Prima dell'inchiesta sul mondo della
plastica, la consueta puntata di “Indovina chi viene a cena”:
quando beviamo un caffè, rischiamo di prenderci anche i
pesticidi?
Anche nel caffè defecato, che costa 6
euro a tazzina: da quando è esplosa la moda, il povero Zibecco è
costretto a vivere in prigionia.
Un caffè che viene dai paesi poveri e
le cui variazioni di prezzo al consumatore non sono giustificabili.
80 euro al kg, quello di George
Clooney.
Servirebbe più trasparenza sui costi
del caffè: il prezzo in Brasile va da 2 a 4 euro al kg, che poi
viene spedito alle aziende che lo tostano.
Purtroppo la tracciatura del caffè è
opaca: quello di qualità robusta arriva dal Vietnam, altre qualità
come l'arabica arrivano dal Brasile, paese che usa più diserbanti al
mondo, anche il Glifosato.
Che è stato classificato come
cancerogeno: quando beviamo un caffè, cosa beviamo?
Sabrina Giannini ha incontrato un
ricercatore che sta studiando le correlazioni tra malattie e
pesticidi.
E cosa succede col caffè importato in
Italia: quando arriva a Triste, si preleva una quota in modo casuale
da controllare. Quantità minima, se si tiene conto dei pesticidi.
Ancora più preoccupante che non si controllino tutti i pesticidi
oggi usati.
Come il Glifosato: manca
l'attrezzatura, dicono a Trieste. Ma Illy avrebbe respinto quote di
caffè importato, che hanno controllato da sé, su più principi
attivi.
Perché non si importa caffè
biologico? Quello coltivato da aziende che rispettano le condizioni
di lavoro dei raccoglitori di caffè.
Che spesso lavorano, nella stagione
della raccolta, in stamberghe vicino alle piantagioni.
Come schiavi.
C'è molto lavoro nero e sembra che
vada sempre peggio …
Ma per la Nestlè gli affari vanno
bene, col caffè in capsule: niente intervista per la Nestlé e
nemmeno Clooney ha accettato di parlare con la giornalista.
Eppure la multinazionale non è in
grado di stabilire da chi acquisti il caffè, siccome ricorre a
fornitori: potrebbe delegare i controlli ad un ente terzo.
Come fa Illy, che monitora tutta la
filiera, così dice.
Eppure il ministero del lavoro
brasiliano ha rilevato delle infrazioni in alcune delle aziende che
hanno raggiunto la finale del premio come miglior produttrice: forse
ora sono state espulse.
I consumatori sono disposti a spendere
di più, in nome di un maggior rispetto delle condizioni di lavoro,
di una maggiore sostenibilità della produzione.
E questo le aziende lo sanno: non sono
motivate da questioni etiche, ma solo per soddisfare la richiesta
delle persone.
La plastica avvolge tutto e tutte le
plastiche rilasciano molecole di sostanze tossiche.
Di alcune di queste sappiamo la soglia
massima, che possiamo assimilare: ma a fine giornata, è la somma che
fa il totale. Meglio saperle le cose, che rimanere nell'ignoranza.
Si parte dalla tenda per le docce: se
in pvc può essere tossica, col calore dell'acqua.
Quella delle bottiglie si chiama PET:
una materia resistente, prodotta per condensazione nei forni.
Dove possono rilasciare delle sostanze
tossiche, che potrebbero migrare dentro l'acqua che mettiamo nella
bottiglia. Antimonio, fenantrene, e altri 29 composti, che
aumentavano con la temperatura e col tempo di contatto tra acqua e
plastica.
Come succede quando si lasciano le
bottiglie nei depositi.
Non sempre i controlli sono
sufficienti, anche ricorrendo ad enti terzi: la legge stabilisce i
limiti delle sostanze tossiche (60 mg per litro) che possono migrare
nell'acqua.
Ma sono limiti che un docente di igiene
contesta: le sostanze volatili vanno via e non sono contate.
Nella plastica si confezionano salumi,
formaggi, olive, insalate: gli inchiosti possono migrare nelle
sostanze?
Dei coloranti usati si sa poco, perché
non essendo in contatto con i prodotti, non ci sono vincoli e non c'è
obbligo di inserire la composizione.
Le analisi sulle stampe e sugli
inchiostri non si fanno, racconta un consulente per le aziende
rimasto in incognito.
Alla Albertazzi usano una tecnica che
ricorda quella delle vecchie rotatorie: su un film sono stampati gli
inchiostri.
Servono controlli, sulle ammine
aromatiche, consiglia il consulente: ma sono fatti su base annuale.
Un'altra azienda non usa solventi ma
raggi ultravioletti: anche qui le analisi sono fatte all'esterno.
La legge dice che si devono fare i
controlli ma non stabilisce quanti.
E ci sono poi le aziende dove la merce
è stoccata fuori, dove sul tetto c'è amianto. Un'altra ancora, che
imballava prodotti per latticini, lavorava in condizioni di igiene
scarse.
“La visita dei NAS sarebbe
necessaria” chiosava Gabanelli.
A fine giornata, quanta plastica ci
siamo mangiati?
Lo yougurt, il caffè, il tonno in
lattina, il minestrone surgelato … Tutti questi imballi e utensili
che vengono in contatto col cibo, cedono qualcosa all'alimento.
Ci sono venti sostanze del polimero,
additivi, che entrano in contatto col cibo: anche gli Iftalati.
Sono usati per dare al polimero la
caratteristica della elasticità: il professor Bonaga ha cercato
questa sostanza in confezioni di formaggi, trovando quantità di
Iftalato in quantità superiore alla soglia.
Sin dalla mungitura, dove i tubi e il
contenitore sono in plastica.
Le buste per i formaggi grattugiati.
Il cibo dei fast food.
Cosa sono gli Iftalati: sono
inquinati persistenti e sono interferenti endocrini. Una sostanza che
si traveste come un ormone, si fanno prendere dal corpo come un
estrogeno, creando uno scompiglio.
Anche nella bustina del Te, il te che
prendiamo la mattina, si trova questa sostanza: tutto questo non per
fare allarmismo, ma per informare.
Gli Iftalati sono stati trovati nei
pasti preparati, nelle scuole e negli ospedali: ma qual è la dose
massima tollerabile?
Esiste un limite massimo giornaliero,
che è calcolato su un adulto di 60 kg: e per i bambini, per chi sta
sotto questo peso?
L'istituto Ramazzini ha analizzato un
Iftalato usato per profumi e lo ha iniettato in topi: le ratte non
producevano latte per i loro piccoli, ovvero queste sostanze
provocavano dei danni alle ghiandole mammarie.
Forse andrebbe vietato nelle sostanze
che vanno a contatto col cibo.
Altra sostanza a rischio il
Bisfenolo A, che si trova nel packaging di bottiglie per il
latte: è stato vietato nei biberon e nei ciucci. Ma può essere
usato nelle plastiche a contatto con gli alimenti, anche quelli per
l'infanzia.
Eppure non si trova traccia di
Bisfenolo nelle confezioni: si trova nella resina che ricopre le
lattine, nelle bevande al cioccolato, nel sale in carta riciclata, in
succhi di frutta.
Si può trovare anche nella plastica
dei dispositivi medici, anche in quelli usati per i bambini
prematuri.
L'autorità europea per la sicurezza
dovrebbe vietare il bisfenolo A: per il momento ha ridotto la
dose quotidiana, ma poi la Commissione Europea ha lasciato i vecchi
limiti negli imballaggi.
Nel frattempo la Francia lo ha vietato
nei prodotti alimentari. In Olanda ne stanno studiando gli effetti
sull'organismo e hanno chiesto all'Europa di rivedere la quota
massima.
Proprio in Olanda, nella raffineria
della Shell, si produce il Bisfenolo A.
Per un principio di precauzione,
considerando che questi polimeri si trovano anche nei piatti per i
bambini, dovremmo chiedere la sua eliminazione.
Ma l'Europa non ha mai vietato la
Formaldeide nei prodotti per cibo: quanti anni ci vorranno ancora per
stabilirne la pericolosità?
Piccoli accorgimenti: non
riutilizzare le bottiglie di plastica, usare i piatti in plastica con
cibi freddi, usare utensili in legno o acciaio.
Il profumo va messo sui vestiti e non
sulla pelle...
Le padelle in pietra.
Sul mercato si trovano le padelle in
pietra: hanno un rivestimento di pietra, anche lavica, dicono.
La padelle in pietra in realtà non
sono in pietra: una truffa, sostiene il presidente di Assuflon.
Hanno solo un rivestimento anti
aderente.
Che contiene il PFOA, una
sostanza persistente, presente nell'ambiente e anche nel nostro
sangue.
Che può essere dannoso per il nostro
organismo.
Oggi cosa viene usato al posto del
PFOA: nemmeno alla Alluflon lo sanno, la Chemours non glielo ha
comunicato.
GENX è il nome della nuova sostanza
usata dalla Chermours che il tossicologo De Boer comunque ritiene
comunque pericoloso, essendo una sostanza simile.
Esiste un appello contro le PFAS: una
polvere bianca, usata per rendere i prodotti impermeabili e
resistenti ai grassi.
Oggi si suppone che provochi malattie
come il cancro: nel vicentino la falda sarebbe inquinata dagli
scarichi industriali della Mitemi.
Che si è difesa dicendo di aver sempre
rispettato la legge: peccato però che la legge si sia accorta tardi
della pericolosità di questi polimeri.
Dovremmo tornare all'acciaio Inox, il
vetro e magari tornare a consumare cibi freschi.
Secondo Lancet la stima dei costi
sanitari per le malattie della plastica è di 340 milioni.
Per il merito: Ismea
e il sub commissario che viene dalla produzione delle scarpe.
Il ministro Martina ha nominato un
imprenditore toscano.
Diventato famoso per aver regalato una
paio di scarpe a Renzi, oltre ai 25mila euro alla fondazione Open.
Ed è anche entrato nel CDA di MPS, ai tempi di Mussari.
E le competenze in tema di agricoltura?
Forse per concedere fondi agli imprenditori agricoli non serve
conoscerla, ma come si fa a distinguere progetti buoni da quelli
cattivi?
In attesa dei conti, la gestione
ordinaria è peggiorata (nel 2014): vedremo come sono i conti del
2015.
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Mi raccomando, siate umani