25 ottobre 2016

Report – l'età della plastica (e l'agricoltura e l'acqua pubblica)

Prima dell'inchiesta sul mondo della plastica, la consueta puntata di “Indovina chi viene a cena”: quando beviamo un caffè, rischiamo di prenderci anche i pesticidi?
Anche nel caffè defecato, che costa 6 euro a tazzina: da quando è esplosa la moda, il povero Zibecco è costretto a vivere in prigionia.
Un caffè che viene dai paesi poveri e le cui variazioni di prezzo al consumatore non sono giustificabili.
80 euro al kg, quello di George Clooney.
Servirebbe più trasparenza sui costi del caffè: il prezzo in Brasile va da 2 a 4 euro al kg, che poi viene spedito alle aziende che lo tostano.
Purtroppo la tracciatura del caffè è opaca: quello di qualità robusta arriva dal Vietnam, altre qualità come l'arabica arrivano dal Brasile, paese che usa più diserbanti al mondo, anche il Glifosato.
Che è stato classificato come cancerogeno: quando beviamo un caffè, cosa beviamo?

Sabrina Giannini ha incontrato un ricercatore che sta studiando le correlazioni tra malattie e pesticidi.
E cosa succede col caffè importato in Italia: quando arriva a Triste, si preleva una quota in modo casuale da controllare. Quantità minima, se si tiene conto dei pesticidi. Ancora più preoccupante che non si controllino tutti i pesticidi oggi usati.
Come il Glifosato: manca l'attrezzatura, dicono a Trieste. Ma Illy avrebbe respinto quote di caffè importato, che hanno controllato da sé, su più principi attivi.

Perché non si importa caffè biologico? Quello coltivato da aziende che rispettano le condizioni di lavoro dei raccoglitori di caffè.
Che spesso lavorano, nella stagione della raccolta, in stamberghe vicino alle piantagioni.
Come schiavi.
C'è molto lavoro nero e sembra che vada sempre peggio …
Ma per la Nestlè gli affari vanno bene, col caffè in capsule: niente intervista per la Nestlé e nemmeno Clooney ha accettato di parlare con la giornalista.
Eppure la multinazionale non è in grado di stabilire da chi acquisti il caffè, siccome ricorre a fornitori: potrebbe delegare i controlli ad un ente terzo.
Come fa Illy, che monitora tutta la filiera, così dice.
Eppure il ministero del lavoro brasiliano ha rilevato delle infrazioni in alcune delle aziende che hanno raggiunto la finale del premio come miglior produttrice: forse ora sono state espulse.

I consumatori sono disposti a spendere di più, in nome di un maggior rispetto delle condizioni di lavoro, di una maggiore sostenibilità della produzione.
E questo le aziende lo sanno: non sono motivate da questioni etiche, ma solo per soddisfare la richiesta delle persone.

La plastica avvolge tutto e tutte le plastiche rilasciano molecole di sostanze tossiche.
Di alcune di queste sappiamo la soglia massima, che possiamo assimilare: ma a fine giornata, è la somma che fa il totale. Meglio saperle le cose, che rimanere nell'ignoranza.

Si parte dalla tenda per le docce: se in pvc può essere tossica, col calore dell'acqua.
Quella delle bottiglie si chiama PET: una materia resistente, prodotta per condensazione nei forni.
Dove possono rilasciare delle sostanze tossiche, che potrebbero migrare dentro l'acqua che mettiamo nella bottiglia. Antimonio, fenantrene, e altri 29 composti, che aumentavano con la temperatura e col tempo di contatto tra acqua e plastica.
Come succede quando si lasciano le bottiglie nei depositi.

Non sempre i controlli sono sufficienti, anche ricorrendo ad enti terzi: la legge stabilisce i limiti delle sostanze tossiche (60 mg per litro) che possono migrare nell'acqua.
Ma sono limiti che un docente di igiene contesta: le sostanze volatili vanno via e non sono contate.
Nella plastica si confezionano salumi, formaggi, olive, insalate: gli inchiosti possono migrare nelle sostanze?
Dei coloranti usati si sa poco, perché non essendo in contatto con i prodotti, non ci sono vincoli e non c'è obbligo di inserire la composizione.
Le analisi sulle stampe e sugli inchiostri non si fanno, racconta un consulente per le aziende rimasto in incognito.

Alla Albertazzi usano una tecnica che ricorda quella delle vecchie rotatorie: su un film sono stampati gli inchiostri.
Servono controlli, sulle ammine aromatiche, consiglia il consulente: ma sono fatti su base annuale.

Un'altra azienda non usa solventi ma raggi ultravioletti: anche qui le analisi sono fatte all'esterno.
La legge dice che si devono fare i controlli ma non stabilisce quanti.

E ci sono poi le aziende dove la merce è stoccata fuori, dove sul tetto c'è amianto. Un'altra ancora, che imballava prodotti per latticini, lavorava in condizioni di igiene scarse.
La visita dei NAS sarebbe necessaria” chiosava Gabanelli.

A fine giornata, quanta plastica ci siamo mangiati?
Lo yougurt, il caffè, il tonno in lattina, il minestrone surgelato … Tutti questi imballi e utensili che vengono in contatto col cibo, cedono qualcosa all'alimento.
Ci sono venti sostanze del polimero, additivi, che entrano in contatto col cibo: anche gli Iftalati.
Sono usati per dare al polimero la caratteristica della elasticità: il professor Bonaga ha cercato questa sostanza in confezioni di formaggi, trovando quantità di Iftalato in quantità superiore alla soglia.
Sin dalla mungitura, dove i tubi e il contenitore sono in plastica.
Le buste per i formaggi grattugiati.
Il cibo dei fast food.

Cosa sono gli Iftalati: sono inquinati persistenti e sono interferenti endocrini. Una sostanza che si traveste come un ormone, si fanno prendere dal corpo come un estrogeno, creando uno scompiglio.
Anche nella bustina del Te, il te che prendiamo la mattina, si trova questa sostanza: tutto questo non per fare allarmismo, ma per informare.
Gli Iftalati sono stati trovati nei pasti preparati, nelle scuole e negli ospedali: ma qual è la dose massima tollerabile?

Esiste un limite massimo giornaliero, che è calcolato su un adulto di 60 kg: e per i bambini, per chi sta sotto questo peso?
L'istituto Ramazzini ha analizzato un Iftalato usato per profumi e lo ha iniettato in topi: le ratte non producevano latte per i loro piccoli, ovvero queste sostanze provocavano dei danni alle ghiandole mammarie.
Forse andrebbe vietato nelle sostanze che vanno a contatto col cibo.

Altra sostanza a rischio il Bisfenolo A, che si trova nel packaging di bottiglie per il latte: è stato vietato nei biberon e nei ciucci. Ma può essere usato nelle plastiche a contatto con gli alimenti, anche quelli per l'infanzia.
Eppure non si trova traccia di Bisfenolo nelle confezioni: si trova nella resina che ricopre le lattine, nelle bevande al cioccolato, nel sale in carta riciclata, in succhi di frutta.
Si può trovare anche nella plastica dei dispositivi medici, anche in quelli usati per i bambini prematuri.

L'autorità europea per la sicurezza dovrebbe vietare il bisfenolo A: per il momento ha ridotto la dose quotidiana, ma poi la Commissione Europea ha lasciato i vecchi limiti negli imballaggi.
Nel frattempo la Francia lo ha vietato nei prodotti alimentari. In Olanda ne stanno studiando gli effetti sull'organismo e hanno chiesto all'Europa di rivedere la quota massima.
Proprio in Olanda, nella raffineria della Shell, si produce il Bisfenolo A.

Per un principio di precauzione, considerando che questi polimeri si trovano anche nei piatti per i bambini, dovremmo chiedere la sua eliminazione.
Ma l'Europa non ha mai vietato la Formaldeide nei prodotti per cibo: quanti anni ci vorranno ancora per stabilirne la pericolosità?

Piccoli accorgimenti: non riutilizzare le bottiglie di plastica, usare i piatti in plastica con cibi freddi, usare utensili in legno o acciaio.
Il profumo va messo sui vestiti e non sulla pelle...

Le padelle in pietra.
Sul mercato si trovano le padelle in pietra: hanno un rivestimento di pietra, anche lavica, dicono.
La padelle in pietra in realtà non sono in pietra: una truffa, sostiene il presidente di Assuflon.
Hanno solo un rivestimento anti aderente.

Che contiene il PFOA, una sostanza persistente, presente nell'ambiente e anche nel nostro sangue.
Che può essere dannoso per il nostro organismo.
Oggi cosa viene usato al posto del PFOA: nemmeno alla Alluflon lo sanno, la Chemours non glielo ha comunicato.
GENX è il nome della nuova sostanza usata dalla Chermours che il tossicologo De Boer comunque ritiene comunque pericoloso, essendo una sostanza simile.

Esiste un appello contro le PFAS: una polvere bianca, usata per rendere i prodotti impermeabili e resistenti ai grassi.

Oggi si suppone che provochi malattie come il cancro: nel vicentino la falda sarebbe inquinata dagli scarichi industriali della Mitemi.
Che si è difesa dicendo di aver sempre rispettato la legge: peccato però che la legge si sia accorta tardi della pericolosità di questi polimeri.

Dovremmo tornare all'acciaio Inox, il vetro e magari tornare a consumare cibi freschi.
Secondo Lancet la stima dei costi sanitari per le malattie della plastica è di 340 milioni.

Per il merito: Ismea e il sub commissario che viene dalla produzione delle scarpe.
Il ministro Martina ha nominato un imprenditore toscano.
Diventato famoso per aver regalato una paio di scarpe a Renzi, oltre ai 25mila euro alla fondazione Open. Ed è anche entrato nel CDA di MPS, ai tempi di Mussari.
E le competenze in tema di agricoltura? Forse per concedere fondi agli imprenditori agricoli non serve conoscerla, ma come si fa a distinguere progetti buoni da quelli cattivi?
In attesa dei conti, la gestione ordinaria è peggiorata (nel 2014): vedremo come sono i conti del 2015.



Nessun commento:

Posta un commento

Mi raccomando, siate umani