07 aprile 2016

Visto che ha voglia di rispondere

Visto che il presidente ha voglia di rispondere direttamente ai suoi fans, pardon, elettori, in rete, avrei anche io un paio di domande collegate all'inchiesta di Potenza.

Enrico Fierro sul FQ del 6 aprile 2016, sul filone dei rifiuti, scrive
"Al Centro oli di Viggiano i dati venivano addomesticati. Quelli sulle emissioni, sulle fuoriuscite di agenti inquinanti e sugli incidenti sul lavoro. Un operaio sviene intossicato dall’H2S,un responsabile minimizza: “Si è sentito male per i cazzi suoi, dice che non aveva mangiato la mattina”. Ecco come nelle carte dell’inchiesta carabinieri del Noe e magistrati giudicano l’atteggiamento del management Eni: “È emersa una gestione con modalità comportamentali osservate dai tecnici e dirigenti indagati, assolutamente non trasparenti ed emblematiche all’inverso di una preordinata e accanita pervicacia nel nascondere la reale entità del problema ambientale e i rischi connessi alla salute dei lavoratori”.Anche sugli “sforamenti emissivi” stessa linea. “La strategia del management Eni è stata improntata a occultare agli organi di controllo le evidenti anomalie dell’impianto”.
Lei metterebbe allora la mano sul fuoco sul comportamento dell'Eni a Viggiano?

Sempre sul FQ del 6 aprile, Marco Palombi cita in un successivo articolo un ebook di Greenpeace sulle trivelle:
IL LIBRO si chiama Trivelle insostenibili. Come far uscire l’Italia dall’oscurantismo energetico (Arianna editrice) e sarà presentato dal Wwf domani all’Università La Sapienza. Il Fatto, però, ha potuto leggerne una parte in anteprima. Scrivono gli autori: “Secondo i dati del ministero dello Sviluppo Economico (escludendo le 4 strutture “Ombrina Mare 2”, “Panda 1”,“Panda W1”,“Benedetta 1”) sono 88 le piattaforme e strutture emerse entro le 12 miglia che fanno capo a 31 Concessioni a coltivare.Salta agli occhi che ben 42 di queste 88 piattaforme sono state costruite prima del 1986”. Tradotto: “Il 47,7% delle piattaforme a cui il governo vorrebbe prorogare la concessione nella fascia offlimits non sono mai state sottoposte a valutazione di impatto ambientale”.
CURIOSO, infine, un altro dato ministeriale: delle 88 piattaforme di cui sopra, ce ne sono 8 classificate “non operative” (sette estraggono gas e 1 petrolio, tutte dell’Eni); altre 31 (tutte a gas) sono classificate “non eroganti”, cioè non estraggono alcunché e non si sa da quando né fino a quando. Tradotto: il 44% delle piattaforme è lì senza alcun motivo sensato. Scrive il Wwf: “Si tratta di capire se la non erogazione sia legata solo a manutenzione o invece si tratti di piattaforme che, in realtà, hanno cessato la produzione ma che le aziende non dichiarano per non smantellarle evitando così di affrontare i costi per la loro demolizione e per il ripristino dello stato dei luoghi, come stabilisce dal Codice dell’Ambiente”. Una domanda a cui dovrebbe rispondere il ministero dello Sviluppo, finora mostratosi però fin troppo at-tento alla lobby petrolifera.
Domanda semplice: siamo sicuri allora che convenga lasciare le cose così come sono sulle trivelle e che questo governo non stia facendo alcun regalo alle lobby?

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