17 luglio 2014

Quanta fretta ma dove corri


«So che in questi gruppi non posso conquistare la vostra simpatia, ma chiedo una lealtà, non a me ma al paese. Per costringerci a una tempistica stringente e a un impegno decisivo per l’Italia». «Le riforme strutturali dei mille giorni sono una gigantesca operazione di comunicazione. Non è una parolaccia, ma la cornice per andare a dire all’Europa che il primo miglio lo facciamo noi». Il premier suscita anche ilarità, «vi chiedo di fare poche ferie, perché abbiamo fatto troppi decreti e c’è un sacco di lavoro da fare» [La Stampa]
Non male l'idea di mandare in streaming l'incontro coi deputati PD, dove Renzi si è raccomandato ai suoi di fare poche ferie. È un immagine che funziona sempre con gli italiani: il leader sempre al lavoro per il bene della patria. La finestra di Palazzo Chigi sempre illuminata così che il padre possa dire al figlio “vedi lì? C'è un uomo che lavora per il tuo futuro”.
Certo, poi bisogna fermarsi un attimo prima, senza chiedersi tutta questa fretta a cosa serva.
Ad approvare la reintroduzione del falso in bilancio?
Togliere la ex Cirielli con la prescrizione lampo?
Fare una legge seria sul conflitto di interesse, a tutela del mercato e delle imprese?


No, tutta la fretta per i decreti che si stanno ingolfando alle Camere e per la grande riforma delle istituzioni.
Quella che tutto il paese aspetta:
«Regina il popolo chiede il pane.»
«Se non hanno più pane, che mangino brioche!»


Perché Renzi può anche accettare una critica da Salvini, può anche accettare l'accordo al ribasso con B. Ma non ditegli che la sua è una riforma autoritaria.
È illiminante la metafora scelta dal “dissidente” Chiti (ormai per la stampa si chiamano così, ribelli, dissidenti) “stiamo imboccando in senso contrario l'autostrada sul futuro della democrazia”.Un'autostrada che porta dritto al presidenzialismo, senza tutti i contrappesi che ci sono nelle altre forme.


Eppure basterebbe poco per migliorare le proposte: tornare all'eleggibilità dei senatori, ritornare alle preferenze, ridurre anche il numero dei debutati della Camera.

C'era un tale che nel 2010 diceva queste cose:
“Proporremo di dimezzare subito il numero e le indennità dei parlamentari. E vogliamo sceglierli noi coi voti, non farli scegliere a Roma con gli inchini al potente di turno”.
Poi ci fu quell'incontro ad Arcore .. vedete cosa succede con le cattive conoscenze 

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