L'unica cosa certa sono gli 80 euro in busta paga a maggio. Anche se poi forse ce ne pentiremo a settembre come con l'Imu trasformata in Tasi.
Il resto, sono solo soldi sulla carta: le privatizzazioni che speriamo non si tramutino in svendite (farle in otto mesi è un'impresa buona solo per gli slogan).
La spending review per 6 miliardi (Cottarelli aveva parlato di soli 3 miliardi poco tempo fa).
I tagli alla spesa per sanità, difesa e pubblica amministrazione.
In bocca al lupo.
C'è una spending review di cui finora non si è parlato: il costo della corruzione in termini di spesa pubblica e di credibilità del paese.
I casi da cui prendere spunto sono tanti: gli appalti truccati all'aeroporto di Fiumicino, che hanno coinvolto tre funzionari Enav.
I corsi di formazione in Sicilia.
L'inchiesta in Lombardia su Infrastrutture lombarde.
Stiamo tagliandi pensioni e stipendi di dipendenti pubblici, permettendo ai colletti sporchi di continuare il loro lavoro di parassiti.
Possiamo anche continuare a far finta di niente, dicendo che dobbiamo stare attenti a non rovinare l'immagine italica per l'Expo.
Ma il contrasto alla corruzione dovrebbe essere una delle cose da fare nei primi, retorici, cento giorni.
Una delle cose per cui non bisogna guardare in faccia a nessuno.
Certo, non sono i professoroni che ostacolano le riforme.
Sono manager e dirigenti di nomina politica. Di quella stessa maggioranza che appoggia il governissimo.
Perché, 80 euro a parte, i numeri dicono che la Grecia crescerà il doppio dell'Italia. E che i numeri di Letta erano troppo ottimistici.
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