11 febbraio 2017

Sempre più vicino, di Raul Montanari

La verità non sta sempre in fondo al pozzo
Edgar Allan Poe

Incipit
Eccolo, l'intruso. Scivola nella penombra dell'ingresso chiudendosi alle spalle la porta dell'appartamento. Rimane immobile, ansimando, perché anche se ha preso l'ascensore e non le scale il cuore gli batte forte, come ogni volta. [..] Apre gli occhi e mette a fuoco i dettagli di un disordine promettente..”

L'amicizia e il tradimento, l'avventura e le difficoltà della vita quotidiana, l'amore e il dolore ..
E, ancora, una generazione costretta a vivere alle spalle dei genitori, come “parassiti” o arrangiandosi con espedienti poco regolari.
Il rapporto tra genitori e figli, diventato difficile in questo mondo dove siamo tutti eternamente giovani e eternamente attaccati al presente. Si può perdonare ad un padre qualche sbandata, anche se è arrivato ad un'età dove dovrebbe prevalere buon senso e saggezza?
E se si perdona questo agli adulti, le persone che dovrebbero dare il buon esempio e preparare il mondo per le generazioni che verranno, cosa si deve perdonare a ragazzi senza futuro, che passano il tempo tra aperitivi, locali, qualche lezione, ogni tanto un lavoretto.
Una vita amara e il desiderio di mollare tutto, scappare lontano, nella giungla del Brasile o magari, un po' più vicino, a Venezia.


Milano, marzo 2014.
Sono molti gli spunti e le riflessioni che nascono dal romanzo, che parte da un piccolo appartamento in via Castaldi, a Milano: un appartamento subaffittato a turisti o ospiti irregolari per 70 euro da Valerio, l'intruso che ha il vizio di entrare nelle vite degli altri, curiosando tra i vestiti abbandonati, alla ricerca del passaggio di queste persone, capelli sul lavandino, asciugamani ancora umidi..
Il vizio di entrare a curiosare fra le cose degli ospiti gli era venuto dopo qualche mese che affittava”

Valerio di Marco lo conosciamo fin da subito: un padre venuto su dall'Abruzzo negli anni 60, quando a Milano se avevi un'idea e anche fortuna riuscivi a combinare qualcosa, e una madre che li ha abbandonati poco dopo la sua nascita. Due genitori da cui “non ricordava di aver mai ricevuto un bacio o una carezza dai suoi genitori. Nemmeno da sua mamma..”.
Una laurea nel cassetto, un lavoro nell'azienda di sw del padre, qualche ora alla settimana a sbrigar qualche pratica nell'attesa di uno stipendio che arriva a singhiozzo.

Il suo miglior amico si chiama Simone, Simon: bello e dannato, conosciuto alle superiori quando sua madre (di Simon) lo mandò da quel compagno così bravo per evitare l'ennesima bocciatura.
Dai banchi di scuola, alla mansarda dove Valerio va a dormire quando subaffitta l'appartamento del padre, per tirar su quei 70 euro al giorno.

Valerio ha, anzi avrebbe anche una fidanzata, Elena: architetto figlia di architetti grazie a cui ha almeno un lavoro nello studio dei genitori.

Tanti desideri e poche possibilità, alcune frustrate dalla vita, altre dalla pigrizia, dall'assuefarsi alla routine, nel compiere gli stessi passi. Un'uscita assieme la sera, qualche bevuta, ogni tanto qualche rissa per quel caratteraccio di Simon.
Che vorrebbe fare lo scrittore e pure ne avrebbe di idee. Ma manca la forza di iniziare a scrivere.
Così come Valerio, che il libro della sua vita ancora deve iniziare a scriverlo:
Sono colpevole quanto Simon, pensò. Anzi peggio [..] agli altri puoi perdonare tutto, tranne di fare i tuoi stessi errori”.

Una generazione che vive in uno stato di perenne dipendenza dai genitori:
Valerio lo pensava spesso: era impressionante come la sua generazione dipendesse ancora dai genitori. Né lui né i suoi coetanei che conosceva facevano un lavoro che gli piaceva,e non avrebbero mai guadagnano i soldi che avevano guadagnato loro. E oltre a questo non si potevano neanche permettere di ribellarsi alla famiglia come loro avevano fatto, ai tempi. Sì, potevano lamentarsi. coltivare orticelli di risentimento, ma alla fine bastava guardarli: lui arrancava dietro alle fatture del padre, oltre a prostituire questa povera casa che comunque non gli apparteneva; Simon lavorava da sua mamma e anche Elena era nello studio dei suoi. Siamo tutti dei parassiti, si ripeteva, ma io sono quello messo peggio ..”

Due amici, una mansarda e quell'appartamento in via Castaldi su cui aleggia lo spirito dello zio Willy, morto sulle rive dell'Adda anni prima, in odore di satanismo e che avrebbe lasciato un tesoro. Forse proprio in quelle quattro mura.
Una vita con troppi sogni e poca gloria.
Finché un giorno, nella vita di Valerio (e Simone) non entra Viola, Viola Mastrangelo: bionda, minuta, venuta da Udine a Milano per degli incontri per teatro.
Una donna enigmatica, Viola: Valerio se ne sente attratto, la corteggia, una sera, di ritorno da una passeggiata proprio sulle sponde del fiume dove anni prima è morto lo zio, arriva anche a strappare un bacio. Ma Viola è una donna in fuga, che lo respinge:
«Sei diverso. Diverso. Ma io sono già lontana, Valerio, non sono più qui.»

Due ragazzi, una mansarda, un appartamento su cui aleggia lo spirito dello zio e un cuore infranto. Quello di Valerio. Sa che Viola non tornerà, anche se ha lasciato a casa sua un vestito, forse un regalo, chi lo sa.
Chissà fino a quando durerebbe il dolore per la perdita di Viola, se nella sua vita non entrasse un nuovo personaggio: strano e particolare anche lui.
La testa calva dell'uomo luccicava di sudore e la cosa più incredibile era che portava un impermeabile bianco, spiegazzato che lo faceva sembrare un incrocio fra un uovo in camicia e il tenente Colombo”.

Ci vuole poco per scoprire che questo Ric Velardi non è uno qualsiasi e che non è capitato per caso in quell'appartamento, proprio in quei giorni:
«Un poliziotto?»«Privato. Ingaggiato una settimana fa dal signor Raffaele Mastrangelo per indagare della scomparsa di sua moglie Viola»

Assieme allo strano detective, Valerio scoprirà delle verità dolorose su questa donna misteriosa e perfino sul suo amico più caro.
Quel Simone, che voleva fare lo scrittore ma non aveva mai scritto un rigo.
E con quel sogno di fuggire, dal presente e anche dal tempo:
.. quando ci troviamo in una strada dove non passavamo da anni, ecco, ci viene da misurare tutto il tempo che è trascorso. Oppure rivediamo una persona, metti un vecchio compagno delle medie, e la sua faccia non è più quella di allora, e lui pensa lo stesso di noi.
Insomma, il tempo di frega perché siamo costretti a pensare a quanti mesi o anno sono passati dall'ultima volta, come siamo cambiati noi e gli altri. Dovremmo fare ogni giorno le stesse cose, invece.Mai ripetere un'azione che non sia di ieri, massimo di una settimana fa, mai rincontrare le vecchie conoscenze. Restare imprigionati in un eterno presente. Così sì che fermeremmo il tempo. Dì, sarebbe un bel soggetto per un romanzo, no?”

Al termine di un'avventura, anche pericolosa, da Milano fino al Rio delle Amazzoni, la vita di Valerio sarà destinata a cambiare per sempre. Ma non è detto che tutto quel dolore sarà inutile: forse è l'occasione per ricostruire quel rapporto col genitore e per chiudere per sempre con la leggenda dello zio.
Forse la vita non assomiglia affatto agli scacchi, pensò mentre il vecchio si era acceso addirittura il sigaro. come faceva solo nelle grandi occasioni, e lo agitava nell'aria dilungandosi voluttuosamente nei suoi vaniloqui.La vita è come il poker e la briscola: il giocatore può essere un campione, può essere un brocco, ma vincere o perdere dipende anzitutto dalle carte che hai in mano. E le sue erano veramente schifose. Da alzarsi dal tavolo e andarsene via subito”.

Non a caso, la storia inizia e finisce sul fiume (dei ricordi e del passato):
Mentre il fiume si allontanava, gli sembrava che fosse tutta quanta quyella storia a scomparire piano piano alle sue spalle, finalmente!

La scheda del libro sul sito di Baldini e Castoldi, il primo capitolo e il sito dell'autore.

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