07 dicembre 2015

Report – trippa per gatti, baratto e bike to work

In un mondo dove cane mangia cane,vince il più cane”.

Puntata casalinga, dove si parlerà di un settore industriale che, anche in tempi di crisi, è ancora in crescita: quello dei cibi per animali domestici, un settore in cui gli italiani hanno speso in un anno quasi due miliardi di euro.

Il baratto a Milano (e anche in altri comuni): i morosi incolpevoli, sotto i 1500 euro di Isee, potranno estinguere il debito lavorando per il comune.
Infine un comune che incentiva l'uso della bici, come a Parigi.

Troppa trippa di Sabrina Giannini (il link al sito di report e il pdf con la trascrizione).
14 ml di italiani hanno un animale domestico: comprano cibo per i loro animali, magari guardando le pubblicità: sono animali coccolati, che vengono perfino mandati a fare cure di bellezza.
E che alla fine della loro vita vengono sepolti in cimiteri per animali, come uno di famiglia.

Si spende molto per far vivere a lungo i nostri amici a 4 zampe: integratori, farmaci detraibili parzialmente (ad uso veterinario). Peccato che le leggi impongano ai veterinari la prescrizione del farmaco non generico: non è l'unico aspetto dove la politica si è mossa a favore delle aziende del farmaco.

Negli ultimi 10 anni la spesa per cani e gatti è aumentata del 70%: i fondi di investimento puntano sulle aziende che vendono cibo per animali, dove si ricicla il cibo che si butta via.
Parliamo di 128 ml di euro solo per gli snack fuori pasto.
Ci sono crocchette per tutte le razze e per tutti i gusti, coi probiotici e anche senza glutine.
Che carne o pesce contengono questi cibi? Spesso (leggendo le etichette) c'è più acqua e grasso che il resto, ma allora come mai questi prezzi alti?

Secondo la legge, basta che ci sia almeno il 4% di pollo o salmone, di qualsiasi provenienza, per poter etichettare “carne al pollo”: non sappiamo da dove viene il pollo e quale parte del pollo sia.
E poi ci sono gli additivi: servono perché il prodotto industriale altera il cibo e allora servono gli additivi come la Taurina, che si perde con le alte cotture.

Pochi veterinari prescrivono la dieta casalinga, che va bene, sebbene vada integrata con additivi, come il calcio. Cibi freschi, come quelli che mangiano i loro stessi padroni: l'esperienza dimostra che si può far crescere un animale anche senza cibo industriale.

Ma la maggior parte dei veterinari consigliano cibi industriali, usando prodotti i cui depliant si trovano perfino nelle sale d'aspetto.
Qui il marketing lavora bene, come nel settore della cosmesi o nel mondo della farmaceutica: la giornalista ha seguito un congresso sul tema della nutrizione dei cani nei primi mesi di vita, sponsorizzata dalle maggiori aziende di cibo per cani.

Aziende che non hanno permesso a Sabrina Giannini di visitare i centri dove si sperimentano questi prodotti: Royal Canin ha un centro di test ad Amien dove fanno i test alimentari sui cani, dove hanno accesso i veterinari, ma non i giornalisti, serve un appuntamento, che non viene concesso.

Nel Kansas c'è il cento studi della Hill's: nemmeno la Hill's ha concesso le riprese, assicurando che cani e gatti sono trattati benissimo.
Fino a prova contraria, come testimoniano le immagini dei test in un laboratorio del Missouri: cani operati, intubati per ingerire il cibo, tenuti in gabbia.
Le immagini hanno scosso l'opinione pubblica americana, per cui oggi sui cibi compare l'etichetta “cruel free”.

Poi ci sono cibi testati clinicamente ma che costano troppo e non verrebbero mai comprati, se non fossero suggeriti dai veterinari.
Gli studi sugli effetti di questi prodotti sono pagati dalle aziende stesse, e spesso non sono proprio recenti.

Scivac, l'azienda che organizza questi incontri di formazione per i veterinari, prende soldi dalle società che producono cibo.
In Francia addirittura i veterinari possono vendere diete e prodotti industriali: c'è un conflitto di interesse?
Così, in caso di problemi con le crocchette, i padroni devono cambiare veterinari su veterinari, crocchette su crocchette. Finché non passano a diete casalinghe o magari a crudo.

La giornalista ha sentito anche un allevatore del Canton Ticino: dopo aver perso diversi cuccioli iniziò ad indagare sulle crocchette, in cui era presente una micotossina.
I problemi sono nati con l'ingresso dei cereali nel cibo: ci sono effetti a breve termine, come la morte dei cuccioli appena nati, ma ce ne sono altri che emergono dopo anni.

Una ricercatrice francese spiegava come le aziende (per la composizione dei loro prodotti) si basano su raccomandazioni tarate su altri animali, come bovini e suini. Animali di taglia ben diversa da cani e gatti.
Ci sono raccomandazioni per gli uomini, ma non per animali domestici: nei loro cibi si trovano cibi di scarto.
Certo, seguendo una dieta casalinga si riduce il rischio di contaminazione, ma i primi sponsor per i cibi industriali (più costosi) sono gli allevatori o i veterinari nei canili, che consigliano marche ben precise: il cibo fidelizzato è un bell'investimento.

I produttori hanno influenzato anche i legislatori in Unione Europea: niente indicazione su conservanti o antiossidanti: servono per impedire che gli olii contenuti nei cibi irrancidiscono: anche noi umani mangiamo cibi con conservanti, ma il problema è che gli animali domestici mangiano questo prodotti tutti i giorni.
Tra gli antiossidanti, troviamo BHA e BHT che sono potenzialmente cancerogeni e anche questi sono permessi dalla UE
Se tu, padrone, hai un problema di allergie, puoi solo chiamare un call center indicato sulla confezione: negli Stati Uniti, invece, i proprietari di cani possono segnalare il problema al sito del ministero. E allora le segnalazioni possono diventare un caso penale da class action.
Milena GabanelliAllora, tirando le fila: vista la genericità delle etichette, i pochi vincoli della normativa, che si può anche violare perché dopo 6 anni stanno ancora discutendo sulle sanzioni, abbiamo chiesto ad almeno uno di questi produttori, di vedere le materie prime, vale a dire che cosa c’è dietro a tutte queste mille diciture.Le risposte sono state abbastanza variegate. Allora. C’è chi ha scritto “dobbiamo proteggere il segreto delle ricette” - a noi sarebbe bastato vedere il prima delle crocchette - un altro ha risposto “proprio adesso sto rifacendo le cisterne”; un terzo “mi è bruciato lo stabilimento”; il quarto “produco in Thailandia”. Allora. Noi saremmo stati disposti ad andare ovunque, ma non c’è stato niente da fare. Nemmeno per il presidente dell’associazione di categoria, che pure lui è un produttore. Per quel che riguarda i conservanti invece va detto che pure noi li mangiamo e hanno un loro perché; la differenza è che loro a cui vogliamo tanto bene li mangiano tutti i giorni finché campano e se dentro ci sono anche quelli non chimici non è dato sapere. Vadetto però che quando riesci a trasformare lo scarto di macellazione, in un paté raffinatissimo a 5 stelle, che tanta gente compra, perché guai a dargli avanzi, al punto da diventare, nella generale crisi dei consumi, una delle poche voci in crescita …chapeau! Fate bene a tener segrete le vostre ricette.

Il baratto di Giulio Valesini (il link del servizio e il pdf): si pratica grazie ad una legge di stabilità del 2014, nel grossetano. Risparmia il comune e risparmiano anche i cittadini. E aumenta il senso civico delle persone.
FRANCESCA BALZANI - ASSESSORE BILANCIO COMUNE DI MILANOLa condizione di una persona che non riesce a pagare un debito, per ragioni che non dipendono dalla sua volontà - o peggio dalla sua mala volontà - spesso poi è una condizione di disagio, di sofferenza… perché è inutile negarci che poi gli automatismi delle procedure esecutive, i pignoramenti, le cartelle, creano veramente…GIULIO VALESINIE quello stavo pensando, quello del disagio, certo, però è un problema pratico, il fermo amministrativo della macchina...FRANCESCA BALZANI - ASSESSORE BILANCIO COMUNE DI MILANOassolutamente. Sono procedure che naturalmente, se il cittadino è in una condizione di difficoltà, poi che risultato portano?
MILENA GABANELLI – IN STUDIOChe risultato portano? Se uno i soldi non ce li ha puoi mandargli tutte le cartelle che vuoi. Speriamo che questo baratto – tra l’altro previsto dalla legge - dilaghi, e poi è anche possibile estenderlo, declinarlo, in varie forme.

Bike to work di Giulio Valesini (il link per la puntata e il pdf): piccoli comuni come Massarosa in provincia di Lucca cercano di imitare quello che sta facendo il comune di Parigi, per incentivare l'uso della bici per andare al lavoro.

Il comune investe 30000 euro l'anno, per dare 25 centesimi al km ai 50 lavoratori che si sono presentati al bando: i soldi arrivano dalle multe degli automobilisti.
MILENA GABANELLI – IN STUDIOSe la sperimentazione funzionerà si allargherà poi oltre i 50 cittadini. Come funziona: parte il bando… i primi che si iscrivono… e poi mantengono i 600 euro l’anno, insomma non è che non sono niente, uno si fa anche una bella bici nuova. E questi soldi sono spesi bene perché è una visione lungimirante, le ricadute dell’inquinamento hanno costi ben superiori!

A Milano, se non piove entro mercoledì il comune dovrà intraprendere l'azione dei blocchi.
A Roma basta un blocco di una linea del metrò o di una linea dei bus per mandare in tilt il traffico.
Eppure le soluzioni per l'ambiente e per il traffico (e la nostra salute) ci sono.

Certo, non accontentato le lobby del petrolio e dei produttori di auto.

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