"Fiato alle trombe Turchetti!"
Così come I soliti ignoti ha avuto "L'audace colpo dei soliti ignoti" come degno capitolo secondo, anche "Operazione madunina" non poteva rimanere orfano, senza seguito. E dunque i tre balordi, i tre ladri per necessità (ma con anche tanto cuore) sono ritornati con questo "Operazione rischiatutto".
Dopo aver quasi rubato la statuetta della Madoninna sul Duomo, Angelino è tornato a Milano, o meglio in una casetta alla periferia di Milano che meglio non potrebbe permettersi, assieme a moglie e alle tre creature. E col signor Villa a cui deve tanti soldi per il chiosco distrutto al cimitero monumentale.
L'Osvaldo è sempre alle prese col padrone delle quattro mura della sua osteria, al capolinea del tram in via Ripamonti. Dove un esercito di muratori, venuti anche dal sud, sta tirando su i grattacieli di una metropoli in continua espansione verso la periferia.
O trova i soldi per pagare il padrone (e magari fare anche qualche lavoro di riparazione, che servirebbe anche quello dopo tanti anni di onorata carriera), o deve sloggiare.
Lorenzo Eller, la mente (non solo perché di mestere fa ancora il pubblicitario), è sempre alle prese col suo problema: i debiti del gioco. Che poi i problemi sarebbero anche due, perché deve pure nascondere il suo vizio alla nordica fidanzata, Barbara Svensonn, Beba per gli amici.
L'idea, per trovare i soldi è quella di rapire nientemeno che il signor Mike Buongiorno, l'americano: l'uomo che ogni settimana incolla milioni di italiani davanti la televisione col suo quiz, in cui si vincono tanti soldi.
Ma, si sa, i rapimenti non sono colpi che possono fare tre balordi come Angelino, Osvaldo e Lorenzo. Che poi sarebbero anche quattro, visto che Angelino ha questo dono di parlare coi morti, come il Pecola. Il quarto del gruppo, morto qualche anno prima.
Il rapimento purtroppo, o per fortuna a seconda dei punti di vista, non va in porto perché anziché l'americano i tre infagottano il suo autista, Gennaro Capuozzo da Salerno, napoletano d'adozione.
Che fa loro una proposta per fare assieme un vero colpo, semplice, facile, senza tutti i pericoli e i rischi di un rapimento.
Un truffa al rischiatutto.
E qui dobbiamo tirare dentro altri due protagonisti della storia, anche loro vecchie conoscenze del precedente "Operazione madonnina".
Sono il Mala, al secolo commissario Benito Malaspina, passato alla squadra politica come promozione (si fa per dire) dopo il quasi furto della statua sul Duomo. Alle prese con la portinaia e la sua Prinz rubata. E soprattutto con le fisse del suo superiore, il commissario capo Puglisi (con tanto di testone di Mussolini in ufficio).
Si è fatto crescere i basettoni, i capelli e deve indossare quelle maglie tanto di moda: le dolcevite che grattano così tanto la pelle sul collo.
Perché deve osservare e pedinare i giovani che occupano le case, che fanno politica, che sfilano nei cortei. Che costituiscono un problema per la società, almeno così pensano ai piani alti della Questura e non solo.
"Qualunque cosa succeda ormai è politica. Rubano una macchina: politica. Pestano qualcuno: politica. Ricattano qualcun'altro: politica. Rapina? Politica. Scippo? Indovina un po'? Politica. Co 'sta politica pare che non ci sia più nient'altro, né assassini, né ladri né drogati. Sono spariti tutti. Hai visto com'era facile fare un repulisti? Basta cambiare nome alle cose!".Si era sfogato con Visintin, una sera, dopo lo sgombero di una casa occupata sui Navigli.Ma tra i giovani da pedinare c'è anche Giovanni, il figlio dell'Osvaldo, capellone anche lui. E Imma, la figlia del capo del Mala, di cui proprio il Giovanni è innamorato. Ma guarda un po' il destino ..
L'ultimo, ma non per importanza, è Fernet, meglio noto come Dino Lazzati, il giornalista di cronaca del Corriere retrocesso a rispondere alle lettere della posta del cuore come punizione dopo il colpo sul Duomo.
È proprio Dino Lazzati diventa l'uomo giusto per la grande truffa al rischiatutto: l'uomo a cui spifferare prima della puntate le domande che farà Mike Bongiorno (sul tema i luoghi segreti di Milano) per vincere i milioni in palio e diventare i nuovi campioni.
E prendersi così la sua rivincita, il suo riscatto contro una città che gli ha fatto ingoiare tanta amarezza. Prendersi la rivincita davanti a milioni di italiani e conquistare la fama. E magari l'amore, per quella cantante venuta a Milano per sfondare con la sua voce, Katy Passa. A cui Lazzati non ha il coraggio di presentarsi. Ma quando sarà campione ...
Il desiderio di afferrare la fortuna, per una volta, col colpo del secolo, è il tema conduttore della storia, anche per gli altri protagonisti: prendersi la rivincita dai debiti, dalla sfortuna, dalle pene d'amore. Ma più non posso dirvi.
Operazione rischiatutto, come il precedente, è un romanzo profondamente milanese. Milanese è il dialetto che infarcisce i dialoghi. Milanesi i luoghi dove si svolge la storia, dal bar Jamaica alla palazzina liberty di largo Marinai d'Italia.
Milanesi anche i misteri, su cui Lazzati viene sfidato al rischiatutto e che vi invito a visitare: come la colonna dentro S. Ambrogio, dove è rimasto il segno delle corna del diavolo quando venne su dall'inferno per incornare il santo.
O la pietra di San Barnaba, conservata dentro Santa Maria in Paradiso in porta Vigentina: la pietra che proprio San Barnaba bucò con la croce fatta di legno quando entrò a Milano.Milanese è, infine, l'atmosfera da noir perché, come è giusto che sia, questa non è solo una storia di balordi che si credono i ladri del secolo. Qualcuno trama veramente nell'ombra.
Ma più non posso dirvi.
Fiato alle trombe, Turchetti!
PS: Dino Lazzati è un personaggio ispirato al giornalista milanese Dino Buzzati. I tre autori hanno voluto ulteriormente omaggiarlo, alternado le pagine del racconto, con pagine di un altro racconto, "I tartari nel deserto". La storia di un capitano che si è perso nel deserto e che cerca qualcosa che non trova. Omaggio al libro "Il deserto dei tartari".
La presentazione del libro, con gli autori:
La scheda del libro sul sito di Frilli editore.
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon.
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