24 gennaio 2017

Presa diretta – caos scuola e i centri antiviolenza

Il caos Scuola, Regeni, gli albanesi, la rete di protezione per le donne.
Puntata interessante, quella di Presa diretta, che è cominciata con l'intervista con la leader di AFD: il partito anti immigrati tedesco che sta mettendo in crisi la CDU in vista delle prossime elezioni di settembre.
Frauke Petry è una delle prime politiche che si è congratulata con Trump: la vittoria contro l'establishment, i cittadini che si ribellano, in America e in Inghilterra per la Brexit.
Decisioni comprensibili, in nome della sovranità nazionale, dice la politica tedesca: dobbiamo impedire che si crei una sovrastruttura europea sopra gli stati.
Anche la Germania dovrebbe uscire dall'Europa?
Dobbiamo riscrivere l'Europa e rivedere l'euro, riconoscendo che non ha funzionato: una volta i paesi potevano svalutare la moneta locale nei momenti di crisi.
Dobbiamo dividere l'Europa in blocchi, in questa Europa riscritta “sul foglio bianco”, quelli del sud che hanno problemi coi debiti e anche per quelli del nord.

Faremo a meno anche di Shengen, perché in Europa sono entrati molti criminali per queste regole.
Accanto ai partiti tradizionali sono cresciuti partiti come quello di Le Pen o di Salvini.
Alle prossime elezioni i temi della campagna elettorale saranno la lotta agli immigrati irregolari, i centri di accoglienza fuori dai confini: occorre dare un segnale contro gli immigrati regolari.
Basta nuove moschee e basta con la circoncisione.
Le correnti islamiche in Europa metteranno in difficoltà la nostra cultura di diritto: non c'è stata alcuna integrazione anche coi vecchi immigrati, che poi sono quelli che fanno più figli rispetto ai tedeschi.
L'Europa sta mettendo in crisi i suoi valori dell'illuminismo, i suoi valori di secolarizzazione.
E le moschee? Sono solo un simbolo – risponde la leader di AFD.

Il fronte anti migranti sta mobilitando l'estrema destra ma anche tanti ex elettori della CDU: in quest'ultimo anno ci sono tanti attacchi xenofobi contro gli immigrati.
Sempre colpa della politica dell'immigrazione fallimentare, risponde Petry.
Che non si sente di destra, basta con queste etichette.

Entreremo nel Bundestag tedesco e alle prossime elezioni prenderemo un voto a due cifre: si è incontrata recentemente, per una Europa dei popoli, con Salvini e Le Pen. Contro l'invasione dell'islam contro la perdita di identità ...
Che Europa ci aspetta?

Il caos scuola.
Come mai nemmeno le 85 mila immissioni di ruolo non sono riuscite ad evitare il caos nelle scuole?
Sottotitolo della riforma Buona scuola: “per far crescere il paese”. È cresciuto il mal di testa dei presidi, per il vuoto di organico.
Quest'anno mancano lo stesso insegnanti di sostegno, mettendo a rischio il diritto allo studio proprio per le persone più deboli.
Così, per protesta contro questo diritto negato, tutte le mamme con figli con handicap sono uscite dalla scuola, coi figli.
Alcune hanno fatto ricorso al TAR, e le cause le vinceranno contro lo Stato: non converrebbe di più assumere insegnanti (il 50% in meno a Roma) che non pagare per le cause allora?
Per la sentenza della Corte di Giustizia europea, l'Italia ha avviato un piano di assunzioni, per stabilizzare tutti i precari: nonostante queste assunzioni però mancano posti, perché molti di loro venivano da regioni del sud. Risultato: una parte di questi hanno scelto di rimanere al sud lasciando le cattedre scoperte al centro nord.

Ad assegnare i posti è stato un algoritmo informatico del ministero: ma questo non ha funzionato bene e ha causato molti problemi.
Troppi dati da incrociare, troppe graduatorie, troppe variabili: si sono create ingiustizie palesi, persone rimaste vicino casa pur avendo punteggi bassi, altre spostate di centinaia di km.
La formula dell'algoritmo è rimasta coperta: nemmeno i sindacati hanno potuto accedere agli atti delle assegnazioni.
Il ministero ha quantificato in circa 7000 le contestazioni arrivate e si dovrebbe capire chi ha sbagliato: se in HP (che ha vinto l'appalto col MIUR assieme a Finmeccanica) oppure se dentro il ministero, che ha pagato 400mila euro al fornitore.
“Qualcosa non ha funzionato” ha ammesso lo stesso ex premier Renzi.
Nessun problema, invece per l'allora ministro Giannini: le cattedre disponibili sono di più al nord, si era difesa.
Nessuna deportazione, come sostengono molti insegnanti spostati dal sud verso il nord: 3200 pugliesi dovevano finire al nord, ma molti di loro sono rientrati al sud, grazie anche ad un emendamento dell'onorevole Puglisi.
Dovevano accettare il posto e non essere troppo schizzinosi?
Un'insegnante che doveva spostarsi a Como, Vittoria Rosario, ha raccontato i suoi problemi nel trovare una casa in affitto: quando ti chiedono 1400 euro, come fai con lo stipendio che prendono?

Ora il ministero dovrà risarcire gli insegnanti e pure pagare le supplenze: a novembre in molte classi non si conoscevano ancora i nomi per i posti scoperti.
Solo alle elementari, al nord, ci sono 2200 posti, ma lo stesso problema c'è a Roma: le graduatorie ad esaurimento che dovevano scomparire, esistono ancora e ora queste persone stanno tappando i buchi.

Senza rete: cosa stiamo facendo per contrastare la violenza contro le donne?
Presa diretta ne ha parlato già nel passato, ma se si riparla di violenza di genere è perché la distanza tra i proclami e i fatti è tanta.
Mancano i fondi per i centri anti violenza, che sono costretti poi a chiudere: questo è troppo per noi.

L'inchiesta di Elena Stramentinoli è partita da Sassari, dall'omicidio di Anna Doppiu: tramortita dai colpi del marito e poi bruciata viva, con la benzina.
Davanti al figlio.
È stata uccisa perché voleva separarsi dal marito: è stata la 115 esima donna uccisa dal marito o dall'ex, alla fine del 2016 sono state 118.
Drappi rossi, come quelli appesi dai balconi per testimoniare della violenza contro le donne: il presidente Boldrini e anche Renzi avevano preso degli impegni.
Dovevano arrivare altri 19ml di euro, per i centri antiviolenza: nel biennio 2013-14 sono arrivati meno dei 20 ml promessi e non erano nemmeno vincolati al fine della violenza di genere.
I soldi di cui ha parlato Renzi facevano riferimento anche all'imprenditoria femminile, dei 16 ml per i centri, solo qualche migliaio di euro sono stati spesi.
Il piano di azione straordinario contro la violenza, che scadrà quest'anno, non è stato attuato: la violenza contro le donne non è un fatto straordinario – dice l'avvocato Carrano.
Dei 188 centri antiviolenza servono milioni di euro, non spicci: in questi anni hanno salvato letteralmente molte donne dalla morte.
Perché non basta denunciare: se poi devi tornare a casa, non vai a denunciare, devi subire e stare zitta.
“Mi sento una donna senza diritti .. se lui mi aggredisce, io non mi difendo”: è la lettera di Irene, letta da una delle donne del centro antiviolenza di Cosenza.
La nuova sede è in comodato d'uso: qui sono arrivati 26mila euro dal fondo nazionale e 20000 euro dalla regione. E basta per il 2016.
Così la casa rifugio l'hanno dovuta chiudere.

E se rimangono in piedi è grazie a fondi privati, come succede a Viterbo: niente fondi statali e regionali, perché il centro è sparito dalla mappa dei centri a livello nazionale (per colpa della regione).
Senza altri aiuti, nel 2017 dovranno chiudere.

Pochi fondi, mal distribuiti, insufficienti, spesso mai arrivati.
Una situazione migliore si registra a Bologna: qui le battaglia a tutela delle donne sono state sostenute dal comune, anche perché nelle istituzioni erano presenti molte donne.
I soldi sono arrivati, dalla regione, ma non dallo Stato: eppure anche la violenza domestica ha un costo per lo Stato (i processi, i minori, gli affidamenti..).
La regione quest'anno ha deciso di investire un altro milione di euro in questo settore: pubblico e privato che lavorano assieme nel sociale per combattere la violenza contro le donne.

E poi ci sono i bambini, quelli che hanno assistito alle violenze, per anni.
E che si porteranno dentro un trauma, che distruggerà la loro identità personale (l'incapacità di disegnarsi per esempio), le paure.
Oppure, apprendono i comportamenti cattivi del padre e li riproducono nel centro.
Gli orfani poi, per il trauma subito, avrebbero pure bisogno di cure particolari, ma lo Stato non lo riconosce. I genitori affidatari, così, rimangono spesso da soli, senza un supporto di uno psichiatra.
E ora, qualcuno nel governo, dovrebbe rispondere politicamente di questo: non credo che andremo in crisi se impegniamo qualche milione per questo tema. 

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