Il prologo
Domenica 23 luglio fu un giorno memorabile per lo sport. Sul campetto in erba vicino alle scuole cinque ragazzetti del paese sfidavano una compagine di villeggianti: i due fratelli Ferrari di Genova, Alessio Maltagliati di Torino, Christian Wasserman – bomber svizzero con un sinistro magico e un destro vergognoso – e Francesco Farris, che era nato lì, però da padre sardo.Ma non fu la partita a entrare nella storia. Forse perché si ripeteva una sera sì e l'altra pure.
Estate 1989, il muro di Berlino è
ancora lì, Andreotti si appresta a presentare il nuovo governo al
presidente Cossiga, Madonna (la cantante) appare nel primo video,
nella radio si ascoltano le canzoni di Bon Jovi e al tour de France
ha vinto Greg LeMond.
Ma a Lamon, paesino in provincia
di Belluno a 600 metri sopra il livello del mare tutto questo è
lontano. Alla fine di quella partitella, paesani contro villeggianti
(che per la cronaca si chiuderà con la vittoria dei paesani)
succederà un fatto che cambierà la vita ai protagonisti della
storia. A due in particolare: Luca Ferrari e al fratellino
Giorgio quando, nel bosco per cercare il famoso Tasso, si imbattono
in qualcosa o qualcuno che è lì e li osserva.
Fu allora che accadde.Nella semioscurità, osservando il disegno dei tronchi e dei rami, Luca si rese conto che qualcosa non andava. All'inizio era una sensazione sfuggente, poi guardò meglio e distinse un albero dai contorni irregolari.C'era qualcosa. Una sagoma che doveva già essere entrata da un po' nel suo campo visivo, ma lui non se n'era accorto. Sembrava una figura in piedi, vicina al tronco di un abete. No, non era vicina, era..Avvinghiata.
Con chi parlare di
questa scoperta? Coi genitori forse, che però sono sempre in lite,
Luca percepisce una brutta tensione tra mamma e papà, per il lavoro
di quest'ultimo. Magistrato a Genova, uno di quelli che si porta il
lavoro, le preoccupazioni (e a volte anche i pericoli) anche a casa.
Togliendo tempo e serenità alla famiglia.
“.. era così che
faceva papà, sembrava un palloncino troppo gonfio, eppure non
esplodeva mai.”
Chi era quella
figura nel bosco, allora? Forse il Mussat, l'uomo nero che vive nei
boschi, o forse il matto della leggenda che raccontano i vecchi nel
paese come la nonna.
Ma in realtà, al
piccolo Luca, quella storia passa subito in secondo piano: in
quell'estate del 1989 che è destinata a cambiare la sua vita ci sono
altri problemi, per come possono sembrare per un bambino che sta
entrando nell'adolescenza.
C'è la scoperta
del corpo delle donne e di come questi inizi a “turbare”
il suo animo e a portare certi effetti in mezzo alle gambe. Osservare
il seno che sboccia sotto le magliette attillate delle amiche.
L'emozione del primo giornaletto erotico (vi ricordate di Blitz?
Il giornale, non la trasmissione di Minà) rubato in edicola e
portato a casa. E sfogliato. Tutti quei corpi, quelle donne nude,
quei seni..
La prima volta in
cui Luca scopre il piacere della masturbazione:
Arrivò in fondo al giornale, dove c'era Sabrina Salerno con una maglia trasparente. Infine, la foto di Serena Grandi con le calze a rete e il resto del corpo nudo.Luca continuò a toccarsi, sempre più forte, provando una sensazione di calore che cresceva e diventava invincibile.[..]Rimase immobile almeno un minuto, un soldato paracadutato in territorio nemico che teme di muoversi per paura di un cecchino.Con cautela infilò la mano dentro le mutande.Non capì tutto, ma capì molto. Più di ogni altra cosa capì che da quel momento la sua vita non sarebbe stata più la stessa.
Ci sono le ragazze:
Luca è segretamente innamorato di Chiara, la bella ragazza dai
capelli neri e ondulati, ma poi scopre il piacere del primo bacio con
Marica. Un'altra ragazza della compagnia, amica di Chiara, di cui
però non è innamorato e che fa per lui la prima mossa, grazie a
quella Forza misteriosa che tutto muove nell'universo senza che tu lo
voglia:
“Fu lei ad avvicinarsi, quasi avesse capito che Luca era un paracadutista cui serviva una spinta per volar giù dal boccaporto, altrimenti sarebbe rimasto lì, seduto e inerte fino alla mattina dopo e forse il giorno dopo e quello dopo ancora. Incapace di decidersi, di capire cosa voleva.Invece le bocche si trovarono, le lingue s'intrecciarono con un misto di incertezza e di frenesia...”
E poi c'è
l'invidia verso Samuele, un altro ragazzo di Lamon, più bravo a
calcio, più bello, meglio vestito, col motorino e, soprattutto, a
Chiara piace Samuele:
“Era vero, era innegabile: Luca lo invidiava. Invidiava tutto di Samuele: il fisico, i capelli, il Califfone, il modo con cui giocava a pallone e quello in cui si vestiva, persino il fatto che era nato prima di loro”.
Alzi la mano ora quanti maschietti si
sono riconosciuti in quanto scritto sopra: forse un po' tutti quelli
che come me sono attorno ai quaranta sono stati come Luca.
I rapporti con le ragazze, il senso di
imbarazzo nei primi approcci, l'invidia verso quelli col motorino,
quelli più bravi con le ragazze, quelli più bravi a calcio.
Che conoscevano tutti i calciatori,
tutti i modelli delle auto, che vestivano come prescriveva la moda.
I jeans Levi's, le magliette col
marchio, le scarpe da tennis di marca per finire col gel e
l'orecchino.
Non c'è solo il Mussat, o il
licantropo che vive nel mondo, a turbare l'immaginazione di Luca e
del piccolo Giorgio. C'è anche qualcos'altro: quella macchina nera,
o forse blu scuro, che una notte sembra volerlo seguire:
“Di colpo l'auto si fermò, restando col motore accesso. Luca si voltò e vide la portiera aprirsi. Il conducente scese con uno scatto, gettò a terra la sigaretta. Il viso era solo una macchia bianca sotto la visiera del cappellino”.
Forse era solo una persona che voleva
fermarsi lì, forse non era niente. E se invece quella persona fosse
lì per suo padre. Per il lavoro di suo padre. Perché Luca non è
stupido, ha sentito quelle discussioni tra i genitori, la mamma che
rimproverava al marito le sue assenze, la sua troppa dedizione al
lavoro. E la tensione che cresce in famiglia.
E la madre che se ne esce da sola, per
un corso di cucina, ma tutta profumata e quella gonna troppo corta ..
Il mondo, anche il quieto mondo di
Lamon dove tutto è tranquillo e non succede mai nulla, inizia a
diventare troppo complicato per Luca. Tocca a lui indagare su quei
misteri, assieme ai suoi amici: Alessio e le sue magliette
stravaganti, Marica e Chiara e perfino Samuele. Il ragazzo della sua Chiara.
“Lamon era una bolla di serenità infrangibile. Ma adesso erano arrivati il bosco, due ragazze e lo sconosciuto a bordo di una macchina nera.La bolla si era crepata e Luca temeva che stesse per frantumarsi in mille pezzi.”
Nonostante il padre
gli abbia spiegato come, nel lavoro di indagine, “la verità si
nasconde proprio nei particolari”, Luca si lancia con troppo
entusiasmo nella sua indagine, per proteggere il padre e per dimostrare a tutti di essere grande abbastanza, arrivando a rischiare la propria vita
e quella dei suoi amici.
Scoprirà, Luca, come il pericolo non si nasconda nel bosco ma fuori. Perfino
in casa, per le cose non dette per le distanze che “crescevano
inesorabili fra tutti loro”.
“Non devi
dirlo a nessuno” è un romanzo di formazione che ho letto tutto
d'un fiato, emozionandomi e divertendomi come se fossi io a fianco di
Luca.
Tutti noi, almeno
quelli della mia generazione, adolescenti negli anni '80, si
ritroveranno dentro certi episodi, provando una sorta di deja vu.
Perché in questo romanzo c'è dentro l'amicizia, il senso di
protezione, l'amore (quello che fa sentire come le farfalle nella
pancia), il senso di inadeguatezza nei confronti degli altri.
Ci sono dentro le
paure: le paure adolescenziali che devi imparare ad affrontare, le
paure della vita che ti fanno cresce in “quello strano momento
dell’adolescenza in cui non sei più bambino ma non credi ancora in
te stesso. Se mai ci crederai, da grande ..” (Mauro
Garofalo, «nòva - Il sole 24 ore»)
C'è dentro il
rapporto coi genitori. Il bisogno di un rapporto franco coi genitori.
Di una parola di conforto o di una parola di aiuto.
C'è un finale che è dolce e amaro in
questo racconto, la lezione imparata alla fine dell'avventura:
“Stava imparando che la vita non andava quasi mai come volevi, la vita era una pietra che rotolava sotto la spinta di quella Forza misteriosa che poteva chiamarsi un giorno sfiga, un altro fortuna, un altro caso. O tutt'e tre insieme.
La fortuna se ne fregava di quanto desideravi e facevi: agiva con la stessa indifferenza delle montagne, ma con la brutalità di un assassino venuto da lontano per ucciderti. La vita era ciò che capitava nello spazio tra i tuoi sogni e l'indifferenza di quella Forza, tra il tuo impegno e i suoi colpi menati alla cieca”.
La bella recensione di Mauro
Garofalo su Nova.
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