nazionalizzazione da parte del pubblico.
La banca si è rotta o, comunque, il meccanismo si è inceppato. Inceppando a sua volta tutto il meccanismo creditizio: da una parte i grandi debitori non hanno problemi ad ottenere finanziamenti dai grandi gruppi (vedi Zunino e Zalesky), dall'altra i piccoli si trovano senza ossigeno.
In mezzo tra lo stato che arriva con le cartelle e le banche che chiedono il rientro dei soldi prestati.
Forse anche il mondo delle banche avrebbe bisogno di essere riformato (Renzi non ha promesso una riforma al mese), per separare la loro gestione dalla politica, per privatizzare veramente le fondazioni, per calmierare bonus e stipendi d'oro.
O, quanto meno, non legati all'andamento dell'istituto bancario.
La scheda della puntata:
A PRESADIRETTA un’importante inchiesta sul mondo delle Banche italiane e della finanza internazionale. A più di 5 anni dal crack finanziario che ha trascinato nella crisi economica il mondo intero e che è costato a governi e contribuenti migliaia di miliardi, tutto continua come prima. Si scopre che poco è cambiato perché le regole per metterci al riparo dalle speculazioni sono considerate ancora insufficienti.Qui, la presentazione in diretta della puntata su Il fatto TV.
Le telecamere di PRESADIRETTA sono andate a New York per raccontare, cinque anni dopo il fallimento della Lehman Brothers, come funziona il cuore dei mercati finanziari, Wall Street. Hanno raccolto storie di banchieri e trader “pentiti”, di titoli tossici e strumenti finanziari pericolosi, per capire se siamo al riparo da una nuova “bolla”.
PRESADIRETTA racconta lo stato di salute delle Banche italiane. Scopriremo che sono tra le più indebitate in Europa ed esposte al rischio crack. Un viaggio all’interno dei nostri Istituti di Credito per raccontare l’ingerenza della politica, le operazioni finanziarie poco trasparenti, la massiccia presenza di titoli di Stato nella pancia dei grandi Istituti, gli scandali e i fallimenti.
Come se la caveranno le nostre Banche ora che si preparano ad affrontare lo “stress test” voluto dal presidente della Bce Mario Draghi?
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Mi raccomando, siate umani