"Io non me la sono mai presa con gli industriali perché guadagnavano facendo il loro mestiere. Me la prendo con gli industriali che, finanziando i giornali, le campagne elettorali, i partiti, ricattando il governo con la minaccia dei licenziamenti, mantenendo uomini di loro fiducia nei gangli più vitali dei ministeri economici [..] riescono a continuare nel comodo sistema della privatizzazione dei profitti e della nazionalizzazione delle perdite".Era uscito nel 2010, il bel saggio di Filippo Astone su Confindustria e sulla sua visione politica: diritti sul lavoro, servizi pubblici, massima flessibilità su turni, orari, sulla licenziabilità ..
Chissà cosa scriverebbe oggi il giornalista negli anni dove Confindustria (i vertici) e la politica giocano di sponda, dove si fa fatica a distinguere il confine tra pubblico interesse e interesse privato, tra politici e imprenditori (spesso le stesse persone).
Nei tempi del renzismo, della rottamazione dei corpi intermedi, che siano sindacati o organi di controllo.
Nell'attesa della versione aggiornata al 2016, di Confindustria si occuperà la prossima puntata di Report ("Padroni si nasce").
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Mi raccomando, siate umani