Ho seguito con un certo interesse
l'intervista a Otto e Mezzo a Davide Casaleggio: sinceramente non ho
ancora capito per quale motivo la democrazia in rete dovrebbe essere
più diretta (e aperta) rispetto ad una democrazia “vecchio
modello” con circoli, congressi, incontri.
Specie ora che il M5S si appresta a
diventare forza di governo, vorrei capire meglio quali siano i
criteri per la selezione della loro classe dirigente.
Il modello per cui chiunque può fare
il politico (che guai a chiamarlo onorevole) tanto in voga nel 2013,
è a mio avviso, fallito.
Per comprendere in che direzione va il
mondo, che modello (nuovo) dare all'Europa, come risolvere i problemi
economici, sociali, burocratici di questo paese, serve gente
preparata, competente, con un vero curriculum. Gente che ha diritto
ad uno stipendio più che onorevole.
Ecco, non vorrei che si passasse dal
modello giglio magico, dove la selezione era fatta attorno alle
fondazioni, alla conterraneità regionale, alla fedeltà al capo, ad
un altro modello.
Chiuso rispetto a chi sta fuori, dove
la fedeltà è alla piattaforma in rete.
L'esperienza romana
dell'amministrazione a 5 stelle dovrebbe aver insegnato qualcosa.
Lo dico più che nell'interesse del
M5S, in quello del paese.
Perché se è vero che per trovare
lavoro (e spazio) conviene frequentare le partite di calcetto giuste
(che siano Leopolde, l'azienda partito, o i meet up), poi non è
detto che queste persone siano all'altezza di risolvere quei problemi
di cui sopra.
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