Mi sarebbe piaciuto se, almeno a questo giro, fosse stato possibile raccontare la storia della guerra di liberazione: quella guerra che ha messo eserciti uno contro l'altro ma anche italiani contro italiani.
Quelli che l'8 settembre (e anche nei mesi successivi) fecero la scelta giusta di combattere il regime e l'occupazione nazifascista, in tutte le forme possibili.
Quelli che, magari in buona fede, ma scelsero la strada sbagliata della Repubblica di Salò e che consideravano traditori gli altri (il Re che era scappato in primis).
In mezzo i tanti che rimasero a guardare e che poi andarono ad ingrossare le fila dei partigiani del 26 aprile.
Sarebbe stato bello raccontare degli anni difficili della guerra, la guerra in cui Mussolini ci aveva infilato dentro: mi bastano qualche migliaio di morti per sedermi al tavolo dei vincitori, aveva cinicamente detto a Badoglio.
Gli anni delle fame, delle bombe, dei diritti che non c'erano, della polizia di Stato che ti spiava, che origliava a quello che dicevi, che pensavi.
E poi l'otto settembre.
La guerra di liberazione, con l'esercito alleato che risaliva a fatica la penisola, le prime forme di resistenza, i primi episodi di eroismo (come la Quattro giornate di Napoli), le prime rappresaglie, vigliacche di nazisti e fascisti.
La scia di sangue sull'Appenino: S Anna di Stazzema, Civitella, Marzabotto,.. l'armadio della vergogna e l'oblio nei confronti dei responsabili di queste stragi.
Le violenze da parte dei militari marocchini sotto bandiera francese.
E le violenze dei soldati italiani nell'allora Jugoslavia.
Eppure furono tanti i giovani che con tanta passione, decisero che dovevano fare qualcosa. Non potevano stare a guardare: volevano combattere per un paese libero, dove nessuno potesse essere rinchiuso per le sue idee e parole.
Ecco, sarebbe stato bello raccontare la storia degli scugnizzi napoletani, di Irma Bandiera, di Carla Capponi.
Della battaglia di Montecassino, dell'insurrezione milanese del 25 aprile quando, con ancora i tedeschi in città, si decise lo sciopero generale.
Degli eroi di Cefalonia.
Sarebbe stato bello.
E invece le miserie del nostro presente vengono e verranno fuori.
La polemica sull'Anpi romana divisiva, perché, dice la comunità ebraica di Roma, ha invitato i palestinesi (gli eredi del gran Muftì, come se noi italiani fossimo tutti eredi di Mussolini, i tedeschi di Hitler).
La polemica su chi protesterà per i negozi aperti, le persone costrette a lavorare (senza svolgere un servizio essenziale) e quanti chiederanno il diritto di fare shopping il 25 aprile.
Dei risultati delle imminenti elezioni in Francia col rischio attentati.
Essere antifascisti è divisivo e lo si è di più se si conosce la storia: una conoscenza che rende immuni da tutti i fascismi, dalle finte nostalgie del quando c'era lui, che rende consapevoli delle strade che hanno portato ai regimi del novecento.
Avremo perso nuovamente un'occasione.
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