21 dicembre 2016

Come una foglia al vento, di Claudio Metallo

Incipit
17 luglio 1994C'erano i mondiali negli USA e avrebbe voluto andare a goderseli dal vivo, invece li stava guardando in una vecchia gracchiante televisione. Avrebbe voluto gustarsi Argentina Grecia per il grande ritorno di Diego Maradona, e vedere giocare Gabriel Omar Batistuta non sarebbe stato male. Anche se gli stava antipatico quel suo modo di esultare. Far finta di sparare con un mitra. Gli sembrava una cosa di cattivo gusto: perché sparare contro una folla seduta sugli spalti di uno stadio?

Incontriamo Peppe Blaganò in una squallida stanza di un albergo di Calì, in Colombia, nell'estate dei mondiali di calcio vinci ai rigori dal Brasile contro l'Italia. E nella stessa stanza lo re incontreremo alla fine .. Come è finito in quel posto, lontano migliaia di chilometri da casa, da cosa sta scappando, di chi ha paura?
Dal 1960 all'inizio del 1980
Meridionale si nasce e, certe volte, ci si diventa. Giuseppe Blaganò detto Peppe era nato meridionale.

La storia di Giuseppe Blaganò, detto Peppe, è la storia di tanti emigranti di ritorno, figli di genitori trasferiti negli anni '60 – '70 dalla Calabria, dalla Campania, dalla Sicilia su al nord per un lavoro e poi tornati al paese con un po' di soldi in tasca, con l'idea di iniziare un'attività imprenditoriale, nel proprio paese.
Ma è anche la storia di quello che succedeva al nord a questi emigranti, che all'improvviso si trovavano lontani dalla loro terra, in mezzo a gente che non li voleva e che parlava un dialetto profondamente diverso.
E, per risolvere uno dei tanti problemi, ci si rivolgeva a gente come zu' Ntoni, quel signore elegante con un cappotto di cammello.
Un giorno Peppe chiese al padre: - Papà, ma che fa zu' 'Ntoni?
- Fa del bene a papà. Ha trovato lavoro a tata gente, e pure a papà.La famiglia Blaganò riceveva molti piaceri dall'uomo gentile col cappotto. Per esempio, quando c'era bisogno di andare dal medico ci si rivolgeva sempre a lui, e anche per il mutuo in banca per comprare la casa Saverio Blaganò aveva parlato prima con zu' 'Ntoni.Quando Peppe cominciò a diventare grande capì che tutte quelle gentilezze non erano gratis e che a ogni elezione comunale, provinciale, regionale e politica, l'uomo portava a casa dei santini coi candidati da votare, oppure una scheda con il numero del candidato sopra.Compiuti i diciotto anni anche Peppe cominciò a votare per il candidato consigliato dall'amico del padre.

Con la morte dei genitori, non avendo alcun parente prossimo su al nord, Peppe decide di tornare al proprio paese, con i soldi presi vendendo la casa, per ricominciare una vita più felice, memore delle belle vacanze passate coi nonni.
E se al nord, l'uomo di rispetto era questo zu' Ntoni, al sud l'uomo a cui chiedere tutti i favori si chiama Farao. Onorevole Farao, con la O maiuscola:
Farao era uno di quei rappresentanti del popolo sempre sorridenti che vedeva un voto dietro ogni persona.

E' questa persona che gli consiglia di intraprendere l'attività nel settore dei mobili e gli consiglia, non in modo disinteressato, a chi rivolgersi per i lavori di costruzione, quali persone assumere dentro l'azienda (giovani bisognosi di un lavoro..).
Per la costruzione del suo mobilificio incaricò una ditta edile consigliata da amici di amici dell'Onorevole Franco Farao con la O maiuscola. Non ci volle molto tempo, ma il conto fu salato.Per ottenere in concessione il terreno per novantanove anni, aveva dovuto versare una piccola quota dei fondi ricevuti sempre all'Onorevole di cui sopra. I macchinari li comprò da un'altra ditta, il cui proprietario era amico intimo di Farao. Acquistò il materiale per iniziare i primi lavori da una azienda attiva sul territorio e assunse giovani lavoratori consigliati dall'Onorevole con la O maiuscola. Poi ricambiò il pranzo offertogli dai suoi disinteressati custodi della vigilanza privata.

Tutti questi aiuti, interessati, all'onorevole, ai suoi amici, alle persone consigliate, si riflettono sugli affari e sui debiti che ad, un certo punto, Peppe non riesce più ad onorerare.
A chi rivolgersi, di fidato, in un paese piccolo dove ci si conosce tutti? Ai parenti più prossimi che ti mandano dal prete. Don Nicola. Un prete strano, in una chiesa strana, di cemento e molto diversa dalle chiese di una volta: che lo rimanda da altre persone di fiducia.
Peppe si mette nelle mani di ndranghetisti, perché nel paese lo sanno tutti chi sono le famiglie delle ndrine e quanto pesano sul territorio:
L'amico di don Nicola Stilo si chiamava Pino Rombolà ed era parecchio conosciuto sul territorio. Reggeva il clan locale, che si chiamava come lui, Rombolà.Era una 'ndrina abbastanza potente..

Un ndrina che faceva poi capo ad una famiglia più importante, quella di zu' Mimmo Giuffrè:
Il suo soprannome era 'u stratega, e gli derivava dalla capacità di non perdere mai di vista gli affari sia in tempo di guerra che di pace... era capace di infliggere pene durissime e di eseguirle di persona, senza battere ciglio.Si diceva che fosse stato lui a uccidere il cancelliere della locale procura di Repubblica. Gli aveva spappolato la faccia con cinque colpi di 7,65, segno che aveva voluto guardarlo in faccia mentre sparava.Pare che il poveraccio avesse scoperto come il procuratore capo fosse in ottimi rapporti con zu' Mimmo, così come i suoi due sostituti che non disdegnavano di andarci a cena..

Forse, senza nemmeno rendersene conto, Peppe, una persona normale, figlio di gente normale, si trova coinvolto una delle più grande organizzazioni criminali del mondo.
E solo perché, grazie alla sua passione per scrittori come Osvaldo Soriano, si era innamorato del Sud America e aveva imparato lo spagnolo.
Mi hanno detto che tu sai lo spagnolo.- Si, lo conosco bene. L'ho imparato …- Non me ne fotte come l'hai imparato, l'importante è che tu lo sai.Rombolà sembrava essersi spazientito, ma nel giro di qualche secondo ritrovò la calma e riprese a parlare.- Ti piace viaggiare?- Si – si limitò a rispondere Peppe.- Ci sei mai stato in Sud America?- No.- Ti piacerebbe andarci?- Si, a chi non …- Facimu ccussì. Del tuo debito non ti devi preoccupare. Ti tieni il mobilificio, ma cominci a lavorare pure per me. Con alcuni amici ho alcuni affari in Sud America. Mi serve uno che sa bene lo spagnolo, quello che c'era prima ha deciso di cambiare mestiere. Mica lo potevo trattenere..Blaganò non disse nulla. Non poteva dire nulla, poteva solo accettare. Ormai si trovava lì.

Senza quasi rendersene conto, Peppe diventa uno dei più importanti broker nel traffico della coca dal Sud America verso l'Europa. Perché nel suo lavoro Peppe è bravo: conosce la lingua, sa come trattare coi boss sudamericani, persone che sanno mescolare assieme la passione per la vita e una cinica crudeltà nei confronti dei nemici.
Dopo aver iniziato a lavorare con Juan Ramiro Arango, Peppe Blaganò aveva cominciato a movimentare quantità incredibili di coca. Era entrato nella serie A del narcotraffico. Nell'arco di un solo mese ne aveva trattate circa due tonnellate e un po' ne andava fiero.

Ogni viaggio in Sud America, un carico, da tonnellate, di merce che comprata a dieci in Colombia, viene tagliata in Italia e rivenduta a cento, a mille. Ogni tanto, qualche carico viene confiscato o, meglio, viene fatto confiscare e il perché lo spiega Peppe in persona:
Ogni tre o quattro carichi ne veniva sacrificato uno, sia per la legge dei grandi numeri, sia perché perdi un chilo per farne passare venti. E fai contenti anche gli sbirri, che così possono indire una bella conferenza stampa per parlare del loro successo nella lotta al traffico internazionale di stupefacenti.

In Colombia, il broker della coca, confronta la mentalità dei boss della droga da una parte e dall'altra dell'Oceano.
La ricchezza prodotta dal commercio della droga che in parte finisce anche in opere pubbliche, affinché il popolo si renda conto del potere dei signori della droga ma impari a conoscere anche la loro benevolenza.
Per le strade e per gli ospedali.
Quando tornava in Calabria non poteva non pensare a quanto i narcotrafficanti colombiani ci tenessero alla loro città. O almeno questa era l'impressione che davano. A Calì c'era un ospedale finanziato con i loro soldi aperto a tutti. Era modo per farsi voler bene dalla gente, glielo aveva spiegato Juan Ramiro Arango. Se dovevano sparare a qualcuno non ci pensavano due volte, però facevano asfaltare le strade.Nella sua zona c'erano cartelli stradali sparati e i ponti mezzi crollati su cui passare una macchina alla volta, sperando che la strada restasse in piedi

Quanto è diverso con quanto succede in Italia, nel sud del paese: la ricchezza delle ndrine non finisce sul territorio e non viene nemmeno investita nello sfarzo dei boss.
Che vivono in case protette ma che non sono delle regge, che non ostentano ricchezza, anzi: chi ha visto il film Anime nere ha avuto modo di vedere dal di dentro la vita di queste famiglie, nei piccoli paesi della locride, le case senza intonaco da fuori..
I criminali colombiani ragionavano in modo diverso da quelli calabresi. Lo scopo era lo stesso, fare soldi, ma certe volte gli sembrava che volessero essere ricordati dagli altri come grandi uomini che avevano aiutato il proprio popolo, la propria comunità. La parola pueblo, popolo, ricorreva spesso nei discorsi che sentiva dire.Era una questione di mentalità, pensava.Anche perché i soldi che giravano erano molti di più in Calabria che in Colombia”.

Ma questa è una vita senza futuro: lo sa anche Peppe, senza una famiglia a fianco (solo una zia e una cugina che se ne scappa al nord), con un'attività imprenditoriale che è solo di facciata, nelle mani della 'ndrina che lo tiene stretto per i suoi debiti, costretto perfino a tradire una persona che considerava quasi un amico per salvare la sua di pelle.
Il punto di non ritorno arriva quando Peppe si trova in mezzo a due fuochi: i ROS dei carabinieri da una parte che hanno iniziato a controllare i conti, e i Rombolà che per evitare problemi lo hanno condannato a morte. Cosa farà Peppe, da che parte si schiererà ora, solo e senza alcun amico a fianco?

Il libro è una storia di come la ndrangheta tenga sotto scacco una regione, di un mancato riscatto a cominciare da quella di Peppe, il protagonista, che viene trascinato dagli eventi, “come un foglia al vento”, senza la volontà di opporre una resistenza, senza una vera dignità, pensando alla fine solo a se stesso.
Tutto il male del sud viene a galla, alla fine di questo intenso racconto: il controllo del territorio da parte della ndrangheta, dentro i piccoli paese, dentro la macchina di giustizia, con i suoi pupi dentro i partiti, i politici capibastone che si assicurano i voti (e li assicurano alle ndrine) grazie al clientelismo finanziato da fondi pubblici regionali ed europei.
L'assenza di un qualsiasi anticorpo nei confronti di questo mostro, che si mangia intere regioni, guadagna milioni dai suoi traffici che non diventano una ricchezza per la Calabria.
Le forze dell'ordine più interessate all'arresto eclatante, una comunità locale dove chi non accetta i ricatti e il chinar la testa deve andarsene al nord. Perfino la chiesa.

Claudio Metallo, penultimo a destra, alla rassegna La Passione per il delitto a Erba

La scheda del libro sul sito di Casa Sirio e qui l'anteprima delle prime pagine.
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