01 agosto 2014

Il prezzo del silenzio e dell'impunità

Quanto costa il silenzio di una persona?
Egidio Verzini, l'ex legale di Ruby parla, dopo l'assoluzione in appello di Berlusconi, dei versamenti che B. avrebbe fatto in favore della ragazza, per pagare il suo silenzio:
“L'Espresso” in edicola da domani, è l'avvocato Egidio Verzini, il legale che ha gestito quella trattativa economica per conto di Ruby, nella primavera del 2011, mentre era il suo difensore di fiducia.

Nei due gradi del processo che, dopo la condanna in tribunale, ha visto il leader di Forza Italia conquistare la piena assoluzione in appello, finora era emerso solo che Silvio Berlusconi aveva versato circa 57 mila euro a Ruby nel 2010: un «atto di liberalità» verso una ragazza bisognosa. In realtà, sostiene l'avvocato Verzini, «Ruby ha ricevuto molti più soldi, sicuramente».

Il legale si rifiuta di precisare la cifra esatta, ma conferma che l'ordine di grandezza è di oltre sei milioni di euro, che sarebbero stati bonificati all'estero. Fu Ruby personalmente, in quei giorni, a confermare al suo legale «che aveva raggiunto l'accordo e che doveva percepire cifre molto più ingenti».

«Se Berlusconi fosse stato condannato anche in appello, avrei continuato a tacere, per non ledere la sua posizione di imputato», ha premesso l'avvocato Verzini: «Ma ora la sentenza di assoluzione, purtroppo, viene usata come un'arma per colpire i magistrati della procura di Milano. Non si può far credere ai cittadini italiani che i fuorilegge, in questo Paese, siano i pubblici ministeri. A questo punto mi sento in dovere di parlare».

L'avvocato Verzini spiega a “L'Espresso” che «Ruby aveva capito che quella era l'occasione della sua vita ed era decisissima ad uscirne con un sacco di soldi. Io le avevo proposto una strada legale. Ruby doveva costituirsi parte civile nel processo contro Emilio Fede. Un bel giorno avremmo annunciato che la costituzione veniva revocata. Come succede normalmente nei processi, questo significa che la parte civile è stata risarcita privatamente. E visto che Ruby è stata screditata sulla stampa di tutto il mondo, una transazione di alcuni milioni era credibile. Poi, se Fede alla fine non avesse pagato di tasca sua, questi non erano fatti di Ruby né miei».

La trattativa, però, si è bloccata per effetto di una pesante interferenze esterna: «Qualcuno ha suggerito o imposto a Ruby una strada diversa e non la via legale da me consigliata», chiarisce il legale: «A quel punto ho deciso di interrompere il rapporto con la mia assistita, in quanto ciò che mi veniva proposto andava a collidere con il rispetto delle norme del nostro ordinamento».


Nell'intervista a L'Espresso, l'avvocato Verzini precisa più volte che il segreto professionale gli vieta di rispondere a molte domande, per evitare di divulgare le confidenze che aveva ricevuto da Ruby sul merito del processo e sulle sue nottate nella villa di Berlusconi. Ma aggiunge che un avvocato non può diventare «complice» di un reato, rappresentato in questo caso da un «accordo illegittimo» per versare segretamente cifre milionarie a una testimone, e spiega che proprio per questo motivo abbandonò quella cliente.
Parliamo dell'ex presidente del Consiglio e delle sue cene eleganti. Delle donnine finite poi in politica o con qualche particina in TV. Mantenute con regalini, con l'affitto della casa pagato ogni mese.
Parliamo di queste testimoni che, anche dopo il processo, hanno continuato a ricevere questi pagamenti, come sarebbe avvenuto anche per Ruby.
Parliamo del presidente dei condoni e del bunga bunga. Delle leggi ad personam e dei ristoranti pieni mentre il paese entrava nella paggior crisi del dopoguerra.
Parliamo di un politico condannato per frode fiscale e prescritto per i milioni evasi al fisco.
Parliamo del presidente di un partito creato da una persona condannata per concorso esterno in mafia.

Purtroppo parliamo anche del novello padre costituente, quello del patto del nazareno, quello per cui "il patto tiene".

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