Benedizione: atto in cui si
consacra, invocazione di beatitudine
Appena gli esiti dell’esame furono pronti l’infermiere li richiamò nell’ambulatorio, e quando il medico entrò nella stanza diede loro un’occhiata e li invitò a sedersi. Capirono come stavano le cose guardandolo in faccia.Avanti, disse Dad Lewis, dica pure. Temo di non avere buone notizie per lei, disse il dottore. Era tardo pomeriggio quando scesero le scale e tornarono nel parcheggio. Guida tu, disse Dad. Io non ne ho voglia. Ti senti così male, tesoro? No, non sto poi tanto peggio. Voglio solo guardare la campagna. Non mi capiterà più di tornarci.Non mi dispiace portarti in giro, disse lei. E possiamo tornare da queste parti tutte le volte che vuoi. Uscirono da Denver, allontanandosi dalle montagne verso gli altopiani: artemisia e yucca e gramigna ed erba del bisonte nei pascoli, grano e mais nei campi. Ai due lati della highway c’erano piste sterrate che correvano sotto il cielo terso, dritte come le righe di un libro, con poche cittadine isolate sparse nella pianura sconfinata. Quando rientrarono era al tramonto, l’aria stava ormai iniziando a rinfrescarsi. Lei parcheggio` sulla strada non asfaltata di fronte a casa, nella periferia occidentale di Holt. Dad scese dall’auto e rimase per un po’ a osservare. Il vecchio edificio bianco era stato costruito nel 1904, quando quella praticamente non era ancora una via. Lui l’aveva acquistato nel 1948, l’anno in cui si era sposato con Mary e le case laggiù erano ancora soltanto tre o quattro. Aveva ventidue anni, lavorava nel negozio di ferramenta in Main Street, finché il proprietario, un vecchio zoppo, aveva deciso di andare a vivere da sua figlia e gli aveva offerto la possibilità di rilevarlo; ormai era noto in città, in banca lo conoscevano e gli avevano prestato i soldi senza problemi cosi` era diventato titolare del negozio di ferramenta del luogo. Era una casa a due piani, con una struttura in legno rivestita di assi e il tetto in scandole, circondata da un’antiquata recinzione in ferro battuto nero, con un cancello sormontato da punte e solidi riccioli anch’essi in ferro. Sul retro c’era un vecchio granaio rosso e un recinto per il bestiame invaso dalle erbacce. Oltre, solo aperta campagna.
Quando ce ne
andremo, cosa lasceremo alle nostre spalle, quale impronto avrà
lasciato la nostra vita, per chi rimane?
Quali saranno i
rimpianti, quali le soddisfazioni di cui essere fieri e quali invece
le cose di cui ci vergogneremo, pure negli ultimi momenti?
In Benedizione, lo scrittore americano
kent Haruf affronta queste domande dal significato molto profondo,
usando il suo consueto linguaggio, fatto di parole semplici ma non
banali, usando una moltitudine di personaggi, della sua cittadina
inventata di Holt, piena provincia americana.
Qui incontriamo l'anziana coppia di Dad
e Mary Lewis, hanno appena ritirato i referti di un esame cui si è
sottoposto Dad: è la loro ultima estate assieme perché Dad ha una
di quelle malattie senza scampo, quello che ti tolgono la voglia di
vivere e che rendono la vita difficile anche alle persone accanto.
La moglie Mary e la figlia Lorraine,
che vive a Denver
“Il fatto era che stava morendo. E' di questo che parlavano. Prima della fine dell'estate sarebbe morto. Entro l'inizio di settembre quel che restava di lui sarebbe stato ricoperto di terra nel cimitero 3 Miglia ovest della città”.
Accanto a sé, oltre a Dad, Mary e la
figlia Lorraine, troviamo i vicini di casa, Berta May e la piccola
nipote Alice che ha appena perso la madre, per un tumore al seno.
Ci sono le Johnson, madre e figlia, che
abitano poco lontano, da sole: Willa e Alene, anche loro alle prese
coi rimpianti per le occasioni mancate, di una vita passata troppo in
fretta
Sto per morire senza avere mai vissuto. E' davvero ridicolo. E' assurdo. E' tutto talmente inutile.Starai meglio, cara.E come?
Andrà meglio. Tutto migliora.
Come?
Dopo un po' dimentichi. Inizi a a fare caso ai tuoi acciacchi e ai tuoi mali.
Pensi a una protesi all'anca. La vista si indebolisce. Inizi a a pensare alla morte. La vita si fa più limitata. Smetti di preoccuparti del mese che viene..
La fine della vita, della possibilità
di guardare il panorama della campagna, di respirare l'odore
dell'erba dopo un temporale, costringe Dad a fare i conti col
passato.
Il commesso del suo negozio di
ferramenta che aveva cacciato perché rubava e che poi si è
suicidato.
La decisione di aiutare la vedova, che
aveva inutilmente cercato di vendersi a Dad.
E Frank, l'altro figlio, andato via da
casa tanti anni prima, appena finito il liceo, senza più tornare
indietro.
E il ricordo di quella mattina, quando
lo vide assieme ad un altro ragazzo, nel granaio..
Montavano senza sella rimbalzando con le sottili gambe nude attaccate alla cavalla al suo ispido manto invernale Frank reggeva le redini con una mano e con l'altra cingeva il corpo del figlio dei Seeger
Anche altri personaggi di questo
romanzo hanno dovuto abbandonare la loro precedente abitazione, come
il reverendo Lyle. Forse per colpa dei suoi sermoni, che poco si
adattano alla mentalità provinciale delle persone che lo ascoltano
ogni domenica.
Poco patriottica, in tempi di guerra al
terrore, di patriottismo da quattro soldi:
“Ma se invece dicessimo: State a sentire, invece di fare queste cose, vogliamo farvi dei doni, di nostra iniziativa, con generosità. Tutto il denaro pubblico degli Stati Uniti, tutto l'impegno e le vite umane che avremmo impiegato per distruggere, vogliamo impiegarli per creare”.
Il prete amico dei terroristi, il prete
nemico del suo paese, il prete che racconta frottole:
È sempre così in tempo di guerra, disse Villa.
Era così anche negli anni Quaranta. E durante il Vietnam.
Un misto di nazionalismo odio e paura.
Le storie dei protagonisti, i loro
segreti, i loro dolori ci vengono svelati man mano che la storia va
avanti, in un continuo flash back col passato.
L'amore mancato di Alene e la sua
relazione col preside sposato.
La solitudine del figlio del reverendo
Wesley.
Le umiliazioni di Frank..
E la rottura del suo rapporto con la
famiglia:
Ti ha chiamato Franklin.
E così che mi chiamo adesso.
Perché mai?
Perché sì. Sto cambiando delle cose. Una è questa.
Hai cambiato nome.Proprio così.
Non è quello con cui sei nato.Lo so. E' proprio questo il punto papà.
Dad guardo dall'altro lato della strada, verso il rivenditore di auto usate..
L'autore ci porta dentro le vite di
questi personaggi, mettendo a nudo i loro pensieri, la loro vita.
Vite di gente normale, almeno
all'apparenza: vite che il reverendo Lyle si trova ad osservare,
passeggiando per le vie di Holt, la sera, per essere fermato poi da
un'agente di polizia, chiamato da un cittadino:
Che cosa ha detto?
Che lei gli stava guardando in casa.Le ha detto cosa stava facendo?
Perché avrebbe dovuto?
Persone in casa propria di notte. Vite comuni. Che trascorrono senza che loro se ne rendono conto. Speravo di ritrovare qualcosa.L'agente lo fissava.La preziosa normalità.Non so di cosa stia parlando ma farebbe meglio ad andarsene.Pensavo che avrei visto gente che faceva del male gente crudele. Un uomo che picchia la moglie. MA non ho visto niente del genere. Forse quelle cose succedono dietro le tende. Se stai per picchiare qualcuno, forse per prima cosa tiri le tende.[..]L'agente lo osservava.Farebbe meglio ad andarsene. Giusto o sbagliato, la gente non vuole che guardi dentro le loro finestre. Aspetterò qui che si allontani..
La mentalità provinciale, il voler
continuare a vivere come si è sempre vissuto prima, il rispetto
delle “tradizioni”, la sottile crudeltà della provincia
americana nell'accettare tutto il male del mondo (i tradimenti, le
violenze domestiche), basta che sia nascosto dalla vista della gente,
ma pronti nell'espellere tutti i corpi estranei che non si adeguano
ad essa.
Come il reverendo.
Come Frank, il figlio di Dad.
Le persone non vogliono essere disturbate. Vogliono rassicurazioni. Non vengono in chiesa la domenica mattina per pensare idee nuove né tanto meno quelle vecchie importanti.
Vogliono sentirsi ripetere quello che gli è stato sempre detto, soltanto con qualche piccola variazione, poi vogliono tornare a casa a mangiare l'arrosto di manzo e dire che è stata proprio una bella funzione e sentirsi soddisfatti.
Scorrono i giorni e vediamo scorrere
gli ultimi giorni di Dad, il suo passato che si rivela attraverso i
suoi ricordi. E, accanto, la moglie, l'affettuosa Mary che non
risparmia nulla.
Lorraine, la figlia, che vede nella
piccola Alice la figlia che ha perso tanti anni prima.
Il reverendo che si trova nuovamente
solo, pure lui portatore di un segreto nascosto.
In un ultimo momento di sogno,
assistiamo all'incontro tra Dad e il figlio Frank, in cui si scoprono
così diversi ma così uguali, non solo nell'aspetto:
Volevi andartene da qui, disse Dad. Non è vero? Ecco quello che volevi.
Era una parte di quello che volevo.Lontano da me, intendi dire.
Non solo. Lontano da questa piccola visione delle cose, limitata come un francobollo. Lontano da te e da questo posto.
I romanzi di Kent Haruf raccontano
della nostra vita partendo dalle piccole cose, le piccole gioie e le
piccole tragedie della vita.
Questo in particolare, Benedizione, richiama alla mente la raccolta di poesie di Edgard Lee Masters, Antologia di Spoon River. Storie di vivi e non di morti, storie che si intrecciano le une con le altre, un capitolo dopo l'altro, in una scrittura asciutta, con dialoghi brevi, le parole giuste, mai fuori posto.
Questo in particolare, Benedizione, richiama alla mente la raccolta di poesie di Edgard Lee Masters, Antologia di Spoon River. Storie di vivi e non di morti, storie che si intrecciano le une con le altre, un capitolo dopo l'altro, in una scrittura asciutta, con dialoghi brevi, le parole giuste, mai fuori posto.
Nessuna ricerca della lacrima facile,
dell'emozione a buon mercato.
Storie di rinunce e amori, di incontri
e abbandoni. Di misericordia e di inflessibilità (non so perché, mi
viene in mente Clint Eastwood, se a qualcuno venisse in mente di
tradurre in film questo libro).
Storie che ti costringono a leggere
senza smettere mai, perché non ti lasciano andare.
Questa è la vita.
La scheda del libro sul sito di
NNEditore, e
la mia recensione dell'ultimo libro di Kent Haruf, “Le
nostre anime di notte”.
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Mi raccomando, siate umani