A
Venezia, nella sua bellezza concentrata di acqua e pietra, i destini
si sfioravano a migliaia ogni santo giorno.
A volte si incrociavano o
entravano in rotta di collisione e finivano per fondersi.
Incipit
Venezia stazione ferroviaria di Santa Lucia.
Fu il rumore disinvolto e arrogante dei tacchi ad attirare la sua attenzione sulla donna. Si voltò quasi di scatto e la vide avanzare fendendo il folto gruppo di passeggeri che erano appena scesi da un treno ad alta velocità proveniente da Napoli. L'uomo ebbe il tempo di osservare la falda del soprabito primaverile che si apriva ad ogni passo, permettendo un'occhiata fugace alle gambe dritte e tornite, messe bene in mostra da un vestito corto e leggero. Nel momento in cui la sconosciuta gli passò accanto, spostò lo sguardo sul volto, che giudicò non troppo attraente ma interessante. Poi i suoi occhi si abbassarono sulla borsa. Una preziosa e leziosa Legend in vitello martellato, costoso modello di Alexander McQueen. Quest'ultimo dettaglio lo spinse a seguirla.
Un serial killer
con la passione delle borse delle donne, un piccolo mondo da
collezionare e per cui val la pena uccidere. Mescolandosi in mezzo
alla folla, come un turista qualsiasi in gita per le città europee.
Un gruppo
clandestino di ex agenti dei servizi che si sono messi in proprio,
stanchi di asservire governi fintamente democratici.
E un altro gruppo,
clandestino anche lui, di agenti dei servizi dei paesi democratici
che dà la caccia a questi.
In mezzo Venezia,
la città dell'amore e dei turisti mordi e fuggi che sbarcano dalle
grandi navi, una bella signora con la “sua
bellezza concentrata di acqua e pietra” e dove “i destini si
sfioravano a migliaia ogni santo giorno. A volte si incrociavano o
entravano in rotta di collisione e finivano per fondersi”.
I destini che si
incrociano in questa Venezia sono quelli dei protagonisti di questo
nuovo romanzo di Massimo Carlotto, un thriller dove la tensione
non cala mai dall'inizio alla fine e dove si mescola la guerra
tra spie senza esclusioni di colpi, la criminalità organizzata che
ormai è diventata come uno stato sovrano con un suo esercito e con
la sua rete di agenti.
In mezzo a questa
guerra finiscono, quasi per caso, il serial killer che dà il titolo
al libro e un ex poliziotto, commissario alla Mobile, cacciato dal
corpo dopo una brutta inchiesta di corruzione che gli ha portato via
tutto. Il lavoro che amava (era a capo della sezione Omicidi nella Mobile) e la famiglia.
“Venezia è la città sbagliata per coloro che finiscono sulla bocca di tutti.Non esistono auto, la gente si muove a piedi, si incontra e parla, commenta, ricama sulle notizie con un'abilità perfezionata nei secoli.
Isabella lo aveva lasciato e si era trasferita con Beatrice a Treviso, con il proposito di dimenticare, di ricostruirsi una normalità senza essere costretta ad abbassare gli occhi.Lui invece era rimasto. Per pagare fino in fondo quello sbaglio che gli aveva rovinato la vita. Al contrario della moglie non distoglieva mai lo sguardo, si limitava ad annuire a tutti coloro che lo fissavano con severità..”.
Il poliziotto si
chiama Pietro Sambo e l'assassino seriale si chiama Abel
Cartagena, almeno questa è l'identità ufficiale, nella vita di
tutti i giorni, da storico della musica. Ma dietro questa si nasconde
uno psicopatico, insensibile al dolore altrui, incapace di provare
alcuna empatia per le persone e invece abilissimo nel mentire, nel
manipolare le persone, di cui se ne serve per il suo obiettivo.
Individuare una
donna con una borsa particolare e ammazzarla, senza lasciare tracce,
senza lasciare firme. Solo per poter poi compiere, nella calma della
sua tana, il rituale che consiste nell'osservare tutti gli oggetti
delle borse, come se dovesse entrare nella vita delle vittime …
Le vite di Pietro Sambo e del turista e di si incrociano per un
errore di quest'ultimo che uccide, proprio a Venezia, un'agente della
squadra clandestina che dà la caccia ai “Liberi
professionisti”.
Cesar si alzò a sua volta. «Lo ha riconosciuto?» domandò stupito della reazione dell'italiano.L'ex commissario indicò il volto sullo schermo.
«Porca puttana è lui. Non ci posso credere.»
«Lui chi?» lo incalzò Cesar esasperato.
Sambo, ancora sbalordito impiegò qualche istante a rispondere: «Il turista».
Pietro Sambo, nonostante sia finito ai margini, lontano dal suo
lavoro, è uno che conosce la città come pochi e per questo viene
contattato da questa squadra dei servizi, che non esiste
ufficialmente.
«Facciamo parte di un piccolo gruppo franco-italo-spagnolo nato da un accordo segreto tra i servizi di intelligence dei rispettivi paesi.»
«Una struttura clandestina», commentò Pietro.
«Sì» ammise Mathis. «Noi non esistiamo. Abbiamo finto di andare in pensione, di licenziarci ..»
«A che scopo?» lo incalzò l'italiano.
Rispose Cesar: «Individuare ed eliminare fisicamente i membri di un'organizzazione altrettanto clandestina formata da transfughi di vari servizi segreti che si sono messi a disposizione della criminalità organizzata».
«Danno la caccia agli infiltrati, alle spie, ai pentiti e ai testimoni sotto protezione. E li uccidono» aggiunse Mathis, «oltre naturalmente a eliminare poliziotti, giudici e tutti coloro che sono un obiettivo troppo difficile per le mafie».
La voglia di riscattarsi, la volontà
nel tenere pulita la sua città, lo portano ad accettare l'incarico,
pur sapendo che quando ci sono di mezzo agenti e servizi, non ci si
può fare troppi scrupoli nel combattere il nemico.
Specie se il nemico, in questo caso, ha
due volti. Quello spaventoso del killer, il manipolatore, il freddo
assassino, secondo cui “la
menzogna è l'unica moneta di scambio che abbia valore fra gli esseri
umani”.
E
quello altrettanto spaventoso dei “Liberi professionisti”:
«Noi non abbiamo padroni, per questo ci facciamo chiamare i Liberi Professionisti» si decise infine a chiarire.
«Abbiamo servito Stati e regni, abbiamo contribuito a impedire che questo pianeta potesse progredire per conto uomini corrotti e malvagi che fingevano di rappresentare democrazie. Spesso psicopatici come lei, signor Cartagena. Ma poi ci siamo stancati di essere sacrificati in nome di ideali inesistenti o, peggio, per un'enorme ipocrisia chiamata ragion di Stato, e ci siamo messi in proprio.»
Pietro Sambo, che aveva giurato
che non sarebbe più sceso a compromessi, dopo l'errore che gli è
costato alla carriera, deve ora decidere in questa guerra quale dei
due nemici sia quello da combattere per primo. In questa battaglia
non si può salvare la propria coscienza, tenere la mani pulite, fare
le cose secondo le leggi.
Anche per salvare una vecchia amica in
polizia, dovrà prendere una decisione importante per la sua vita.
Forse Venezia è salva, e il sangue che
ha sporcato la pietra della città potrà essere lavato via.
Ma la guerra personale di Pietro
Sambo è appena cominciata e continueremo a leggerla nei prossimi
racconti di Massimo Carlotto!
In questo romanzo c'è dentro tutto
il Massimo Carlotto che conosciamo: quello che ci ha raccontato
della mala nel Veneto, del tessuto marcio dentro la politica e
dell'affarismo di una classe imprenditoriale.
C'è la criminalità organizzata che,
se la vuoi veramente combattere, devi saper scendere a compromessi,
sapendo che ti sporcherai le mani e che poi farai fatica a guardarti
allo specchio.
Per la prima volta incontriamo un
serial killer che, diversamente da altri romanzi sull'argomento, ci
viene raccontato da dentro il suo mondo, dentro la sua mente. Un
pazzo che continueremo ad incontrare pericolosamente nel mondo (e
pure in compagnia).
E, infine, il mondo dei servizi. Che
non hanno remore a servirsi anche di criminali pericolosi come il
nostro “Turista”, rendendosi di fatto quasi indistinguibile dalla
vera criminalità. Venezia in questo libro è raccontata in modo
diverso dai soliti canoni del turismo di massa (che spesso mostrano
uno scenario fasullo): le sue calli diventano terreno di scontro dei
cattivi e quello dei cattivi per una “ragione di Stato” che
spesso è usata per le guerre sporche che i governi chiedono loro:
Pietro l'aveva fissato con sospetto. «Se è così comune, significa che la usate anche voi, che lo Stato italiano permette che il suo personale possa violare le persone.»
L'altro scosse la testa. «Io non riesco ad inquadrarti Sambo, sei un ottimo elemento ma a volte sembri così stupido. Lo Stato? Ma di che cazzo stai parlando?»
Inedita
l'ambientazione, inedito l'inserimento di un serial killer come la
sperimentazione nel terreno del thriller, ancora una volta Massimo
Carlotto riesce a reinventare un genere e a costruire un personaggio
seriale che si aggiunge all'Alligatore e Giorgio Pellegrini.
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