Il futuro non sono le grandi opere, le
trivelle, l'alienazione dei diritti.
Le aziende tradizionali in crisi che
chiudono, o chiedono la cassa integrazione o che tengono aperto solo
perché ci sono i sussidi.
“Ti guardi intorno e vedi un mondo in
crisi, giri la testa dall'altra parte e ne trovi un altro tutto in
movimento.”
Il mondo in movimento è quello che
racconterà stasera l'inchiesta di Michele Buono sulla “sharing
economy”: gente che mette in rete i propri beni che non usa, il
proprio tempo, la propria disponibilità.
La tenda o il trolley da affittare per
un viaggio.
I mezzi per la pulizia e la
manutenzione delle strade.
La cena a casa di persone che non
conosci.
Una postazione di lavoro per chi ha le
idee per sviluppare progetti ma non i soldi per una sede.
Serve solo la rete, gente che si mette
in gioco e degli amministratori locali sufficientemente lungimiranti
in grado di far diventare queste idee il futuro, senza lucrarci
sopra.
La scheda
del servizio: EFFETTO DIROMPENTE di Michele Buono (Collaborazione
di Andrea De Marco e Filippo Proietti)
Se un produttore italiano di mobili regala i suoi prodotti o una società di Manhattan offre, senza farsi pagare, postazioni di lavoro a chiunque abbia un buon progetto, o se a Berlino ci sono negozi dove non si compra ma si prende in prestito, non stiamo parlando di casi clinici, ma di economia collaborativa. È il nuovo modello di mercato globale. Attraversa la produzione, le tecnologie e sta modificando la nostra stessa percezione della realtà. Tutto nasce da un nuovo valore, la condivisione. Se hai uno smartphone collegato alla rete e le applicazioni giuste, con un click trovi una vettura da guidare o per condividere un passaggio, trovi una casa o una postazione per lavorare dove ti pare e ti sposti per il mondo.
È sempre più facile arrivare in una città e cenare a casa di qualcuno che nemmeno conosci senza andare al ristorante. Attraverso un’applicazione scegli la casa dove andare a cena, guardi i profili di chi organizza e degli ospiti che partecipano e gli oggetti che ti servono puoi condividerli, prenderli in prestito o noleggiarli. Perché possedere dei beni quando si possono usare dei servizi? Si liberano così delle risorse perché si risparmia, si creano altri mercati e nuovi modi per generare reddito. E funziona al punto che in uno Stato intero – l’Oregon – le amministrazioni delle città condividono, attraverso una piattaforma digitale, mezzi pesanti per la manutenzione delle strade. A Seattle c’è Wikispeed, un modello tipo Wikipedia per costruire automobili: progetti open e condivisi, collegamenti in rete ed è come se ci fosse un’unica fabbrica fatta di micro officine diffuse per il mondo.
A Milano è nato il più grande progetto di co-housing d’Europa: case ad affitto calmierato per quelle fasce non abbastanza povere per una casa popolare ma nemmeno in grado di permettersi un affitto a prezzi di mercato. Dove sta la condivisione? Ognuno degli abitanti mette a disposizione le proprie competenze e le scambia: è la condizione per fare il contratto. Ma prima di tutto occorre che chi amministra le città non favorisca le speculazione sui propri terreni; e poi ci vuole un buon progetto. Solo così il piano può tenersi economicamente e attirare gli investimenti di un fondo immobiliare. E tutto questo non è effetto della crisi, ma di una nuova visione che sta un po’ cambiando il mondo.
L'anteprima su Reportime:
Perché possedere dei beni quando si possono usare dei servizi? Gli oggetti che ti servono puoi condividerli, prenderli in prestito o noleggiarli. Sta proprio qui il cambio di paradigma, risultato di una miscela tra nuove tecnologie e web. Si liberano così delle risorse perché si risparmia, quel denaro prende altre strade, si creano altri mercati e nuovi modi per generare reddito.Praticamente si creano nuovi lavori e contemporaneamente cambia il profilo dell’economia. Grazie alla sharing economy sta diventando sempre più facile arrivare in una città e cenare a casa di qualcuno che nemmeno conosci: non vai al ristorante, basta un’applicazione e scegli a casa di chi andare a cena, guardando i profili sia di chi organizza che degli ospiti che partecipano. Nuove conoscenze, la tua rete si allarga e ci stanno guadagnando tutti.
Per la serie “Nutriamo il pianeta”:
Grasso
che cola di Luca Chianca
Il tema dell'esposizione mondiale di Milano è “Nutrire il pianeta”, ma con che cosa, visto che da anni si conoscono i cibi che fanno male? In Italia, il paese della dieta mediterranea, i numeri sono preoccupanti: i bambini in sovrappeso sono il 20,9% e i bambini obesi sono il 9,8%. Il codice europeo contro il cancro, per esempio, dice espressamente di limitare i cibi con molti zuccheri e grassi, di evitare la carne conservata e le bevande zuccherate. Eppure oggi, tra gli sponsor di Expo, ci sono anche le aziende che quel cibo lo vendono.
Su reportime
un anteprima del servizio:
Il tema dell'esposizione mondiale di Milano è “Nutrire il pianeta”, ma con cosa, visto che la maggior parte del mondo occidentale ormai mangia un cibo innaturale. “Oggi - secondo Franco Berrino, già direttore dell'Istituto dei Tumori di Milano - decine di studi ci dicono quali sono i fattori che contribuiscono all'obesità. Al primo posto le patatine, poi le carni conservate, le carni rosse e le bevande zuccherate”.A fine aprile a Milano, a pochi giorni dall'inaugurazione di Expo, il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, partecipa alla presentazione della Carta di Milano, il manifesto per combattere la malnutrizione e lo spreco di cibo nel mondo. Assente il ministero della Salute, eppure i dati sono allarmanti: per ogni persona malnutrita, due sono sovrappeso. Circa 2,1 miliardi di persone sono obese e 29 milioni periscono per malattie dovute ad un eccesso di cibo. In Italia, il paese della dieta mediterranea, i numeri sono preoccupanti: i bambini in sovrappeso sono il 20,9% e i bambini obesi sono il 9,8%.Il paradosso è che da anni si conoscono i cibi che fanno male. Il codice europeo contro il cancro, per esempio, dice espressamente di limitare i cibi con molti zuccheri e grassi, di evitare la carne conservata e le bevande zuccherate. Al punto che l'Organizzazione mondiale della sanità, qualche mese fa è intervenuta sull'utilizzo di zuccheri aggiunti raccomandando di non superare il 5% dell'apporto calorico, cioè ha chiesto di non superare 25 grammi di zucchero al giorno, ma il ministro della salute Beatrice Lorenzin si è opposta sostenendo che i nostri prodotti sono aggrediti senza nessuna base scientifica seria.
Infine, un'inchiesta sui furbetti del
TAR di Salerno:
Credito esaurito di Giorgio Mottola
Contro il caro bolletta e il rischio intercettazioni c'è chi ha trovato una soluzione. Nel 2006 al Tar di Salerno hanno deciso di far avere una scheda telefonica aziendale a ciascuno dei propri dipendenti, ma qualcuno si è lasciato prendere la mano. Nel tribunale, infatti, lavorano una ventina di persone, le sim attivate, invece, sono arrivate a più di mille. Come sia stato possibile, se lo sono chiesti anche alcuni investigatori, quando, nel corso di indagini sulla camorra, hanno intercettato alcune delle schede intestate al Tar. E non si è trattato solo di qualche breve telefonata. Al Tribunale amministrativo di Salerno lo scorso anno è arrivata una bolletta da centinaia di migliaia di euro.
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Mi raccomando, siate umani