27 ottobre 2014

Report – fammi il favore

Dall'Expo al Mose, quante tangenti abbiamo pagato e a chi?Corruzione, bustarelle, controllori e controllati che mangiano dallo stesso piatto, uomini con la divisa infedeli, prezzi delle opere pubbliche si gonfiano a dismisura perché tanto paga pantalone. Gare pubbliche per gli appalti dove si vince col massimo ribasso (anche al 50%) e dove si sa prima chi vincerà: un sistema che tutte le aziende conoscono ma se fai i nomi e denunci, alla fine non lavori più col pubblico.

A Report ieri sera si è parlato del sistema degli appalti, che in Italia funziona solo per permettere al politico di far lavorare l'azienda amica.
Un sistema che premia gli amici e che esclude gli altri, senza criteri bene definiti ma bensì molto opachi. Per non parlare poi del meccanismo della procedura negoziata, dove praticamente l'ente pubblico chiama un ristretto numero di imprese, sempre quelle, che fanno parte della cricca del committente.
IMPRENDITORE EDILE
Ne abbiamo vinte praticamente due di importo ridicolo, perché questo sistema qua,
diabolico e insensato, introdotto ultimamente dal codice degli appalti, serve solo al
politico di turno e al funzionario tecnico di turno che vuole fare un certo favore al suo amico, a dare la gara a chi vuole lui.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Funziona così: c’è una commissione che giudica l’offerta più vantaggiosa, assegnando
ad ogni azienda un punteggio, che può essere 20 punti per lo sconto offerto, e 80
perché le piace il progetto proposto da quell’impresa.
Non sono regole da paese civile: sembrano scritte da un esperto in corruzione. Come si cambia, allora?
L'Anci ha proposto un membro esterno nelle commissioni, come negli esami degli avvocati, ma i governi destra e sinistra, non li hanno mai ascoltati.


Milena Gabanelli ad inizio puntata ha chiarito che non sono poche mele marce, i politici e le imprese che vengono prese con le mani nel sacco: sono poche le mele buone. Chi investe nel paese più corrotto d'Europa?
Quando, dopo l'ennesimo arresto, il ministro continua a ripetere che l'opera deve andare avanti, non si capisce bene quale è il sistema dietro. Ecco, allora lo ha spiegato bene Stefania Rimini, parlando dei casi Mose ed Expo:
Partendo proprio dagli ultimi scandali quelli dell’Expo di Milano e del Mose di Venezia dove dalle carte delle inchieste emerge che le opere fatte in questo modo servono solo ad aumentare il
PIL dei diretti interessati, e il conto ovviamente lo paghiamo tutti noi.
Perché avviene questo e fin dove arriva la lista dei diretti interessati con la nostra Stefania Rimini”.
Expo: la Maltauro ha preso 55 ml di lavori, con una mazzetta da 55000 euro distribuita ai faccendieri.
Expo ha un costo 3 miliardi: ma è situata in un posto lontano da Milano, senza collegamenti ancora pronti. Spenderemo 15 miliardi per i collegamenti, per portare i 20 ml di visitatori attesi.
La prima anomalia di questo progetto è stata la scelta dell'area scelta, che è di un privato, uno dei membri promotori dell'Expo. Un affare anche per il ciellino Lupi, della Fondazione fiera, per i terreni agricoli che verranno riqualificati.
Alla fine dell'Expo, si è valorizzato un terreno privato, e ora come si restituiscono i debiti alle banche. Come Banca intesa che ha investito nei terreni a fianco: abbiamo fatto gli interessi delle banche e dei privati. E il pubblico?
Gli effetti sul PIL erano sovrastimati (10 miliardi di pil), alla fine sono stati creati poche migliaia di posti di lavoro. E ora siamo in ritardo e si deve correre.

Ritardi causati da Formigoni e Moratti che hanno perso tempo a scegliere i terreni, poi ci sono stati gli arresti dei manager (Acerbo, Rognoni). A Rognoni erano stati promessi anche promozioni: in questa storia si corrompe non solo coi soldi ma anche con avanzamenti di carriera.
Non è più la corruzione di una volta: l'imprenditore ha bisogno di gente che sappia muoversi nella burocrazia e nei meccanismi dei lavori pubblici. Come Grillo, come Greganti, come Frigerio.
Sono gente che ha i contatti e le relazioni giuste.

Centro studi europei a Milano: qui Frigerio creavano bandi di gara su misura per gli amici, per far lavorare solo certe aziende ed escludere altre.
ALBERTO VANNUCCI- DOCENTE SCIENZE POLITICHE
Il fatto che la corruzione non sia mai denunciata dagli imprenditori è il segnale che gli
imprenditori che pagano tangenti hanno molto da guadagnare dalla corruzione.
Perché quello che dice Maltauro è che semplicemente il pagamento delle tangenti per i grandi appalti in Italia è sistematico, non esiste un solo grande appalto per il quale
non si paghino tangenti. E la seconda cosa che ha sostenuto Maltauro è che se non ti adegui a questo sistema non lavori.
Sala, il commissario, nomina Cantone a vigilare sugli appalti che rassicura che la Maltauro non prenderà più gli utili, che verranno confiscati e usati dal pubblico come risarcimento.
I processi sono in corso e altri stanno per iniziare: alcuni andranno verso il patteggiamento, come Maltauro.

Caso Mose: la Mantovani, Maltauro e coop rosse li troviamo anche qui, dentro quel mostro giuridico del Mose: lavori distribuiti con prezzi fuori mercato, senza nessuno che potesse obiettare o che controlasse i costi.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
E siamo al mostro giuridico del Mose dove lo Stato fa fare tutto ad un unico soggetto
che può subappaltare senza gare, il contratto con lo Stato è stato firmato nel ‘91 un
attimo prima che l’Europa dicesse queste schifezze non si possono più fare. Cioè
distribuire lavori alle imprese che fanno parte del cartello a prezzi fuori mercato, senza che nessuno possa dire bè. L’ispiratore fu Gianni De Michelis. La spesa è lievitata dai 2 miliardi e 7 del 97, ai 5 miliardi e mezzo di oggi, e l’opera non si può dire nemmeno che sia un gioiello di moderna ingegneria visto che il progetto è abbastanza vecchio.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Il Mose lo fa il Consorzio Venezia Nuova che è un raggruppamento di imprese che se
lo progetta e se lo realizza in monopolio. I soci principali sono Mantovani, Grandi
Lavori Fincosit, Condotte e le cooperative rosse del Coveco. L’idea era stata dell’ex ministro socialista Gianni De Michelis, già condannato per corruzione.
Anche qui ritroviamo ex politici da Mani pulite: come Piergiorgio Baita, l'uomo che teneva i contatti con tutti: con socialisti e democristiani (ma anche le coop rosse) negli anni 90.
Oggi il signore dei fondi neri con cui creare provviste: da cui prendere i soldi per la ristrutturazione della villa dei Galan.
I costi della villa non era tracciabili, diversamente da come aveva raccontato a Report, perché vi erano anche pagamenti in nero, come anche lo stipendio occulto che ha ricevuto da quelli del Mose.

Per il Mose si prevedono lavori per 5 miliardi. Il padre padrone del consorzio era Mazzacurati, chiamato il doge, perché coi soldi pubblici ha finanziato il vescovo e ha distribuito denaro a pioggia ai veneziani.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Questa lista è stata trovata durante la perquisizione a casa di una dipendente del
Coveco. 100 mila euro all’anno per la Fondazione Marcianum del cardinale, 33 mila al
Pd, 33 mila ai consiglieri del PD Lucio Tiozzo e Giampietro Marchese. A Marchese
arrivava anche uno stipendio in nero: secondo l’accusa, 15 mila euro ogni 3 mesi. E
poi si assumevano i parenti di chi doveva controllare, come la figlia del presidente del
Magistrato alle acque, Patrizio Cuccioletta.

Il consorzio ha assunto la figlia del controllore Cuccioletta, che è stato richiamato in servizio da Altero Matteoli:
PATRIZIO CUCCIOLETTA – PRESIDENTE MAGISTRATO ALLE ACQUE 2008/2011
Mia figlia è laureata in ingegneria gestionale. Chiesi all’ingegner Mazzacurati se poteva fare lo stage presso il Consorzio Venezia Nuova. Ha iniziato lo stage, dopo 4 mesi, molto probabilmente per la validità di mia figlia, che io sottoscrivo, è stato chiesto di farle un contratto a tempo indeterminato. Ma non mi sembra un reato.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Invece sì, anche perché il presidente del Magistrato alle acque prendeva dal Consorzio uno stipendio in nero di 200 mila euro all’anno. Ed ecco cosa diceva del suo ufficio il consulente del Coveco Pio Savioli, interrogato dal pm.
Controllori pagati dai controllati: ecco perché alla fine il Mose l'abbiamo pagato 3 volte tanto.
I soldi nostri sono stati usati per pagare le vacanze del funzionario del Cipe, Signorini.
Tremonti aveva bloccato il flusso dei soldi: ma i signori si rivolgono a Milanese per sbloccare i flussi. Servivano 500000 euro per il consigliere di Tremonti.
Questo era il sistema Mose.
Sistema Mose o anche sistema Italia: un sistema dove i politici hanno una loro cordata di imprenditori che devono far lavorare.
I politici di destra (Galan, Chisso,Satori) hanno le loro aziende di riferimento: Mantovani (Baita), Fincosit , studio Altieri (Sartori), Adria infrastrutture (Minutillo e Galan), Genoa impianti.
E quelli di sinistra le loro: come le coop del Coveco.

Queste aziende si sono divise i lavori, col sistema del project financing:
Insomma il sistema per realizzare tutto il lungo elenco dei
lavori che abbiamo visto prima è quello del project financing, che è anche buono di
per sé solo che funziona così: “tu regione Veneto, avresti bisogno, forse non ne hai
bisogno ma io ti propongo di costruire una strada là, la faccio con i miei soldi, ma tu
me la dai in gestione per 30 anni e io incasso i pedaggi, oppure ti servirebbe un
ospedale là, lo costruisco io ma mi dai in gestione i servizi, e se poi non ci sto dentro
la differenza me la paghi te. Rischio d’impresa zero e è andata a finire molto spesso
che la differenza la paghi te. Chi decide, chi approva i lavori è Galan, e anche l’azienda che propone è quella dove Galan ha un piede dentro. Invece sul fronte della sanità Galan ascolta molto l’eurodeputata Lia Sartori, che è l’ispiratrice delle nomine di vertice nella sanità veneta, per cui va a finire che l’ospedale quando deve fare i lavori si rivolgeva allo studio Altieri del compagno della signora Lia Sartori. Un sistema
blindato dove corrotti e corruttori si saldano insieme per sempre.
Tra i lavori finiti in questo sistema, citati dal servizio, c'è la Pedemontana veneta, la Orte Mestre, la nuova Romea Commerciale, le bonifiche di Marghera.
Tutti progetti dove il pubblico mette i soldi, come contributo e come defiscalizzazione. E se alla fine il privato non fa profitti, è sempre il pubblico che fa da garanzia.
Oltre ai costi per il pedaggio, per gli espropri, ai rischi di nuove alluvioni vista la colata di cemento.
CARLO COSTANTINI – RETE ALTRO VENETO
In realtà i promotori servono ad avere il via libera da parte della Regione e quindi
sono fortemente legati alla politica. Se Galan aveva un ruolo determinante quando è
stato dato il via libera a tutto questo delirio di nuove autostrade, però un ruolo
determinante l’ha avuto anche una parte dell’attuale Partito Democratico, in
particolare gli ex Democratici di Sinistra veneziani che appunto facevano capo a quel
Lino Brentan, che poi è uno dei veri ideatori di questo sistema. Ci sono anche
esponenti leghisti…
STEFANIA RIMINI
Tipo?
CARLO COSTANTINI – RETE ALTRO VENETO
Tipo Schneck per esempio, l’ex presidente della provincia di Vicenza, ed è dentro al
consiglio d’amministrazione del promotore della Nogara Mare.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
La Nogara Mare dovrebbe andare a saldarsi a un’altra proposta dai privati, la nuova
Romea commerciale. Ma c’è abbastanza traffico per ripagare l’investimento o i soldi ce li dovremo mettere noi anche là?
REBECCA ROVOLETTO – COMITATO OPZIONE ZERO
Anche questa è un opera in project financing, e anche in questo project financing c’è la copertura pubblica, il salvataggio pubblico…
Inutile chiedere conto a Matteoli, per le presunte tangenti.
Inutile chiedere conto a Renzi per i 10 miliardi alla Orte Mestre, l'autostrada di Vito Bonsignore (condannato a 2 anni per corruzione). Forse Anas potrebbe ristrutturare l'autostrada esistente.
Ma forse girerebbero meno soldi.

C'è anche il capitolo dei servitori dello stato che dismettono la divisa e si mettono al servizio dei pivati:
Nel caso Expo è indagato l’ex colonnello dei
carabinieri Giuseppe De Donno, che con la sua G-Risk era stato portato da Formigoni
nel comitato di trasparenza. Nel caso Mose viene assunta in una società di Baita, la
Palomar, la figlia del capo dei servizi segreti a Padova, Paolo Splendore. Poi Baita paga 2 milioni a un giornale, “Il Punto” di Roma, il cui direttore Alessandro Cicero vantava frequentazioni con l’ex capo dei servizi, Niccolò Pollari.
Gli uomini del Mose arruolano anche il numero 2 della Gdf Spaziante.
Con un sistema così è facile capire come mai per dieci anni nessuno ha controllato e messo in discussione nessun preventivo. Erano tutti coinvolti, fino ai livelli più alti.

I fondi neri da dove uscivano i soldi per Matteoli.
CVN: aveva un “fondo Neri” per soddisfare quelli che potevano mettersi di traverso. Le provviste per il fondo venivano create gonfiando le fatture pagate alle imprese del consorzio, che poi venivano restituite allo stesso in nero (si chiama “retrocessione di fattura gonfiata”).
Una cresta del 50, 60%.
Soldi pagati da noi.
Soldi che transitavano per società fantasma, una di queste del broker sanmarinese Colombelli.

Ma almeno serve il Mose? Fior fior di studiosi certificano che il Mose serve. Ma sono ricerche finanziate dal Consorzio. Tra due anni il Mose sarà finito e si dovrà spendere altri soldi per sbaraccare i cassoni e il cantiere.
L'unica valutazione di impatto ambientale è stata negativa: il Mose amplia le bocche della laguna, i sedimenti escono dalla laguna e andrà a deteriorarsi.
Cacciari aveva cercato di rimettere in discussione il progetto. Ma Mazzacurati e gli altri sono andati avanti, senza confronti. Non accettavano critiche.
E' un progetto pensato come un tunnel stradale, che potrebbe non funzionare nel modello del bisogno: non sappiamo cosa succederà, perché il modello matematico non è più valido.
Il fulcro del mega progetto sono i, quelli della cresta: speriamo che almeno funzionino dopo averli pagati tanto.
Nonostante lo scandalo, l'opera verrà finita da Thetis, che è sempre del consorzio.
I collaudi li sta facendo Ciucci dell'Anas e il capo di gabinetto di Tremonti.
I costi della manutenzione saranno di 30 ml l'anno. Forse le società del gruppo potrebbero iniziare a restituire i soldi.

Come finirà la storia per le persone finite sotto inchiesta?
Mazzacurati è ora in America: la casa è della moglie e veniva affittata al consorzio, per 132000 dollari, incassati ogni anno.
Baita continua a lavorare come consulenze.
Minutillo si occupa di viaggi
Galan faceva la vittima. Ora ha patteggiato con 2 anni, e farà un affidamento in prova.
Un' impunità quasi totale: solo il 3% delle condanne supera i 3 anni di reclusione spiegava una docente di diritto penale alla giornalista di Report.
Se si patteggia non c'è nemmeno il rischio interdizione: in Mose hanno patteggiato tutti gli ex politici.
Il colletto bianco che patteggia non paga nemmeno la pena, non deve denunciare nulla.
Se non si fosse patteggiato, c'era il rischio prescrizione.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
C’è da dire che il patteggiamento era inevitabile perché a breve si prescrive tutto.
Questo succede perché in Italia, uno dei paesi più corrotti d’Europa le pene per
corruzione sono basse questo vuol dire che anche non verrà mai accertata la verità
processuale. Ma anche sul patteggiamento però noi siamo originali, ovunque quando
chiedi di patteggiare devi ammettere di essere colpevole, devi chiedere scusa, e
rimborsare i danni allo Stato e a tutte le vittime, cioè a coloro che hanno perso il
lavoro e il lavoro non lo troveranno mai anche a causa della concorrenza sleale che un sistema corrotto impone. Da noi invece se patteggi puoi dichiarare di non essere
responsabile di niente, su 5 miliardi e mezzo ne hanno restituito 9 milioni e molti di
loro, già lo stanno facendo, possono tornare tranquillamente a fare quello che
facevano prima, e anche l’ex governatore Galan se vuole fra un po’ può tornare a
candidarsi. Questo succede perché chi scrive le leggi è compromesso con il sistema,
succede perché i criteri di nomina dei vertici della Guardia di Finanza, non devono
tenere conto né del merito, né delle capacità, né della dedizione al Paese. Eppure sono loro che devono scovare i corrotti, i bilanci falsi, i riciclaggi di denaro. Il generale Spaziante ha chiesto di patteggiare 4 anni, mantenendo il silenzio. Se quello che abbiamo visto, quello che è emerso è grazie a 25 di loro, e molti di loro non prendono stipendi che superano i 1700 euro al mese, e si sono trovati per 2 anni a resistere ai tentativi di corruzione, intimidazione, pressioni, perché si sono trovati ad indagare i loro capi e colleghi. Quello che c’è da augurarsi è che li lascino almeno lavorare, magari sul settore della sanità che si succhia 1 Mose l’anno, e non vengano invece dirottati a controllare degli scontrini, oppure trasferiti per motivo di servizio visto che a loro non è andato nemmeno un riconoscimento morale. Un grazie, glielo diciamo noi. E pensare che 20 anni sembrava cambiasse il mondo.
Il link per rivedere la puntata e il pdf con la trascrizione del servizio.

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