Sono otto i racconti che compongono questa raccolta: alcuni solo
proprio storie brevi, altri, invece, sono più riusciti da sembrare romanzi
corti. In tutti ritroviamo lo stesso Montalbano che risolve i casi
col suo fiuto di sbirro, senza ricorrere alla scienza e alle sue
analisi (la scientifica viene infatti chiamata “circo
questri”).
Al limite, per avere qualche informazione sulla
morte, basta sentire Pasquano, l'irascibile medico legale che in uno
dei racconti si lascia corrompere da una guantiera di cannoli,
anticipando i risultati dell'autopsia.
Perché più che le tracce,
il dna, gli schizzi di sangue, serve la capacità di comprendere la
natura di una persona da una parola detta o da una non detta (come
noto, essere taciturni è una dote dei siciliani). La capacità di
comprendere il vero significato che sta dietro un messaggio che gli
arriva dalla mafia, anche questo dono tipico della Sicilia
dell'essere e dell'apparire che ci ha raccontato Pirandello.
E
quando le prove non ci sono, allora il giovane Montalbano diventa
l'audace Montalbano: quello degli sfunnapiedi, dei trabocchetti,
delle interviste col giornalista Zito per lanciare messaggi a chi di
dovere.
Oltre al commissario, ritroviamo qui tutto
l'universo del mondo del suo commissariato: il fido aiutante Fazio,
Catarella col vizio di sciddricare mentre rapre la porta del suo
ufficio. Il fimminaro Augello che riesce a mettere a frutto questa
sua dote (la conoscenza di tutte le beddre fimmine vigatesi)
per risolvere certi casi. La fidanzata Livia che qui compare in
diverse storie e la cammarera Adelina, che non si può vedere
con la prima. Due donne in cucina? Scherziamo?
Che siamo in un periodo antecedente al Montalbano odierno lo si
capisce da piccoli dettagli: si paga in lire, in una delle storie si
parla dell'attentato al Papa.
Ma le ragioni dei delitti sembrano quasi le stesse di oggi: la
mafia che entra nelle banche, il traffico di droga e il traffico
delle donne, la gelosia e il tradimento, il ricatto, l'avidità ….
Questi i racconti.
La stanza numero 2
«Ma
allora i conti non tornano».
«Perché?».
«Perché se la
stanza numero due era occupata, i clienti avrebbero dovuto essere
sette. Numeri sono, dottore. Non sono opinioni o supposizioni. Lei,
che a quanto pare arrivò appena che Ciulla si mise a gridare, vide
qualcuno uscire da quella stanza?»
«Io no»
«E nemmeno io. E
questo vuol dire che in quella stanza non ci dormiva nessuno».
«E
allora?»
«E allora perché Ciulla mi
disse che era occupata? ...»
Un incendio in un albergo, forse
non accidentale. Anzi, sicuramente non accidentale. Chi l'ha
inscenato, allora? E chi occupava quella camera numero 2 che avrebbe
dovuto essere libera?
Doppia indagine
Il giomitra Ernesto Guarraci,
quarantacinquino, ufficialmenti consulenti al Comune per il piano
regolatore e alla Provincia per le grandi opere territoriali, era
nella sustanzia un nullafacenti con nisciunissima gana di fari
qualichi cosa. Anzi no, c'era 'na cosa che non si stancava mai di
fari: jocari a poker dalla mattina alla sira e viciversa, pirdenno
squasi sempri.Chi ha rapito
la moglie del geometra Guarraci, la signora Giovanna?
E
chi ha cercato di uccidere Montalbano mentre era in macchina assieme
al vice Augello. La soluzione arriverà attraverso uno sfunnapedi e
dalla lettura del romanzo di Sciacia “A ciascuno il suo”.
Morte
in mare apertoEra 'na
matinata di primavera e Montalbano si stava vivenno la solita
cicaronata di cafè quanno sonò il tilefono. Era Fazio.
«Che c'è?».
«Ha telefonato Matteo Cosentino
che...».
«Scusa, chi è?».
«Matteo Cosentino è il
propietario unico di cinco piscaricci».
«E che voliva?».
«Voliva dirinni che in uno dei sò
piscaricci, il Carlo III, ce stato un incidenti e hanno un morto a
bordo».
«Ma che tipo d'incidenti?».
«Pari che un omo dell 'equipaggio
ha ammazzato per sbaglio al motorista».
«E 'sto piscariccio indov'è?».
«Sta tornanno a Vigàta. Tra un
tri quarti d'ura attraccherà. Lei può viniri direttamentì al
porto, io ci staio annanno. Devo avvirtiri il pm, la Scientifica e
compagnia bella?».
«Prima videmo come stanno le
cose».
Un incidente in mare, che forse non è un
incidente. Dei pescherecci che tornano a riva con del pesce
congelato. Come se la pesca non fosse la loro unica attività in mare
aperto.
Il biglietto rubato
Che il banchieri Sindona fusse stato ammazzato 'n carzaro con
un cafè avvilinato, come anni prima era successo a Gaspare
Pisciotta, vrazzo destro de sò capo, il bandito Giuliano, era la
notizia del jorno. Con 'sto sistema, al bancheri italo americano, che
stava attaccato a filo doppio tanto con la mafia quanto con mezza
politica talìana, viniva cusuta la vucca per sempri.
Se avissi
parlato, arrivilanno tutte le collusioni tra banche, mafia e
politica, sarebbi stato pejo di un tirrimoto di massima potenza.
Ma
non è di banche e mafia che si occupa in questo caso, Montalbano: è
della scomparsa di Pamela, la “splapita” barista che, in
una notte, sparisce da Vigata senza lasciare tracce.
Una ragazza
senza storia, all'apparenza. O forse una ragazza la cui storia è
finita in modo tragico per un biglietto rubato e per un ricatto alla
persona sbagliata.
La transazione
L'attentato al papa, lo scandalo P2,
il rapimento di Ciro Cirillo … e poi, cosa ancor più grave, Livia
e Adelina che non si possono vedere in casa. E poi, un furto dentro
una banca agricola: uno strano furto perché strana è la banca
(agricola in un paese di mare). Strana perché aveva 100 cassette di
sicurezza che sono state svaligiate: come è possibile che girino
tanti soldi a Vigata?
Dubbi che vengono confermati dalle indagini
di Montalbano e Fazio: non di banca che presta soldi per investire si
tratta. Ma di un istituto guidato da “Vestie serbagge affamate”.
Come voleva la prassi
Un'indagine che parte da
un sogno: Montalbano che partecipa ad un'asta per accattarsi delle
fimmine da tenersi in casa. E, quando poi uno se ne stufa, le può
portare all'organizzazione che le vende, che alla fine si occupa pure
della loro “rottamazione”.
Sogno che anticipa un caso
di omicidio: una ragazza seviziata a lungo, che è andata a morire in
un portone di un caseggiato, che lei stessa aveva aperto, ma dove
nessuno la conosceva.
Come mai proprio in quella casa? Chi le
aveva dato le chiavi?
Per avere qualche anticipazione sulla
morte, il nostro commissario arriva pure a corrompere Pasquano con
sei cannoli. Anzi dieci.
“Una tragica, anzi degenerata,
esibizione di potere”, dice in un intervista a Zito, per far
arrivare il messaggio a chi di dovere.
Un'inchiesta che porterà i
nostri a lambire il mondo della politica e che, “secondo la
prassi”, verrà lasciata in un archivio chiuso in fondo ad un
cassetto. Come voleva la prassi e la prudenza
Un’albicocca
“Nonsi,
le vircoche no. Manco le potiva toccari. Era, come si dici, lergica
alle vircoche”.
E come è possibile allora che Annarosa sia
morta, cadendo da uno sdirupo con l'auto, con un osso di albicocca
conficcato dentro la gola.
Tragica fatalità, o c'è dell'altro?
Il ladro onesto
«Se uno arrubba pirchì
gli piaci arrubbari o per aviri dinaro da spampazzari, allura non è
giusto. Ma se uno arruba quel tanto che gli abbasta per mangiari o
per aiutari a qualichiduno che nn'avi di bisogno, non 'na lira di
chhiù e non 'na lira di meno, allura, vossia l'accapisce, il
discurso cangia di radica».
Strano
ladro, quello che si aggira per le strade di Vigata la notte, con una
coppola sempre in testa. Che ruba, a seconda della disponibilità
economica della vittima, 1000 lire o 20 mila lire.
Un ladro
onesto, insomma. Ma Montalbano deve far rispettare la legge, e un
furto è sempre un furto.
Il sito di Vigata,
dove potete leggere uno dei racconti “Morte in mare aperto”. Il
racconto “Come voleva la prassi” è già uscito su Micromega.
La
scheda del libro sul sito di Sellerio.
I
link per ordinare il libro su Ibs
e Amazon.
Nessun commento:
Posta un commento
Mi raccomando, siate umani