27 agosto 2016

La terra trema (tremava ieri e lo farà anche domani)

Sono stanco di vedere persone piangere la morte di parenti e amici, di fronte alla casa che non c'è più.
Sono stanco di vedere migliaia di persone correre per aiutare la popolazione colpita da catastrofi naturali (in cui però le cattive amministrazione hanno pure contribuito).
Sono stanco di vedere cattivi giornalisti accorrere sul luogo della tragedia per raccontare la solita tv del dolore.

Il terremoto in centro Italia del 24 agosto passato è stato come uno schiaffo in pieno volto che ha scosso il paese intorpidito dalle vacanze e dalle sterili polemiche agostano (il burkini, la riforma costituzionale, gli annunci sulle tasse).

Tempo poche ore e mentre ancora si contavano i dispersi e le immagini dei vigili del fuoco raccontavano di paesi che sembravano usciti da un bombardamento, in rete e sulle agenzie era già un profluvio di dichiarazioni, commenti, speculazioni, attacchi politici (strumentali). Gente che sapeva tutto e che tutto capiva.

I 33 euro per i profughi, ospitati negli alberghi mentre gli italiani erano confinati nelle tende.
I soldi da prendere i soldi delle scommesse al lotto.
Speriamo che questa volta non facciano un altro processo alla scienza.
A chi rinfacciava (come Antonello Caporale sul Fatto Quotidiano tra gli altri) come in Italia si spendano soldi per grandi opere mentre per la messa in sicurezza del paese si spende poco e male, veniva dato dell'avvoltoio, gente che campa sulle disgrazie, uno sciacallo.

Viene in mente quello che raccontava Marco Paolini nello spettacolo sul Vajont:
Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d'acqua e l'acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi. ...”.

Così scriveva un giornalista famoso nei giorni successivi la frana Dino Buzzati. E chi invece, come Tina Merlin, puntava il dito sulle responsabilità della Sade, dell'Enel, dei tecnici che non avevano controllato e ignorato gli allarmi, veniva chiamato sciacallo (Merlin scriveva per l'Unità).

Niente polemiche, per favore, ora serve il clima di unità nazionale.
Per fare cosa però?
Assistere ad un'altra sceneggiata elettorale come quella vista all'Aquila nel 2009? Con altre new town (che ora per altro nessuno vuole, nemmeno quei ministri che anche allora erano al governo)?
Per continuare a costruire o ristrutturare case senza rispettare criteri?

Perché, pure questo ho letto, mica possiamo mettere in sicurezza tutto il paese, i borghi antichi, le chiese medioevali ..

Mauro Favale e Giuliano Foschini su Repubblica
Ma anche sulle case costruite cinquanta o cento anni fa si possono fare interventi mirati per renderle meno vulnerabili alle scosse.
E poi ci sono gli edifici pubblici, le scuole, gli ospedali.
Ad Amatrice (lo ha scritto Mauro Favale su Repubblica) si sono spesi 500mila euro per avere una scuola antisismica che poi è crollata su sé stessa. Di notte, senza bambini dentro.
Ad Accumoli si è ristrutturato un campanile tre volte, che poi crollando ha ucciso un bambino di pochi mesi.

Cosa vogliamo fare? Continuare per qualche settimana con la tv del dolore, le prime serate, gli annunci si soldi stanziati (sempre troppo pochi e poco controllati)?
Vogliamo rifare un altra L'Aquila? Sfruttare nuovamente la tragedia per fare campagna elettorale (sia pro che contro il governo, intendo)?

Oppure iniziare a pensare alle costruzioni in modo diverso.
Mettendo regole chiare su come costruire e controlli certi. Dove i processi per capire le responsabilità non vengono spazzati via dalla prescrizione.
Regole che devono essere rispettate da tutti, dai costruttori dell'Ance (che forse potrebbero controllare meglio come lavorano i loro iscritti), dai comuni e anche dai cittadini.
Trovando soldi a partire dalle grande opere, inutili in un paese con questi problemi idrogeologici, sismici (e con parte del sistema ferroviario a binario unico ancora).
Va anche bene il modello Expo per la ricostruzione dei paesi, magari controllando chi prende i soldi, i lavori che fa (le new town sono state uno spreco e ora cadono a pezzi) e senza appalti diretti modello Bertolaso.


Ma non fateci più assistere a queste scene. I terremoti continueranno ad esserci e purtroppo anche la stupidità di quanti commentano senza conoscere nulla, l'avidità di quanti speculano su terremoti (e frane e alluvioni).

Lunedì prossimo, Presadiretta nella prima puntata della serie che si occuperà della morte di Giulio Regeni, aprirà con uno speciale sul terremoto.
Da giornalisti (veri) si porranno delle domande: "Perche così tanti morti? Perché così tante distruzioni? Si potevano evitare?".

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