Come Paolo Borsellino e come altri magistrati che, proprio per il rispetto della Costituzione su cui hanno giurato, non possono esimersi dal commentare le leggi, i provvedimenti di governo e Parlamento. E della Cassazione.
Come Mario Amato, anche Galli fu lasciato solo ad occuparsi dei fascicoli sul terrorismo, rosso, che i colleghi rifiutavano, per paura delle conseguenze. Lui, il magistrato di cui non tutti si fidavano, il magistrato rosso.
Non ignoravo invece il particolare, illuminante sulla grandezza della persona, ricordato dal collega e amico Armando Spataro (assieme a cui aveva lavorato per l'indagine su Corrado Alunni e i brigatisti milanesi): morì col codice accanto, mentre si stava recando a fare lezione nell'aula 309 della Statale.
Per un suo ricordo, ci affidiamo alla testimonianza di Vittorio Grevi giurista:
“Guido Galli era un magistrato moderno, di idee aperte e liberali, di sicuri sentimenti democratici, che si sforzava anzitutto di svolgere bene il suo lavoro, in silenzio, giorno per giorno: così da assicuare il buon funzionamento della macchina giudiziaria, pur operando sempre nel pieno rispetto delle garanzie degli imputati. Ma era anche, nel contempo, un magistrato aperto sul futuro, sensibile alla esigenza di adeguamento del nostro sistema processuale alla Costituzione e alle Carte internazionali sui diritti dell'uomo”.Chissà se i legali di Berlusconi, gli avvocati onorevoli Longo e Ghedini sapevano queste cose prima di scrivere su Alessandra Galli, che è stata giudice nel processo sui diritti Mediaset, che “i tragici fatti personali certamente inficiano la serenità di giudizio” di chi ha criticato “l'operato di Berlusconi”.
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Mi raccomando, siate umani