13 aprile 2016

Il delitto di via Accattapane, di Margherita Capitò

Era contento Pedro Hernandez Santilla, era anzi molto contento perché l'indomani sarebbe partito: aveva voglia di casa, aveva voglia di Bogotà, dopo anni di lavori sporchi per quel fottuto emiro, anni in cui aveva visto anche quello che non avrebbe dovuto vedere.Addio Europa e anche Medio Oriente. Guidava nella fresca notte estiva in quell'ondulato paesaggio toscano e la luna era appena tramontata: a Roma all'alba. Certo paura ne aveva, e tanta. Potevano sempre trovarlo, quei bastardi. Ma come? Da Parigi aveva viaggiato in treno fino a Milano e poi a Livorno. E lì non lo conosceva nessuno, salvo quei due amici che gli avevano dato una mano e che aveva appena salutato.A Parigi solo Troussard sapeva dei suoi progetti e la sua partenza per l'Italia, ma di Maurice si fidava come fosse un fratello.L'auto era a noleggio e il cellulare nuovo con un numero … no impossibile. Li avrebbe comunque fregati sul tempo. Tranquillo vecchio mio – si disse – dopodomani sei a casa.La strada che scendeva dalla collina era ormai un rettilineo e mancavano pochi metri al bivio per l'Aurelia, quando Pedro vide il furioristrada messo di traverso: non c'era spazio per passare; frenò. Due uomini correvano verso di lui; ebbe appena il tempo di mettere le mani in tasca e fare quello che doveva fare, che già avevano aperto la portiera.

Via Attaccapane è una strada provinciale che unisce i paesi di Donoratico, sul mare, a Castagneto, un paese sul cucizzolo di una collina dell'entroterra livornese.
Siamo in piena maremma livornese: un contesto di mare, campagna, dolci colline, turismo, pesca …
Nulla di più estraneo a questo contesto un piccolo criminale come Pedro, la persona che incontriamo ad inizio libro che viene bloccato da un fuoristrada. Indio colombiano, con un passato di trafficante di droga, baro con le carte e anche tanto altro ..
Nulla di più estraneo, in questo mondo che immaginiamo tranquillo e sereno, dove la gente parla con quel forte accento toscano, imbattersi nel cadavere di un uomo, semi carbonizzato dentro la sua auto.

Cosa ci fa una persona come Pedro Hernandez Santilla in Toscana, in piena Maremma? Dove sta andando e, soprattutto, da chi sta scappando, per il timore di essere ucciso?
E' solo uno dei misteri che incontriamo in questo noir d'esordio di Margherita Capitò, scrittrice che ha girato il mondo che ha riportato questa sua natura cosmopolita nella sua scrittura.
Non solo il primo morto è una persona fuori contesto, anche l'investigatore che dovrà risolvere l'omicidio di via Accattapane è una persona che magari non ti aspetteresti di incontrare lì.
Si chiama Sonia Castelbarco ed un giovane commissario appena arrivata dal nord Italia, da Milano.
Giovane, solitaria (ma non per vocazione), amante del vino e del mare: ma anche capace di costruirsi attorno una squadra di agenti motivata ed unita. E tutta di maschi.
Dal siciliano Ninì, al veneziano Zanon, al timido Primavesi, all'uomo d'ordine Lussu, Cirielli il napoletano e il vice ispettore Antonini chiamato Agonia.

Sono loro che dovranno districare l'enigma del morto carbonizzato e anche l'altro caso: un caso di spaccio di coca sulla spiaggia, dove è coinvolto un giovane figlio di papà (cui la polizia è pure costretta a concedere un occhio di riguardo).
Strani entrambi, questi casi: il morto veniva da fuori e si è ucciso ingoiando una pasticca di cianuro.
E, il giovane Venturini, il figlio di papà, stava smerciando tanta roba, non poche dosi. Da dove arriva tutta questa droga?

La squadra del piccolo commissariato si mette in moto e inizia le sue indagini, ma qui accade ancora una volta qualcosa di anomalo, di fuori contesto: c'è qualcuno che sta spiando le loro mosse, che li segue, che arriva a minacciare da vicino il commissario.
E' come quando lanci un sasso in uno stagno e vedi le onde che man mano si allargano: lo stesso accade all'inchiesta della squadra di Sonia. Un caso di omicidio che nasconde un traffico ben più esteso che coinvolge la mafia, con delle protezioni ben dentro le stanze del potere politico.

Il delitto di via Attaccapane è un buon romanzo giallo, che dà l'inizio alla serie con protagonista il commissario Sonia Castelbarco: come tutti gli esordi ha sia pregi (l'originalità del contesto, la capacità di mescolare azione e tensione con momenti di humor) che difetti.
Manca, e sarebbe stato bello che ci fosse, una più approfondita descrizione dei luoghi, delle persone, della natura. E anche il peso che viene dato ai personaggi, sembra sbilanciato: personaggi minori (come un medico che avrà un ruolo importante nella risoluzione del caso), che a metà libro prende il sopravvento ..

Nel complesso rimane un buon romanzo, scorrevole, con una sua tensione narrativa che cresce man mano, che riesce ad allontanarsi dagli stereotipi del genere.

Buona lettura!

La scheda del libro sul sito di Giunti

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