31 dicembre 2014

Questa Troika

Marco Palombi, ieri sul FQ su Troika e prossime elezioni  Grecia: "La troika già al lavoro: attenti a chi scegliete"
La trimurti Fmi, Ue, Bce non si accontenta di questo e nemmeno delle massicce privatizzazioni di cui si sono giovate grandi multinazionali straniere, ma impone anche aperture alla concorrenza dei mercati, ivi compresi quello dei servizi ex pubblici: nell’ultimo “Memorandum” (la lista delle richieste), la Troika chiede pure che i greci cambino per legge il modo in cui definiscono il latte fresco. Quello attuale, pur piacendo ai greci, impedisce ai grandi gruppi come quelli tedeschi di vendere il loro latte agli ateniesi: quei testoni non lo comprano perché è diverso da quello a cui sono abituati.Adesso il buon governo dei creditori pare venuto a noia ai greci, che nei sondaggi premiano i partiti anti-austerità a sinistra come a destra. Syriza, in particolare, guida la corsa e il suo programma – pur essendo moderatissimo – preoccupa assai la Troika e chi sulla Grecia continua a guadagnare: l’uscita immediata dal programma di “aiuti”, la denuncia del Fiscal Compact e una conferenza per vedere se si può tagliare il debito dei paesi in crisi. Roba largamente irrealizzabile, persino velleitaria, ma che ha causato virginali brividi di terrore nei pezzi grossi della City invitati alla presentazione londinese alcune settimane fa: “Peggio del comunismo”, commentò al Financial Times Joerg Sponer, analista di Capital Group (un grande fondo d’investimento). Ieri, quando Samaras ha ufficializzato che si voterà il 25 gennaio, il “terrore bolscevico” è tornato a turbare i sonni della comunità finanziaria che lucra sulla crisi greca e dei suoi inviati in loco, la Troika appunto.
Quando parliamo di Troika, di Europa, di privatizzazioni a favori delle grandi multinazionali, si parla di questo.
E quando sentiamo dire che le piccole municipalizzate italiane, anche quelle non in crisi, devono mettersi assieme affinché siano più appetibili per le multinazionali straniere, sappiate che è questo che rischiamo.
E lo stesso vale per il trattato TTIP che firmeremo con gli Stati Uniti.



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