Tema dell'ultima puntata di Announo era la risposta a questa domanda: puntata che non poteva non trattare, oltre a Renzi, anche dei casi di cronaca di questi giorni (il Mose e l'Expo), dello sciopero Rai, delle solite chiacchiere post scandalo (servono altre leggi, no le leggi che ci sono bastano, serve un commissario con poteri speciali, non si può fare di tutta l'erba, ...).
Nella copertina, Santoro si è rivolto direttamente a Renzi, per chiedergli che idea ha della Rai. La rai cui ha chiesto 150 ml di euro di tagli (tutti devono contribuire ai sacrifici).
La stessa Rai difesa oggi solo dai sindacati, non a caso, quelli che ieri non si sono mossi per Biagi, Luttazzi, Santoro o Celentano.
Che non hanno scioperato per la perdita di trasmissioni che facevano share, sostituite con altre che perdevano solo ascolti e soldi. Trasmissioni affidate a giornalisti governativi, berlusconiani, più comodi.
Succede questo nel paese del Mose, che doveva costare 1,5 miliardi e ne costerà più di 5. Che è iniziato nel 1985 e finire nel 1995 e che invece finirà nel 2017, forse. E tutto questo può succedere perché non funzionano le regole?
Semmai il problema sono le regole a cui si va in deroga.
"Caro presidente, io mi fido di te" - sempre Santoro, ma in che modo riusciremo a garantire opere pubbliche trasparenti, con tempi e costi certi?
Renzi deve aiutarci a distinguere bouni e cattivi, nella politica e in Rai: in Rai quelli cattivi sono stati promossi dai suoi compagni di partito.
Che Rai ha in mente Renzi? Chi racconterà oggi la corruzione del Mose? si racconterà la storia tirando un ballo un prete che arriva e scopere un colpevole?
Questa è la Rai delle fiction e delle telenovelas: che rinuncia a Gomorra di Saviano, a produrre il film di Sorrentino.
La Rai dove i dirigenti dicono o questa minestra o ti butti dalla finestra.
Ma, e qui concludeva Santoro, o la Rai cambia in fretta o saranno gli italiani a buttarla via, quelli che ritengono che non valga la pena pagare il canone.
E Santoro ha detto che è pronto a vedere se c'è ancora filo da tessere per la sua tele.
In studio si sono alternati come ospiti prima Travaglio e poi Sgarbi, oltre alla professoressa Gualmini.
In studio, a commentare di Rai, corruzione e grandi opere, i ragazzi scelti da Giulia Innocenzi.
Fa un pò tristezza vedere dei ragazzi di poco più di venti anni parlare come una Santanché o un Gasparri.
Sono quelli di destra (presunta tale), che non riescono proprio a smarcarsi dal gergo berlusconiano.
Quelli che, rivolti a Travaglio, lo accusano di fare giornalismo sulle disgrazie, di campare sui reati, di sventolare condanne. Sarebbe come dire che Saviano è campato sulla camorra.
Semmai è Berlusconi che è campato alle nostre spalle per anni...
Travaglio ha risposto all'obiezione tirando in ballo l'informazione stessa che si è concentrata su argomenti futili, in campagna elettorale, mentre questi qua rubano. E continuano a rubare ancora adesso.
Bisognerebbe chiedere scusa a Grillo - ha scritto sul F.Q., ma era un paradosso.
Grattiamo il fondo del barile, per trovare gli 80 euro, e poi sprechiamo miliardi per il Mose.
Fanno le grandi opere per rubarci sopra: Tav e Mose risalgono agli anni 80, primi anni 90, sono opere nate in un'altra epoca.
Serve inventare una politica che non ha bisogno di soldi, sia per lavorare che per prendere voti.
Gualmini ha indicato nel blocco politico una delle cause della corruzione: quando i politici che si sentono intoccabili, iniziano ad alimentare questi sistemi di corruzione.
E le regole così come sono non vanno bene: a Milano molti appalti sono stati fatti senza gare.
Come uscirne allora?
Basta grandi opere come chiedeva Marta , l'attività no Mose?
Oppure dobbiamo andare avanti comunque, come replicava l'ala berlusconiana, perché è tutta colpa dello Stato, che quando mette mano lo stato ...
Oppure meglio non fare proprio niente, come provocatoriamente chiedeva Sgarbi?
Insomma, non riusciamo proprio ad essere un paese normale: dove si fanno le grandi opere solo se servono. Dove chi prende un appalto è il migliore sul mercato e chi controlla non ha rapporti col controllato.
Dove le leggi contro la corruzione si fanno prima, e non si promettono e basta.
Come ora, dove la legge è rinviata perché da fastidio a Forza Italia.
Questi scandali allungano la distanza tra cittadini e istituzioni: istituzioni che non sono credibili, che non sanno dare risposte ai ragazzi di Scampia, di Taranto, delle periferie di Milano.
Speriamo in Renzi?
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Mi raccomando, siate umani