19 marzo 2016

La scala di ferro, di Georges Simenon

L'incipit
Il primo appunto lo scrisse a matita sul foglio di un bloc-notes grande quanto una cartolina. Non ritenne di dover mettere la data completa. «Martedì. Crisi alle 2.50. Durata 35 minuti. Colica. A pranzo mangiato purè di patate». Dopo la parola pranzo aggiunse un segno meno e vi tracciò intorno un piccolo cerchio:
Immaginatevi seduti in un ristorante di fronte ad una coppia che sta cenando, solitaria, scambiandosi poche parole e comunicando solo negli occhi.
Lentamente, seguiteli mentre lasciano la sala per tornare a casa a piedi, tenendosi a braccetto, sempre silenziosi, sempre solitari.
Immaginatevi di poter seguire questa coppia, che all'apparenza sembra una come tante : lei con un cappotto che la fascia mettendo in evidenza fianchi e forme generose. Lui con quell'aria da impiegato, uguale a tante altre persone che si incrociano la sera.
E ora di entrate con loro in casa, seguite i loro gesti quotidiani, sempre uguali, sempre gli stessi, in camera da letto mentre i due si spogliano. Anche qui poche parole, come se stessero seguendo un rituale ad entrambi noto. La lune si spegne ..
Buonanotte Luise
Buonanotte Etienne.

Ma quali pensieri si celano nella testa di questa coppia, lei la “padrona” e proprietaria di una cartoleria in Boulevard de Clichy, lui rappresentante di articoli da cartoleria che però lavora per lei?
Ancora una volta Simenon ci consente di squarciare il velo di una famiglia borghese, all'apparenza normale, per raccontarci un'altra storia “nera”, di un amore malato e di un un uomo che si sente malato, che si sente morire giorno dopo giorno. Che dopo quindici anni di vita, quasi monotona, seguendo le stesse abitudini (la cena fuori un giorno la settimana, la sera in casa con gli unici amici, i Leduc), la notte a casa, a fare l'amore con passione, inizia a riflettere sul suo contrappasso

Ci troviamo a Parigi nei primi anni cinquanta: Etienne e Luise, sono sposati da quindici anni, appunto, lei la padrona di una cartoleria, con due commessi, lui un rappresentante con un giro di clienti per Parigi.
La prima parte del racconto è quasi claustrofobica, poiché si svolge quasi tutta all'interno delle stanze del loro appartamento, dove è una scala di ferro che separa la cartoleria di Luise dalla camera da letto dove riposa Etienne, alle prese con una malattia.
Una malattia cominciata con delle crisi, qualche mese prima: un senso di vertigine, una sensazione di caldo alla gola. Episodi che ora, anche su suggerimento del medico, si trova ad annotare su un foglio tenuto nascosto alla moglie.
Tutto era cominciato (ma quando, esattamente? Lui stesso non riusciva a ricordarsene) con una improvvisa sensazione di vertigine, accompagnata da «un intenso e molesto calore alla gola». Poi, in seguito al ripetersi delle crisi, aveva consultato vari medici, l'ultimo dei quali gli aveva consigliato di prendere nota di quello che aveva fatto, e mangiato, prima di ogni crisi. In quegli appunti, buttati giù su un foglietto che nascondeva tra le pagine di un libro, aveva deciso di annotare anche altro: quello che sua moglie, a differenza di lui, non aveva mangiato. E, dall'appartamento collegato attraverso una scala a chiocciola con la cartoleria di cui sua moglie era la «padrona», aveva cominciato a spiarla, ad ascoltare le sue telefonate, a cercare delle prove. A volte quasi si vergognava di rimuginare quei vaghi sospetti: si amavano da così tanto tempo, loro due!
Dopo quindici anni passati seguendo la stessa quieta monotonia familiare, la sua vita all'improvviso si trasforma in un incubo. Nei pensieri di Etienne, di cui Simenon ci rende testimoni, si palesa un'idea tragica, dolorosa, un sospetto nei confronti di Luise. Pensieri vanno indietro nel tempo, alla sua precoce vedovanza, al fatto che lui stesso era stato per un tempo il suo amante, quando lei era ancora sposata a Guillaime. E si incontravano di nascosto nella camera dell'Hotel dove lui pernottava.
Guillaime morto dopo una malattia che l'aveva reso come uno scheletro.
Forse la stessa malattia che ora sta colpendo lui, che si vede dimagrire, che inizia a dubitare di Luise, di cui sente i movimenti la sotto, nel negozio, separata da lui dalla scala di ferro.
Si trova così senza una via d'uscita, perché l'unica cosa da fare sarebbe parlare alla moglie, dirle in faccia quello che pensa, che nonostante tutto non la vuole perdere:
«Ascoltami una volta per tutte: hai ucciso Guillaume perché volevi me e io l’ho sempre saputo, l’ho sospettato fin dal primo giorno. Non te l’ho impedito, ti ho lasciata fare. Non ti ho detto niente. Perché ti amavo. Perché anch’io ti volevo. Perché non avevo avuto nessuna donna nella mia vita.«Ti ho sposata.«Ho vissuto qui, con te per quindici anni. Abbiamo fatto di tutto perché i nostri due corpi fossero uno solo, perché la tua saliva fosse la mia, perché il tuo odore e il mio odore fossero il nostro odore.«Ci siamo accaniti per far si che il nostro letto diventasse il nostro universo …
La storia scorre così, attraverso i pensieri di Etienne che scrutano il passato della moglie, che egli stesso si trova a seguire, sapendo che lei sa dei suoi dubbi ma non avendo più il coraggio di affrontarla. Come fare per non perderla e per non perdersi?
Non riusciva ad avercela con lei, intuiva che non era colpa sua. Non era forse altrettanto colpevole, lui? Aveva mai trovato il coraggio di farle una domanda? Aveva taciuto, e anche lei aveva taciuto. Per quindici anni.
Un altro racconto pressoché perfetto, per il ritmo, cadenzato dalle giornate dei due protagonisti, che sono sviscerati in tutti i loro segreti. Nei loro umori fisici, nei loro pensieri.
Emerge, dalle pagine, la figura inquietante, di questa donna, Luise, affascinante e pericolosa, mantide borghese e poi di questo uomo, debole, inetto ...

La scheda del libro sul sito di Adelphi.
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