Come nel 2011, con Monti, bisogna pensare prima alle aziende che al partito (che forse non vorrebbe l'abbraccio col PD renziano) o al paese.
Sulla sua scrivania c’è anche un altro dossier. Ben più agile. Glielo ha dato Denis Verdini. Allungando lo sguardo, nell’attesa che il premier multitasking si occupi della politica internazionale, saltano all’occhio le simulazioni dei diversi sistemi elettorali. Si finirà per parlare di entrambi i dossier. Non perché giacciono lì sul suo tavolo, ma perché lui lega la politica italiana e quella europea con un nodo indissolubile.
Verdini è stato rinviato a giudizio per il crac della sua banca, ed è indagato in altre inchieste (P3, la cricca del G8..): ha tutto l'interesse a tenersi stretti i rapporti con Renzi, sperando “nella benevolenza del Principe” (lo scrive Massimo Mucchetti sul corriere).
Renzi e i renziani, dall'altra parte, ha tutto l'interesse ha piantare le sue bandierine, per le riforme: Senato di non eletti? Fatto. Legge elettorale di nominati senza opposizione con premio per la maggioranza? Fatto.
Per queste riforme, da sbandierare in Italia (e che non suscitano tanto interesse in Europa) i primi hanno bisogno dei secondi e viceversa.
A rinforzare la tesi dell'inciucio (nemmeno troppo nascosto), il dossier consegnato da Verdini a Palazzo Chigi, sulle simulazioni di voto, dove Renzi sarebbe primo con ogni sistema elettorale.
I sondaggi a Renzi li fornisce il consigliere del partito avversario e nemmeno alleato di governo.
Quel 40% non dovrebbe farci dormire la notte, dice all'assemblea del PD il presidente.
Ma state tranquilli che quell'italiano su 10 che vive in povertà non disturba il sonno a nessuno.
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