Il risparmio energetico, il genoma che
regola l'assunzione del cibo (e dunque c'è chi ingrassa e chi no e
ogni tanto dovremmo digiunare) e le previsioni meteo (e le allerte).
Una sera dove si parla di carburante:
quello di cui ha bisogno il corpo e quello per riscaldare.
In Val Padana potremmo spendere 200
euro anziché 2000 per riscaldare un appartamento, questo potrebbe
far ripartire l'economia.
Nel mondo delle imprese si potrebbe
fare lo stesso: ma qui ci sono tre scuole di pensiero, quelli che
niente eolico, niente pannelli. Quelli che speculano sugli incentivi
e infine quelli che senza il fossile non si va da nessuna parte...
I fossilizzati – Roberto Pozzan.
Come mai col crollo del petrolio non
calano i costi energetici?
Perché l'economia non riparte?
Il punto sono i consumi che sono
calati, per la crisi del 2008, ben prima del crollo del petrolio.
I BRICS sono stati colpiti dal crollo,
essendo paesi produttori che erano anche i paesi emergenti: oggi
questi non possono più spendere come prima.
E questo si riflette anche su di noi,
in deflazione, causando i conti pubblici fuori controllo che sono la
causa della crisi della nostra economia.
Cala il petrolio, ma il prezzo del gas
e dell'energia non è calato per le aziende: a Sassuolo hanno
investito in cogenerazione per avere meno incidenza del peso
dell'energia, ma purtroppo pesano le tasse, ancora troppo alte.
Le tasse alte sul petrolio spingono
sulle alternative: come il riscaldamento al pavimento, con un
sistema di fibra a Carbonio, alimentato dai pannelli fotovoltaici.
Una casa, quella del signor Sasson
ad emissione zero: ha pure vinto un concorso per il suo progetto,
dalla sua banca, che non è finito in nulla.
Nelle città per le polveri sottili
si blocca il traffico: hanno effetti nocivi sulla salute, causano
malattie e morti, sono un costo per le casse dello Stato. Ogni anno
spendiamo 4,7% del PIL, ognuno spende 1500 euro l'anno per queste
polveri.
Servirebbe politiche per ridurre le
emissioni: oggi non è solo il traffico il principale imputato, sono
le emissioni per il riscaldamento domestico (responsabile per il
41%).
Come i caminetti a pellet, per stufe o
camini usati come integrazione della caldaia: emettono zero, per la
produzione del pellet, ma possono essere dannosi a seconda di come
vengono bruciati.
Se il fuoco produce fumo e faville non
stiamo facendo buona combustione e fa poca cenere.
Bisognerebbe bruciare legna ben
stagionata e tenere la canna fumaria ben pulita.
Per consumare meno combustibili
fossili serve rivedere la costruzione delle case: ma noi abbiamo
edifici vecchi, costruiti in tempi in cui non c'erano polveri
sottili.
Sono appartamenti dove si spende anche
più di mille euro l'anno, mentre oggi agendo sulle caldaie si
potrebbe arrivare a poche centinaio di euro.
Per esempio le centrali a gasolio, che
dovremmo sostituire, come sta facendo oggi il comune di Milano.
Ma il progetto più ambizioso è il
teleriscaldamento: niente caldaie in casa, solo scambiatori di
calore.
A Sondrio un centro commerciale hanno
investito nell'efficientamento del riscaldamento: sono passati da
128mila a 48mila euro.
Bisognerebbe però proprio evitare di
bruciare energie fossili: la tecnologia che permette questo è
quella delle sonde geotermiche, con cui si è riscaldato un
quartiere a Milano centro: prendono il calore da sottoterra: non si
brucia più nessun combustibile, ma il liquido è riscaldato tramite
scambiatori di calore con tubi che vanno nel sottosuolo.
Caldo in inverno e fresco d'estate: in
tre anno si è ripagato l'investimento Milano.
Spendono 2/300 euro l'anno, per un
appartamento, dai 2000 che normalmente si spendono in bolletta.
Potremmo riscaldare il 50% delle case
milanesi, ma la regione incentiva queste tecnologie: il geotermico
non si può fare su tutta Milano perché c'è la falda.
Cos'è il famoso efficientamento,
che ci chiede anche l'Europa?
Significa rimettere a posto i muri, gli
infissi, le case di tutto il paese, per togliere di mezzo spifferi.
Tutta l'Europa ci impone entro il 31
dicembre di regolare la temperatura delle case con un termostato
serio, non con una cineseria.
A Reggio Emilia stanno
sperimentando l'utilizzo di questi strumenti, per controllare
l'andamento dei riscaldamenti nelle case: vuol dire diminuirlo quando
non si sta in casa, ma anche evitare che il calore esca dalle case.
Servono investimenti per avere il
capitale iniziale, per questi lavori di riqualificazione delle case:
i muri, ma anche i tetti, le finestre, il cappotto.
Le tecnologie ci sono: a Reggio Emilia
la diagnosi energetica la sta facendo il comune, che aiuta le
famiglie ad individuare i lavori per abbattere i costi energetici e
dare maggior valore alla casa.
Meno costi e meno emissioni nell'aria.
Il Banco emiliano sta finanziando
questi lavori: vince chi fa i lavori, vince chi affitta, vince anche
la banca, in questo meccanismo.
In regione Lombardia, per
certificare gli edifici nella classe energetica, ha dei problemi: da
risultati diversi con versioni diverse e questo ha generato dei dubbi
sui certificati della regione.
Come se il certificato fosse solo un
pezzo di carta senza valore.
Il caso Sardegna.
Se l'obiettivo è produrre energia
senza inquinare, dobbiamo puntare sulle energie alternative, come
l'eolico.
Ma in Sardegna, grazie agli incentivi
dati a pioggia e con pochi controlli, si è speculato: si affittano
terreni su cui si costruiscono impianti, che non servono alle
comunità o alle imprese, ma solo per specularci.
La legge vieta di mettere i pannelli a
terra, pena sequestro degli impianti: la Sardegna è la regione con
più pannelli, ma stanno per importare il metano, un discorso che
gira da decenni.
Il contrario di quello che si dovrebbe
fare: il metano è inquinante, ma meno della GPL – dice l'assessore
della regione – non sapendo quello che dice.
Nel frattempo si continua ad
inquinare con le centrali a carbone, che non solo non si dismettono
ma ne sono in cantiere altre.
Anziché puntare alla metanizzazione e
alle centrali a carbone (infischiandosene dei problemi tumorali,
connessi alle centrali), perché non puntare su centrali che usano il
fotovoltaico?
A Portoscuso, i bambini non possono
mangiare i prodotti ortofrutticoli: eppure è stato autorizzato un
nuovo impianto, in una zona ad alto irraggiamento solare.
Alla Archimede Solar Energy stanno
sperimentando i pannelli inventati da Rubbia, il solare
termodinamico: ma i loro progetti non sono ancora stati approvati,
per colpa della burocrazia.
E i partner giapponesi se ne sono
scappati via: così scappano gli investitori stranieri e anche i
ricercatori. Come D'Aguanno, un ricercatore che ha lavorato con
Rubbia.
Anche le tante associazioni
ambientaliste stanno bloccando questi progetti, perché si oppongono
al fatto che si occupino terreni agricoli: ma in regione Sardegna
l'agricoltura si fa sempre di meno e i terreni industriali sono così
inquinati che nessuno vuole metterci mano.
A qualcosa dovremo rinunciare:
ad un pezzo dell'ambiente e ad un pezzo dell'agricoltura, perché
comunque l'alternativa è andare avanti con lo status quo, con sempre
meno campi coltivati, con le solite centrali e con le emissioni fuori
controllo.
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