Quest'estate, sulla porzione di spiaggia libera di una località turistica del Cilento, ad un certo punto sono spuntati gli occupatori di spiaggia. Gente cioè che arrivava alla mattina presto, piazzava l'ombrellone con le stuoie e poi se ne andava. Per poi scendere in spiaggia con la famiglia qualche ora dopo, con calma.
Altri, ancora più pigri, avevano
chiesto questo compito ai bagnini semi ufficiali dei lidi.
Non so quanto sia lecito questo
comportamento, di certo è scorretto nei confronti di quanti poi
arrivano al mare e si trovano tutto occupato da ombrelloni vuoti.
Un giorno una signora non ha più
tollerato questa situazione (vengo al mare presto apposta e non posso
avere uno spazio?) e ha chiuso l'ombrellone e spostato le stuoie.
Non che questo sia servito a qualcosa:
i signori dell'occupazione si sono spostati più in là e comunque si
è cercato di tenere la cosa nei limiti del buon senso.
Tutto questo mi ha fatto pensare a come
a volte si reagisce ad una prepotenza (o a qualcosa che noi
percepiamo come tale) solo quando ci colpisce da vicino.
Concretamente da vicino: come il
pezzettino di spiaggia libera che, come dice il nome, è di tutti.
Se invece gli abusi e le prepotenze non
ci toccano direttamente cambia il discorso: stessa località di mare,
che dovrebbe vivere di turismo. L'ospedale pubblico, completato
nemmeno sette anni fa è stato chiuso, per la razionalizzazione
decisa in regione. È rimasto un polo sanitario e un pronto soccorso.
Dove però se arrivi per una botta ti viene detto che la macchina per
le radiografia è rotta. Forse la riparano oggi, forse domani ..
Sono settimane, mi dicevano altre
persone, che il personale ripete questa storia. Che magari è vera.
I turisti devono così arrangiarsi con
gli altri ospedali: il Cilento ha questo di bello, che è lungo,
collinoso, con tanti piccoli paesi magari sui cucuzzoli delle
colline.
Gli ospedali più vicini sono a 30-40
km di distanza: per andare a Vallo della Lucania, per esempio, si
deve percorrere la strada Statale 18, che è interrotta da anni, a
causa di una frana.
A Vallo la macchina per le radiografia
c'è e funziona.
Ma è il resto che non funziona: il
parcheggio, la confusione, tutta la gente che arriva al pronto
soccorso, la sensazione di sentirsi come un pacco.
Ecco, di fronte a queste storie (che
sarebbero i servizi pubblici cui noi avremmo diritto) ho visto una
grande rassegnazione.
Gente che viene qui da anni e che dice:
ho sempre paura che succeda qualcosa.
Tipo un malore e l'ambulanza che non
arriva in tempo.
Tipo: “ho la casa che è peggio di
una farmacia, per evitare di dover andare fuori”.
Forse un giorno qualcuno si renderà
conto che è pure peggio dell'ombrellone piazzato lì per occupare il
posto. Anche se, ammetto, spostare un ombrellone è più semplice che
non far valere i diritti in comune, provincia (che ha competenze
sulle strade) e regione.
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