09 giugno 2016

Promesse (olimpioniche) e posti di lavoro

Il ponte  sullo stretto porterà posti di lavoro.
Il TAV in Val di Susa porterà posti di lavoro.
Anche Expo, avevano detto tutti, avrebbe portato posti di lavoro stabili (non i contratti a tempo) e PIL come se piovesse.
Come anche per le grandi autostrade in Lombardia (Pedemontana e Brebemi) che si dovevano pagare da sole col project financing, mentre invece sarà la regione a dover sistemare i conti.
Ora tocca alle Olimpiadi a Roma, argomento di scontro nei ballottaggi: se perde il PD saltano le Olimpiadi (e magari) dice Renzi.
Abbiamo appena finito di pagare gli ultimi mutui per italia 90 (sempre Montezemolo), per le stazioni costruite e mai utilizzate.
Lo scandalo dei mondiali di nuoto è del 2009, con le piscine costruite senza nemmeno prendere le misure.
Per non parlare di mafia capitale, dei milioni sprecati in convenzioni alle cooperative degli amici.

Andrea Managò sul Fatto Quotidiano di oggi racconta cosa c'è dietro (quali interessi) la candidatura di Roma per le Olimpiadi:
Dietro la battaglia attorno alla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024, che vede Roberto Giachetti del Pd (favorevole ai Giochi) e Virginia Raggi del M5S (contraria) si celano precisi interessi economici. Il sogno olimpico, di fatto, per un intero mondo politico e imprenditoriale è l’unica opportunità di convogliare nel breve termine risorse importanti – tra fondi pubblici e privati –sulla Capitale. Col Campidoglio gravato da un debito storico di circa 12 miliardi e da un bilancio corrente che non riesce a coprire nemmeno i servizi essenziali, per gli imprenditori romani i Giochi diventano un’occasione irripetibile. Soprattutto per quelli legati al ciclo del cemento, per decenni una delle leve dell’economia cittadina, in crisi nera da cinque anni a questa parte (30 mila posti di lavoro in fumo e 4 mila aziende chiuse, stima Filca-Cisl): un mondo che resiste ai decenni e mantiene i suoi ufficiali di collegamento vecchi e nuovi nelle stanze di compensazione del potere capitolino (da Gianni Letta a Giovanni Malagò fino a Luca Lotti).NELLA VALLE di lacrime della crisi del mattone, il dossier presentato dal Comitato Roma 2024 – che prevede una spesa di 5,3 miliardi di euro per gli impianti –è “manna dal cie-lo”: dando per buoni i numeri, il contributo del Comitato olimpico internazionale (Cio),sponsor e merchandising coprirebbero 3,2 miliardi, il resto sarebbe a carico della collettività. Un mare di soldi (consi-derando anche i prevedibili e-xtra) –più di quanto speso in 10 anni per la linea C della me-tro –conditi con la promessa di 170 mila posti di lavoro.All’assegnazione dei Giochi manca poco più di un anno: la concorrenza di Parigi, Los An-geles e Budapest è agguerrita,ma non imbattibile. Ecco allora che per il “generone” romano diventa essenziale avere in Campidoglio un sindaco favorevole al dossier olimpico, come Giachetti. Il candidato Pd ha stilato una lista di priorità per l’economia cittadina: O-limpiadi, stadio della Roma ecompletamento della Metro C. Un tris d’assi capace di stimolare i grandi gruppi imprenditoriali cittadini a sedersi al tavolo da gioco. Se non basta si passa alle minacce: “Se il Pd perde a Roma ho l’impressione che saltino le Olimpiadi”, ha buttato lì Matteo Renzii n tv, a Otto e mezzo.Tra i più interessati al dos-sier olimpico c’è Francesco Gaetano Caltagirone, re del cemento e proprietario del Messaggero. Il progetto Roma2024, infatti, considera prioritario il completamento della Vela, un futuristico palazzetto dello sport progettato da Santiago Calatrava, che sorge su terreni dell’Università di Tor Vergata. I lavori sono partiti nel 2007, la struttura doveva ospitare i Mondiali di Nuoto del 2009. Spesa prevista: 60 milioni di euro. Sono passati 9 anni, l’opera è incompiuta e ora servono 300 milioni per finirla. I cantieri sono della Via-nini, azienda della holding di Caltagirone, che nel lontano 1987 ha siglato una convenzione come concessionario dei la-vori dell’ateneo.E ancora: dietro la Vela sorgerebbe pure il Villaggio Olimpico, dove una volta termi-nati i Giochi le stanze degli a-tleti andrebbero riconvertitein 8 mila alloggi da destinare a studentato e housingso c i a l e .Altri affari per il settore edilecon la creazione di un nuovo quartiere per 20 mila personelì dove il Piano Regolatore nonne prevede. Senza dimentica-re i progetti per finire la MetroC, che vede sempre la Vianini Spa tra i general contractor. ALTRA STRUTTURA “baciata” dal dossier olimpico è la Nuo-va Fiera, costruita nel 2006 dalla Lamaro della famiglia Toti. Costato 330 milioni di euro, il polo fieristico non è mai decollato: distante dalla città e mal collegato, ora è gravato da debiti e problemi strutturali, visto che sorge su un terreno che sprofonda.
Se tutte le promesse per posti di lavoro e benessere si fossero realizzate almeno per metà ora non avremmo problemi di occupazione e di PIL che cresce per decimali.
Dovremmo avere una certa diffidenza istintiva nei confronti dei signori delle promesse, invece siamo sempre punto e a capo.

PS: anche per le riforme costituzionali, altre promesse di benessere col bastone e la carota. Prima la carota: le riforme volute dal governo porteranno stabilità, crescita, dice Padoan. E il ministro Boschi (madrina della riforma) aggiunge: "10 miliardi l'anno" con un risparmio da 500 ml l'anno (smentito dalla ragioneria di Stato).
Se non siete convinti, attenzione al bastone: l'agenzia di rating Fitch (quelle della crisi finanziaria) ci dicono che se non passa il si al referendum dobbiamo aspettarci dei rischi di natura politica.
Nel 2011 la guerra al governo Berlusconi, che stentava a portare avanti le stesse riforme (meno diritti, meno tutele) si faceva a colpi di spread.

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