01 giugno 2017

La rete di protezione, di Andrea Camilleri

La sveglia si misi a sonare di malo. Montalbano, ancora con l’occhi chiusi, stinnì ’na mano verso il commodino e, tastianno, circò d’astutarla scantannosi che la rumorata arrisbigliasse a Livia che gli dormiva allato. Ma le sò dita ’ncontraro un bicchieri che prima s’arrovisciò e po’ cadì ’n terra.Santiò. E subito sentì a Livia he arridacchiava. Si girò verso di lei.«Ti ha vegliato la …?». 
«No, lo ero da un pezzo». 
«Davvero? E che facevi?» 
«Cosa volevi che facessi? Aspettavo la luce del giorno e ti guardavo». 
Montalbano pinsò che la sò testa, taliata di darrè, doviva essiri un paisaggio monotono. 
«Lo sai che negli ultimi tempi mentre dormi talvolta ti capita di fischiettare?» spiò Livia. 
A 'sta rivelazioni, Montalbano, va' a sapiri pirchì, s'irritò. 
«Come faccio a saperlo se dormo? E poi sii più precisa: fischietto canzonette, opere liriche o cosa?». 
«Calma, non ti sarai offeso, spero! Mi spiego meglio: certe volte emetti una specie di fischio». 
«Col naso?». 
«Non lo so». 
«La prossima volta stacci attenta se fischio col naso o con la bocca e poi me lo dici». 
«Ma fa differenza?». 
«Sì, grandissima. Mi ricordo di avere letto qualcosa su un tale che aveva un fischio al naso che poi si rivelò un sintomo letale». 
«Ma dai! A proposito, ho fatto un brutto sogno». 
«Me lo vuoi raccontare? ». 


Ero uscito parzialmente deluso dal precedente romanzo di Camilleri con Montalbano (L'altro capo del filo): anche le entusiastiche recensioni uscite su quest'ultimo (di Concita De Gregorio e di Pietrangelo Buttafuoco) mi avevano messo in sospetto, temendo il solito atteggiamento capzioso nei confronti dello scrittore siciliano.

Invece.
Ho finito La rete di protezione e mi sono trovato con gli occhi lucidi per la commozione e la felicità: alla fresca età di novant'anni e passa Camilleri è stato in grado di leggere e di raccontarci, con estrema lucidità e con molta delicatezza, la generazione dei ragazzi di oggi, quelli nati con Internet e col cellulare in mano, i nativi digitali. Ragazzi tremendamente fragili nella loro forza apparente, preda delle insidie della rete, come il cyberbullismo, le sfide e l'emulazione di comportamenti rischiosi.
Ma in questo romanzo non c'è solo spazio per questo sguardo sulla gioventù posta i suoi attimi di vita su Facebook, che non usa il telefono ma messaggia su Whatsapp. Una generazione di ragazzi capaci di impegnarsi in mille attività senza impegnarsi a fondo in nessuna.
Come un “rabdomante” delle storie di vita, Camilleri fa incontrare il suo Montalbano con una storia dal passato, due fratelli gemelli legati da un sentimento che va oltre il sangue.
Il presente e il passato, storie di persone (uomini e ragazzi nemmeno adolescenti) che per motivi diversi hanno bisogno di quella rete di protezione per sentirsi al sicuro …
Ancora ’ntronato dal sonno il commissario raprì l’occhi e subito accapì d’essiri sulo nel letto. Livia non c’era, si nni stava a Boccadasse. Si era ’nsognato tutto, compreso il sogno di Livia.

E tutto era cominciato in una mattina in cui Salvo Montalbano, svegliatosi, prende coscienza della rottura di cabasisi che avrà per le prossime settimane perché la sua Vigata è stata trasformata in un enorme set per una fiction, anzi “ficzion”, ambientata negli anni '50:
A Montalbano la storia, quanno gliela contaro, gli parsi un plagio di una bellissima novella di Luigi Pirandello, «Lontano», indove al posto della nostromo, il protagonista era un marinaro di nome Lars.

Via antenne, auto, insegne al neon. La troupe svedese della fiction aveva invaso perfino il suo ristorante di fiducia, di Enzo e addirittura stavano per trasformare il suo commissariato in un salone da ballo.
L'idea era partita quando Televigata aveva invitato i concittadini a tirar fuori i vecchi nastri, quelli degli anni '50 appunto, da cui prendere spunto per la ricostruzione del set.
Uno di questi film, anzi una serie di questi, hanno qualcosa di particolare: sono riprese fatte dal geometra Francesco Sabatello, scoperti poi dal figlio, che riprendono sempre la stessa scena.
Perché il padre, tra il 1958 e il 1963, ha ripreso un muro bianco, sempre dalla stessa inquadratura che non cambia se non per piccoli insignificanti particolari?

Come nel libro Il cane di terracotta, Montalbano si lancia, anche per l'assenza di “azzuffatine e ammazzatine”, in questa indagine nel passato: la storia di due fratelli gemelli, Francesco e Emanuele, con un legame reso ancora più stretto dai problemi di autismo del secondo. Poi la scoperta della malattia di Francesco, un tumore incurabile e poi il suicidio improvviso di Emanuele, con la pistola del fratello maggiore. Che mai si staccava dal gemello, eccetto che in quella mattina..
Un momento. Era 'na pistola e non un revorbaro, come aveva aviva pricisato Sidoti.'Na pistola che il giometra tiniva senza il caricatore 'nfilato.Questo stava a significari che Emanuele non sulo aviva 'nfilato il cariccatore, ma aviva mittuto macari il colpo 'n canna tiranno narrè la parti superiori dell'arma e lassannola subito appresso scorriri 'n avanti.E questi sono due movimenti che si 'mparano, non sunno gesti 'stintivi.Epperciò Emanuele doviva averli viduti fari.

Una vicenda a cui si appassiona perché fa parte di “quella matassa 'ntricata che è l'anima dell'omo in quanto omo”.

La breve vacanza da Livia a Boccadasse viene interrotta da un fatto strano e drammatico, accaduto nella scuola frequentata anche da Salvuzzo, il figlio di Augello (di cui Salvo è stato parrino).
Due uomini, mascherati con la faccia sorridente di Anonymous hanno fatto irruzione nella sua classe, quando era presente anche Augello per un colloquio con un professore.
Dopo aver pronunciato un messaggio dal significato sibillino: “Noi rappresentiamo l'ordine e la giustizia. Noi non tolleriamo il disorfine e l'ingiustizia ..”.
Dopo di che due colpi sparati in aria, di fronte ai ragazzini, lo schiaffo a Mimì, impossibilitato a reagire per non fare danno maggiore.

Un fatto di cronaca che allarma Montalbano, che torna subito a Vigata mettendosi a disposizione per le indagini assieme all'antiterrorismo e alla procura: quale l'obiettivo dell'incursione a scuola? A chi erano rivolte le minacce?
Anche una volta dimostrerà la sua abilità nel scovare la traccia giusta, a partire da un episodio di bullismo in rete nella stessa classe, ai danni di un adolescente molto esperto di informatica.

Per scoprire quanta distanza c'è tra il suo cervello e il suo modo di ragionare e quello di questi ragazzini: li osserva, fermi e immobili davanti allo smartphone, il capo chino, mentre digitano velocemente i loro messaggi, mandano foto, postano su Facebook o twittano (il tuist, come nel dialogo spassionato tra Montalbano e Catarella). Sono collegati al mondo intero, ma paradossalmente, almeno agli occhi del “vecchio” commissario, sono persone sole
S'alluntanò con 'na domanna 'n testa. Com'era possibili che l'era della comunicazione globale, che l'era indove tutte le frontiere culturali, linguistiche, geografiche ed economiche erano state scancillate dalla facci della terra, che questo spazio immenso avissi provocato 'na moltitudini di solitudini, 'n'infinità di solitudini 'n comunicazioni tra di loro, sì, ma sempre in assoluta solitudini?

Lo sguardo di Montalbano però è capace di andare oltre l'immagine, oltre la superficie di questi ragazzi, ed è uno sguardo non banale, ma curioso, interessato. Non sapendo come muoversi in questa inchiesta, si rivolge ad un poliziotto ancora in erba, come il nipote Salvuzzo, testimone dell'irruzione, capace di raccontargli i fatti da un punto di vista diverso:
Come si era sviluppato nel tempo il ciriveddro di 'sti picciotti? Erano capaci di mantiniri l'interessi contemporaneo per milli sollicitazioni diverse, musica, immagini, paroli, rumori, simboli, suoni. 'Sti picciotti parivano poter assorbiri tutto con 'na facilità che forsi era solo di superfici, ma di 'na superfici enormi, globali, che era la superfici del munno 'ntero.

Ora Montalbano si trova in mano due casi: uno del passato e uno nel presente
Aviva per le mano dù casi e di tutti e dù non arrinisciva ad attrovari il moventi: né pirchì filmava il muro, né pirchì ci fussi stata l'irruzioni nella classi.Però cosa curiosa, a malgrado che nel primo caso ci fusse stato un suicidio e nel secunno 'na sparatoria, tutti e dù i fatti avivano un punto 'n comuni: non c'era morto di jornata e quindi non aviva avuto bisogno di fari 'ntirviniri al medico legali, al dottor Pasquano.

L'indagine prosegue, tra professori misteriosi, tre bulli sulla rete contro un genio della rete: con l'aiuto di Fazio, per le sue indagine sulle tracce anagrafiche delle persone, di Augello, e di Catarella che l'aiuta a lanciare quel messaggio nella bottiglia (e che si commuove pure) e far si che arrivi a chi sta dietro a quelle maschere.
Come i pescatori che gettano le reti in mare per pescare. Solo che qui ci troviamo in un altro mare, non meno pericoloso. Alla rete si chiede aiuto (Help!) e dalla rete arriva l'aiuto.
Ma proprio per proteggere le persone più indifese di questa storia, Montalbano deve muoversi in solitaria, senza prendersi meriti (che forse non merita): non solo per nobiltà d'animo (citando un'opera di Giraudoux)
«...perché lei non vuole apparire e fare in modo che sia solo io a prendermi tutto il merito che non ho?».
«C’è una bellissima commedia francese» arrispunnì Montalbano «nella quale Ulisse tenta, parlando con Ettore, di scongiurare l’inizio della guerra di Troia. E quando Ettore, stupito, gliene domanda la ragione, Ulisse risponde: perché Andromaca, tua moglie, ha lo stesso battito di ciglia di Penelope». «Che significa?» addimannò ’mparpagliata la picciotta.

C'è ancora l'altra inchiesta, personale e non ufficiale: quel mistero affiorato dal passato, quei filmini che, per anni, alla stessa ora, allo stesso giorno, riprendevano quel muro.
Anche qui, Montalbano, giunto alla verità, dovrà muoversi per la protezione nei confronti delle persone legate intimamente a Francesco ed Emanuele.
No, meglio tacere, meglio non dirla la verità
Le ultime parole:

Sidoti gli aviva ditto la virità. Quanno era picciotto, nel ’68, macari lui aviva gridato che la virità è rivoluzionaria, che la virità va sempri ditta. No, no, era da tempo che sapiva che la virità, certe vote, è meglio tinirla allo scuro, allo scuro cchiù fitto, senza manco la luci di un fiammifiro.

La scheda del libro sul sito di Sellerio, il sito di Vigata
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