12 gennaio 2017

Fondata sul lavoro

La riforma del lavoro doveva spazzar via l'apartheid che separava lavoratori di serie A (i tutelati) e quelli di serie B (i precari).
Doveva consentire ai precari di sposarsi e persino di pianificare un futuro, una famiglia, dei figli.
Dove creare occupazione i cui numeri, gonfiati dagli sgravi contributivi (costati circa 20 miliardi) e da una loro presentazione parziale, ci sono stati sbattuti in faccia ogni giorno. Visto, cari gufi?

L'altro paese, quello che non vive nel mondo della narrazione, era invece alle prese coi problemi della scuola, degli insegnanti di sostegno che mancano, con la precarietà che è rimasta, con la disoccupazione giovanile.
Sappiamo, ce lo dice Boeri, che i voucher li ha usati perfino la CGIL, sebbene non aggiunga poi che l'uso dei pensionati dello SPI sia corretto mentre il problema consista nell'allargamento di questo strumento a troppe forme di lavoro.
Senza aver contribuito molto nell'emersione del nero.

La Consulta ha giudicato non ammissibile il quesito sul ripristino dell'art 18, uno dei tre referendum proposti dalla CGIL.
Quesito che non ripristinava il vecchio ma estendeva le tutele, per questo è stato bocciato: se ne congratula Poletti e Ichino ("sarebbe stato pericoloso l'allargamento dell'art 18"). 
Pericolosa la crina che stiamo prendendo: un paese diviso, in cui le tensioni sociali non sono risolte e dove la politica più che luogo di risoluzione dei problemi, sia luogo da tifo.

La Consulta ha deciso e così, il rispetto della nostra Costituzione è salvo.
Escludendo forse, il principio stabilito dal primo articolo (e non solo quello).

Sul blog di Gilioli trovo questa considerazione sulla modernità delle politiche sul lavoro:
E anche questi referendum abrogativi - sia quello bocciato sull'articolo 18, sia quello ammesso sui voucher - pongono oggi una semplice ma dirimente questione: è contemporaneità, è modernità, è futuro sostenibile la discontinuità acrobatica di reddito? È contemporaneità, è modernità, è futuro sostenibile una situazione in cui sempre più persone (e quasi tutte le nuove generazioni) sono costrette per sempre a raccattare "bullshit jobs"?Ecco, la domanda è tutta qui.Perché possiamo discutere tranquillamente sui cambiamenti strutturali dell'economia, su modelli di produzione postindustriali che non garantiscono più un lavoro a vita, su quello che già 17 anni fa Rifkin chiamava "modello hollywoodiano", cioè gruppi di lavoro che si mettono insieme per un obiettivo a termine (tipo fare un film) e poi ciao, si ricomincia da un'altra parte. Possiamo discutere di gig economy, di intelligenza artificiale e algoritmi che si mangiano più posti di lavoro di quanti non ne creino, di robotizzazione, di Uber, Foodora e altre app, insomma di tutto.Ma quello che non possiamo fare, se guardiamo al presente e all'immediato futuro, è pensare che tutto questo si traduca in un modello di società in cui nessuno può programmarsi decentemente l'esistenza per eccesso di rarefazione-saltuarietà di reddito.Non lo possiamo fare perché semplicemente non regge. Non regge a livello economico, non regge in termini di tenuta sociale, di coesione tra le persone, di convivenza civile.Altre che "avanguardia": non si può. Proprio non si può andare verso un modello così, non regge, non funziona. Il There is No Alternative di thatcheriana memoria si è rovesciato come un boomerang contro chi lo proponeva: non c'è oggi nessuna alternativa possibile che ideare e implementare strumenti che consentano una maggiore continuità di reddito nella crescente fascia di popolazione a cui questa continuità è negata.
Poi, di nuovo, possiamo discutere del come, perché sul campo le proposte sono infinite da sinistra da destra: reddito minimo universale o no, diminuzione dell'orario, tetti massimi agli stipendi, cogestione, redistribuzione attraverso patrimoniali o imposte sulla finanza - e possiamo parlare perfino di tassazione negativa, eccetera eccetera.Possiamo parlare di tutti i "come" possibili, purché si sgombri il campo dalla narrazione farlocca secondo cui sarebbe "modernità" un modello di società sempre più diseguale, con bullshit jobs e intermittenti redditi da fame per quasi tutti, mentre sarebbe "retroguardia" andare nella direzione opposta. Perché, semplicemente, è una truffa.

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