La copertina dell'inchiesta di Milena
Gabanelli:
Oggi, dopo gli attentati di Parigi,
siamo tutti francesi: arriverà il tempo in cui dovremo rinunciare
alle nostre libertà per combattere il terrorismo. Ma dovremo
scoprire chi arma i terroristi: il Ros ha bloccato un'organizzazione
che vendeva armi nel mondo e il Gico ha smontato un'altra
organizzazione che vendeva armi e addestrava milizie nel corno
d'Africa.
Dentro questa organizzazione, persone
che non ti aspetteresti mai di trovare. Un ex promoter di Mediolanum,
un militare, un camionista veneto: potrebbe sembrare una barzelletta,
ma è tutto vero: le armi servivano per addestrare milizie su
richiesta di un somalo, ufficialmente per combattere i pirati. Ma
anziché rivolgersi ai governi, si sono rivolti a questa struttura
clandestina.
Poi c'è anche il filone degli
elicotteri italiani venduti a paesi sotto embargo, grazie a
triangolazioni con altri paesi e a dei prestanome.
Infine la storia delle casette
dell'Acqua, prodotte dall'azienda di Felice Maniero.
L'inchiesta
di Sigfrido Ranucci: il Gico di Venezia, coordinato con la
Dda di Napoli, ha arrestato parte delle persone di cui parla il
servizio di S. Ranucci. Servizio che parte a Londra, dove un
trafficante di armi racconta come funziona il traffico d'armi: sono
fatti non facilmente verificabili ma che messi uno in fila all'altro
fanno paura.
Smiley, la fonte, racconta che nessuno
dei paesi si preoccupa di bloccare le armi (vendute ufficialmente) in
Africa: non c'è vendita senza pagamenti di tangenti; c'è anche il
mercato sotterraneo, petrolio in cambio di armi.
Poi ci sono le armi di Saddam da
riciclare, poi le armi italiane.
Dentro questo
mercato ci sono anche armi italiane: in Nigeria ci sono missili
venduti da noi, pagando tangenti.
Chi arma l'Isis?
Isis è una creatura dell'occidente, è stato alimentato in funzione
anti Iran: le armi arrivano anche dall'Italia, a sua insaputa armando
le milizie che poi sono passate all'Isis.
L'Italia ha
armato queste milizie grazie ad una struttura clandestina che
traffica in armi: poi queste milizie sono scappate e sono finite
nelle fila dei terroristi.
Chi c'è dietro
questa struttura? Un somalo, un camionista, un fruttivendolo legato
alla camorra e un colonnello dell'aeronautica.
Per raccontare
di questi trafficanti si deve partire dalla provincia, a Seborga
(Imperia): qui c'è un paese che si sente indipendente dall'Italia.
Si batte moneta, c'è un principe, ci sono cavalieri che difendono la
cristianità.
Giorgio Carbone
per la sua sicurezza aveva chiamato degli addestratori speciali:
quelli della Legione Brenno, una struttura segreta paramilitare. Tra
questi Giancarlo Carpi, ufficialmente camionista.
Uno che è
finito in giri pericolosi, dice il figlio. La Legione Brenno nasce
nel 1993, con la guerra in Jugoslavia: racconta di un favore chiesto
dai servizi e dai carabinieri. Prendere dei documenti, di politici
italiani, dei dossier fatti dai servizi, con dentro roba scottante.
Avevano anche
progetti golpistici, pare: era il momento delle stragi, della fine
della prima repubblica.
Le armi
servivano ad entrare nel palazzo, con un partito, racconta Carpi,
ritenuto vicino alla banda di Maniero. Che aggiunge al racconto una
rivelazione: la figlia del boss non si sarebbe suicidata, ma sarebbe
stata uccisa dopo la sua decisione di pentirsi.
Carpi aveva
dimestichezza con i paesi in guerra e per questo è stato contattato
da un somalo, per addestrare delle milizie, in funzioni anti-pirati,
in Somalia.
Ma erano così
animali che uccidevano tutti, dice, e non se ne è fatto nulla.
“Stanne
alla larga”, l'invito a
Ranucci, e chiude la comunicazione via Skype.
Chi è il
somalo? Omaar Jama è accusato di avere legami vicini ad Al
Qaeda, ha vissuto a Firenze, si è occupato dell'accoglienza di
migranti, ha trafficato in oro. Coi soldi avrebbe comprato milizie ed
armi. Omar Jama intasca una consulenza nel 2007, da una società di
Stefano Perotti, l'uomo di Incalza. Cosa c'entra una società
coinvolta nell'inchiesta sulle grandi opere con un somalo che vuole
addestrare milizie?
Jama ora vive a
Londra: al telefono nega di aver formato milizie né di aver comprato
armi.
Si è occupato
di oro e diamanti, grazie ai contatti con le Ong e basta – racconta
al giornalista.
La fonte
londinese conferma che Jama è vicina ad una cellula somala, che sta
anche a Roma: è indagato per traffico d'armi, anche se si dice
pacifista.
Al Shabab
è responsabili di tanti attentati in Africa, con centinaia di
vittime: è un'organizzazione che ora si è avvicinata all'Isis, che
punta alla conquista di una regione della Somalia vicina al mare,
dove governava lo zio di Jama.
I mercenari o
contractor di cui ha parlato il servizio da giovedì sono tutti
indagati per l'inchiesta della DDA di Napoli: tra questi anche un
colonnello di aeronautica, e l'inchiesta arriva fino ad una società
che vende elicotteri dell'Agusta.
Ranucci ha
sentito una commerciante somala, che sarebbe il contatto di Jama in
Italia, è che è anche il rappresentante dei somali in Italia, nel
passato candidata dal PD.
Lei sa come
funzionano le cose in Somalia: nega la conoscenza di Jama e nega
anche di averlo aiutato per la creazione delle milizie, perché era
un contatto non ufficiale.
Ma nemmeno gli
altri contatti di Jama erano militari: uno di questi era il
riferimento di Zagaria, il signor Chianese. C'è il sospetto
che parte dei soldi presi per queste milizie siano finite nelle casse
della Camorra.
Chianese tira in
ballo un certo Carvelli, uno in contatto coi servizi, che ha
viaggiato in Medio Oriente e in Africa.
Racconta di un
servizio in Spagna, contro un colonnello di Hitler con quintali di
oro, presi dai tempi della guerra ….
Mah.
Il colonnello
Intorcia è il militare dell'organizzazione, che dice di far
parte dei servizi: a lui si sarebbe rivolto un carabiniere, per
conto di Carpi, per le milizie e per il trasporto di armi.
Ma Intorcia nega
il coinvolgimento: non avrebbe mai accettato un incarico come questo,
non ufficiale.
Tutta la storia
nacque da Carpi, il trafficante legato alla mala del Brenta, che
voleva creare dei campi di addestramento, per creare una tranquillità
sociale, questo all'apparenza.
Lui si sarebbe
dovuto occupare del trasporto di materiali: le armi arrivano laggiù
grazie alle triangolazione, con paesi compiacenti, in modo illegale.
Ad agevolare
questi traffici compare anche l'ex promoter della banca Mediolanum,
Ghidoni: è dentro a società immobiliari o di compravendita
di petrolio. Ranucci l'ha rintracciato a Livorno: conosce Carpi ma
nega, ridendo, di aver organizzato campi o un traffico di armi.
Ghidoni sarebbe
il mediatore della Società Italiana elicotteri: si arriva
così ad Andrea Pardi, il CEO della società che ha aggredito Giorgio
Mottola.
Qui la storia
passa ad un livello più alto: dopo un mese Pardi ha scelto di
incontrare Report e ha spiegato la vicenda. Gli elicotteri venduti
avrebbero solo funzioni civili, niente armi o altro.
Però la fonte
londinese racconta che gli elicotteri venduti da Pardi sono solo
all'apparenza civili, ma possono essere usati per fini militari.
Difficile che Agusta e Finmeccanica non sappia niente: Pardi ha
venduto elicotteri in Nigeria, con un mediatore israeliano,
elicotteri poi finiti in Iran.
Per questa
vendita Pardi si sarebbe servito della mediazione di Ghidoni, per
mettere in piedi una triangolazione per vendere alla fine in Iran.
“Perché
prima o poi l'embargo finirà”, ammette Pardi.
SIGFRIDO RANUCCI FUORI CAMPOAgusta ci scrive che avrebbe sospeso il suo rapporto con Pardi proprio perché ha utilizzato senza autorizzazioni il suo logo e proprio i biglietti da visita di Pardi sarebbero stati al centro di una discussione all?interno degli uffici di Finmeccanica come ci racconta Francesco Cardillo, ex ufficio di rappresentanza di Agusta che parla di numerosi incontri tra il top manager di Agusta, Luigi Cereti e PardiFRANCESCO CARDILLOCereti uscì fuori più di una volta per farmi fotocopiare e scansionare il contratto che era stato siglato e alcuni biglietti da visita. Commentò in una di queste uscite che aveva modo di pensare che queste persone non fossero poi così affidabili. Che in ogni caso prendevano gli elicotteri Augusta Westland, quelli magari che erano in disuso, o comunque che erano vecchi, e li ripulivano e li rimettevano nel circuito di vendita. Io ho bisogno di fare budget e quindi…SIGFRIDO RANUCCIE non si è chiesto dove finissero quegli elicotteri?FRANCESCO CARDILLOLui no.SIGFRIDO RANUCCILei sì?FRANCESCO CARDILLOIo in qualche modo sì. Esclamai “andiamo bene”!SIGFRIDO RANUCCIE Cereti alle sue obiezioni?FRANCESCO CARDILLOSi irrigidì. Mi chiese di scansionare dei biglietti da visita della Società Italiana Elicotteri, però erano anomali, nel senso che Cereti mi invitò ad osservare che avevano il logo di Agusta Westland, il logo di Agusta Westland su dei biglietti esterni all'azienda era appunto alquanto anomalo.
Strani
personaggi, ambasciatori e funzionari dell'Ocse. Una pista porterebbe
da Pardi a Colagrande (arrestato a Roma) fino a Carminati.
Triangolazioni
per vendere elicotteri che forse possono essere anche trasformati per
uso militare.
Come gli
elicotteri venduti al Sud Sudan: l'ambasciatore in Italia, per
agevolare la trattativa avrebbe preso una consulenza. “Ma lei
sta scherzando”, ha risposto Pardi.
L'affare è
stato bloccato proprio dal banco di Verona, insospettito da questa
consulenza da 2 milioni, all'ambasciatore del Sud Sudan.
ANDREA PARDIGuardi se avessi fatto il trafficante d?armi sicuramente vivevo a Cape d?Antibes su un 80 metri e non probabilmente a Roma pagandomi il mutuo di casa.MILENA GABANELLI IN STUDIOBene. Giovedì mattina durante la perquisizione dei suoi uffici la Guardia di Finanza ha trovato appunti con codici di fucili, carri armati, elicotteri da guerra che gli inquirenti ritengono di grande interesse e che sarebbero destinati al mercato del Nord Africa e del Medio Oriente. L'ipotesi della Procura è traffico internazionale di armamenti e dual use. Nell?indagine è coinvolto anche Migliori, l'ex presidente dell'assemblea dell'organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione; un'organizzazione di pace, pensa un po'. Invece per quel che riguarda il rapporto Pardi-Finmeccanica, Finmeccanica ci scrive che “da quando abbiamo saputo che persiste nell'usare il nostro logo sulla sua.. sui suoi biglietti da visita, abbiamo sospeso l'intenzione di valutare un rapporto di collaborazione”. Come dire: “stavamo valutando, ma finora non abbiamo concretizzato nulla”; “anche perché”, scrivono “ la Società Italiana Elicotteri non ci ha rassicurato sulla destinazione finale dei nostri prodotti”. Allora questo contratto di vendita fra Agusta Westland e Italiana Elicotteri datato Dicembre 2014 e firmato da Agusta Westland e dalla Società Italiana Elicotteri è un falso?Inoltre: la Società Italiana Elicotteri risulta sconosciuta al Ministero dello Sviluppo Economico, possibile che Finmeccanica non lo sapesse?
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Mi raccomando, siate umani