25 giugno 2014

Il cappello del maresciallo, di Marco Ghizzoni

Incipit
Il becchino comunale Luigi «Bigio» Bertoletti non poteva credere ai suoi occhi: dopo aver messo sotto terra metà dei suoi amici di infanzia – e sì che aveva passato di poco le sessanta primavere – quella mattina di un lunedì di autunno incipiente si trovò davanti il cadavere del liutaio Antonio Arcari, sdraiato sul tavolo dell'agenzia di pompe funebri di suo cognato”.

Siamo a Boscobasso, un piccolo paesino sulle rive del Po, in provincia di Cremona. Uno di quei paesi dove ci si conosce tutti e dove tutti sparlano alle spalle degli altri.
La morte improvvisa del liutaio, il signor Arcuri, lascia tutti sgomenti: perché stato ritrovato dietro la stazione, coi pantaloni calati, in una zona frequentata da prostitute.
La vedova ha i suoi mezzi, da femme fatale, per convincere il maresciallo dei carabinieri ad archiviare le indagini (tra l'altro mai partite). E per convincere il Bigio, il becchino del comune, a spostare la tomba del caro estinto in una posizione migliore nel cimitero comunale.
E chi lo avrebbe mai immaginato che un favore alla bella vedova Edwige Dalmasso, si sarebbe trasformato in un piccolo caso che avrebbe messo in subbuglio l'intero paese?
Perché il Bigio, per soddisfare la richiesta dell'Edwige, sperando magari di ottenere in cambio il posto nel letto del povero liutaio, non trova di meglio che spostare la tomba dell'ex sindaco:
O meglio, l’ex sindaco. Rosario Pitino, siciliano doc, era stato sindaco di Boscobasso per quindici anni”.
E siccome veniva dalla Sicilia, chi mai sarebbe venuto qui sulla sua tomba?

Il blitz al camposanto, ideato dal Bigio ma portato avanti con la complicità del nipote del macellaio Ivano Ruggeri, finisce male. La bara rovinata, e il cadavere che viene sotterrato in fretta e furia sotto l'erba del parchetto.
“Chi mai si sarebbe messo a scavare in un parchetto costruito solo qualche anno prima?, aveva detto quella notte a Ivano, nipote del macellaio Ruggeri”.
Nemmeno qui la povera anima dell'ex sindaco, che più che all'amministrazione del paese si interessava alla buona cucina del paese, trova pace.
E' lo stesso macellaio che, a spasso con l'amato cane, l'unica persona al mondo per cui provi qualcosa (eccetto il suo amato Milan).
I carabinieri non possono che far partire un'inchiesta, cercando di rispondere alla prima domanda: di chi sono i poveri resti disotterrati nel parchetto di via dei Salici?

Il cappello del maresciallo è un romanzo divertente che ruota attorno agli equivoci che si scatenano attorno alla storia della tomba violata e al cadavere errante dell'ex sindaco.
Il maresciallo Bellomo che non si fida dei sottoposti che, mentre era in vacanza, non l'hanno avvisato della morte del liutaio e delle modalità in cui è stati ritrovato.
La vedova che gioca le sue carte di seduzione col maresciallo e col becchino per godersi in pace l'eredità.
Elena, la bella barista che si trova in mezzo alle attenzioni del sindaco e del brigadiere Mancuso, che arrivano quasi alle mani per lei.
Ma il sindaco, oltre a vedersela con le scenate della moglie, si ritrova in mezzo alla rogna della tomba violata perché qualcuno, dalla lontana Sicilia, è venuto veramente a pregare sulla tomba di Pitino.

Ma è tutto il paese è in subbuglio, poiché il caso arriva sulla stampa locale, per mano del giornalista Villa e per bocca della segretaria comunale Gigliola Bittanti. E a questo punto, una soluzione anche di comodo al mistero dei resti ritrovati nel parco, va trovata. E anche in fretta ..

C'è la stessa atmosfera da piccolo paese di provincia dei libri di Andrea Vitali, in questo noir dove si ride di gusto: se in Vitali le storie si svolgono sulle placide acque del lago di Como, qui tutto si svolge lungo le mefitiche acque del Po.
Ma il cappello del maresciallo cosa c'entra, direte voi?
Ha anche lui il suo ruolo, nella storia. Perché sarà per colpa del cappello dimenticato che il maresciallo rischierà di perdere la testa!

La scheda del libro sul sito di Guandaeditore.
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