29 gennaio 2015

Professione Lolita – Daniele Autieri

Nel libro di Daniele Autieri c'è una Roma che “La grande bellezza” non è arrivata a raccontare. È la Roma dei fighetti figli dei professionisti dei Parioli e di via Trieste, dei bori figli delle borgate, dei ragazzi pieni di tatuaggi sulle braccia, con dentro una rabbia che non si può spiegare col benessere in cui vivono, cresciuti col culto dell'esoterismo di estrema destra.
Non sono solo i corrotti e i corruttori che si ritrovano nella “terra di mezzo” di cui parla MassimoCarminati in una celebre intercettazione.
Nella terra di mezzo che viene raccontata dal giornalista di Repubblica si ritrovano ragazzine come Jenny e Lalla, giovani liceali con delle famiglie precarie alle spalle e che scelgono la strada della prostituzione per fare soldi, tanti soldi.
Affamata Lalla. Di soldi, di vestiti, di eccessi. Il resto può andare a farsi fottere.”

Ci sono adolescenti come Fairy, che ha passato anni chiusa dentro il bagno per modellare col vomito quel corpo che non voleva essere come immaginava. Gambe lunghe, bacino stretto, una vita piatta. Per fare una vita da sogno, per essere famosa: “Le foto. La moda. La televisione. La fama. La fama più di tutto. Una sensazione unica che ha cominciato ad assaporare lo scorso anno nella disco”. Ma forse c'è anche qualcosa d'altro: come per le due amiche, anche lei ha dietro l'assenza di una famiglia, che pure c'è. Ma che è assente e che non si è mai chiesta cosa facesse tutto quel tempo in bagno. E allora forse anche fare quelle foto, con quel fotografo un po' chiacchierato, valgono il prezzo per arrivare al successo. Anche se si tratta di spogliarsi e fare cose che non avrebbe immaginato.

Infine, Chicca, figlia di un giudice importante, cui non sono mai mancati i soldi, ma l'amore sì. E allora lo ha cercato nel brivido di un'avventura. Rischiando di cadere e farsi male in quel salto nel vuoto.
Liceali a caccia di soldi e coca che considerano il proprio corpo solo una merce da vendere. Dall'altra parte, uomini alla ricerca di carne fresca da comprare, per quel piacere che non si può confessare a nessuno.
Uomini come il giudice, come il presidente della più importante azienda pubblica, come tanti altri professionisti della Roma bene che la sera si ritrovano nei locali e nelle feste più esclusive della città eterna.
Uomini che invece fanno da procacciatori di questa “merce”: K il fotografo che da alle ragazzine un sogno, una prospettiva, “un distributore automatico di speranze”.
Che conosce i punti deboli delle ragazzine come Fairy e Chicca. Che le conoscono forse meglio dei loro genitori. Quali argomenti usare per fare quegli scatti da mettere sui cataloghi, da far vedere alla gente giusta. Uomini importanti, attirati non più dalla vetrina di internet, ma dal passaparola nei salotti discreti della politica e dell’impresa.
Toni, l'ex militare che “ si è infilato nella vita di Jenny e Lalla senza far rumore, cominciando a rimediare loro qualche cliente. La grana, la grana vera”.
Nella Roma di mafia capitale non potevano mancare politici e imprenditori che si dividono gli appalti della città. Imprenditori della Camorra che sanno come farsi rispettare. Personaggi sfuggenti come il camaleonte (e si capirà subito a chi si fa riferimento), con un passato nell'estrema destra, sempre sfiorato dalle indagini ma mai condannato, considerato il vero re di Roma criminale.

Tutto ruota attorno agli stessi ingredienti: sesso e potere. E droga.
E tanti ricatti: ricatti sessuali nei confronti dei satiri che di giorno siedono dentro i palazzi del potere e poi sfogano i loro bassi istinti al chiuso di certi appartamenti ai Parioli.
Vojo di’, tenendo loro per le palle quanta gente c’avresti in pugno? E parlamo de pezzi grossi.”
E tenendo il politico giusto per le palle, è facile farsi largo negli appalti pubblici.
Il potere che incute la paura: come dice il giovane boss “Se un uomo ha paura, diventa una marionetta nelle tue mani”.

Ci sono i buoni in questo romanzo che, diversamente dai cavalieri delle leggende, si muovono a cavallo di una moto e hanno anche qualche macchia nel passato. È il capitano dei carabinieri Marchesi, uno che conosce le regole della strada, perché arriva proprio da quelle borgate dove la legge non la fanno i codici. E che sa che bisogna muoversi con molta cautela in quella terra di mezzo.
«La conosci la teoria del mondo di mezzo, compa’? Ci stanno, come si dice... i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo».
Fa paura pensare che questo romanzo, nonostante le solite e scontate indicazioni iniziali, sia ispirato a fatti reali, la storia delle baby squillo dei Parioli.
È facile il gioco del tradurre i nomi finti dei protagonisti del racconto nei nomi veri delle persone che abbiamo conosciuto negli articoli di cronaca.
Se questa è la gioventù di oggi, i romani di domani, c'è da avere paura sul destino di questo paese.
E di questa città, che stritola i suoi figli più avidi, questi ragazzini che si credono invincibili e che sfidano la morte come se giocassero in una roulette.
Ragazzini che non si rendono nemmeno conto di quello che stanno facendo o di quello che rischiano: lo aveva già raccontato il servizio di Presa diretta "Utilizzatori finali" :
il sesso è diventata una merce come le altre, il cibo, i vestiti, il bere. Un "qualcosa" che non ha più nulla a che fare coi sentimenti, con l'eros, con la fantasia, con la passione.
Un romanzo per parlare di attualità e fare luce perfino sulla cronaca. Daniele Autieri, come è nato “Professione Lolita”?«L'idea era dare subito un messaggio chiaro sulle nuove generazioni che rischiano di cadere in un vortice da cui non sanno uscire. Lavorando da giornalista sulla storia eclatante delle baby-squillo dei Parioli, a Roma, ho scoperto che il fenomeno è molto diffuso. Un romanzo consente di andare oltre e mostrare cosa c'è dietro. Era quello che volevo fare». 
Un fenomeno agghiacciante…

«Il caso del fotografo, con studio dietro piazza Bologna a Roma, ne è un esempio. Ha spinto centinaia di minorenni a farsi fotografare nude, alcune sono state sottoposte a violenze, nessuna ha denunciato. Sono stato io a portare il materiale ai carabinieri. Per le ragazze, il momento più drammatico era parlarne davanti ai genitori». 
Non si tratta di poche sbandate dunque ma quasi di “normalità”?

«È una nuova generazione per certi versi criminale quella che sta crescendo: ragazzi che vendono droga, rubano, ricettano, ragazzine che si prostituiscono. Fenomeni non marginali. Il dramma è che noi, società e anche giornalisti, continuiamo a guardare a queste storie come casi singoli, mentre la criminalità organizzata ha già capito da tempo la portata del fenomeno e ne fa business».

Dall'intervista all'autore su Leggo.it di Valeria Arnaldi

La scheda del libro sul sito di Chiarelettere
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon.

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