05 giugno 2017

L'acqua, il nucleare e la via della seta.

Questa sera Report si occuperà di argomenti di quelli che generalmente non occupano le prime pagine: l'acqua che beviamo, il rischio atomico di cui forse non ne siamo consapevoli e gli accordi commerciali con la Cina.
Tre argomenti che toccano, da diverse angolature, la nostra sicurezza: quanto sono sicuri i reattori delle centrali situate in prossimità dei nostri confini, quanto è sicura l'acqua e, infine, che rischi stiamo potremmo correre se perdiamo il treno che sta passando, sugli accordi commerciali con la Cina?
Indovina chi viene a cena:
"Nel 2050 saremo oltre 9 miliardi e non si saprà come sfamare tutta questa gente. Intanto la politica temporeggia. Cosa avverrà in futuro se si continueranno a distruggere le già scarse risorse naturali?"


Il tema dell'alimentazione sostenibile è invece al centro del servizio di Sabrina Giannini per "Indovina chi viene a cena": cosa stanno facendo i politici per ridurre le cause del cambiamento climatico, ovvero l'agricoltura e l'allevamento intensivo? Nemmeno Obama, nonostante i buoni proositi, ha fatto molto dsu questo versante.
Chiare fresche dolci acque, di Claudia Di Pasquale

L'acqua è un bene comune, un diritto per tutti che non dovrebbe essere messo a mercato, con la logica del profitto.
L'acqua è un bene di tutti, non solo per pochi privilegiati che possono prendere quello che è di tutti, l'acqua dalle sorgenti, imbottigliarla e vedercela pure a caro prezzo.
Claudia di Pasquale si occuperà di acque minerali: nel servizio si racconterà di alcuni casi di aziende che pagano cifre ridicole per la concessione delle sorgenti, concessioni ottenute da lungo tempo senza nemmeno passare per una gara.
Che acqua beviamo? Quanto è più sicura rispetto a quella che esce dal rubinetto?

Sgorgano in aree incontaminate, vengono imbottigliate direttamente alla sorgente e sono batteriologicamente pure. Quello delle acque minerali è un mercato in crescita. Siamo il paese, in Europa, che consuma più acqua minerale imbottigliata: oltre 12 miliardi di litri l'anno, con un fatturato di tre miliardi e mezzo di euro. Ma quali sono le normative che regolano questo settore? E quali sono le differenze con l'acqua potabile? Dalla Basilicata al Lazio fino al Trentino Alto Adige, scopriremo quanto pagano le aziende per la concessione delle sorgenti, e se hanno o meno partecipato a una gara a evidenza pubblica per averne la disponibilità. Ma cosa beviamo? Report ha fatto analizzare da un prestigioso istituto inglese trentadue tra i più famosi marchi di acqua che sono presenti sulle nostre tavole. I risultati verranno resi noti nel corso della puntata.

Il crack atomico

Eravamo nel 2009: l'allora governo Berlusconi aveva puntato buona parte della politica energetica del futuro dell'Italia sul nucleare, comprando dalla Francia la tecnologia per costruire nuovi reattori che dovevano essere pure opere strategiche.
Dunque da realizzare senza perdere troppo tempo con le regole e senza avere troppe proteste da parte della popolazione civile (l'effetto Nimby).
E' successo poi che il referendum del 2011 ha spazzato via tutto (oltre che la privatizzazione del servizio idrico), anche sull'onda emotiva del terremoto di Fukushima (e l'onda anomala che aveva colpito la centrale giapponese..).

Ma pochi sanno che noi italiani abbiamo un passato nucleare che si è fermato a quel 1987, ad un altro referendum nato in seguito alla catastrofe di Chernobyl.
Le vecchie centrali e i vecchi centri di stoccaggio delle scorie radioattive sono ancora lì, sparsi sul territorio: se ne doveva occupare la Sogin, dopo la chiusura dei reattori: ma siamo ancora in alto mare (ovvero abbiamo speso tanti soldi pubblici senza aver ancora costruito il deposito nazionale delle scorie.
Questo significa che, in epoca di terrore reale o percepito, abbiamo in casa nostra un pericolo nucleare di cui forse non siamo pienamente consapevoli.

E non c'è solo questo: nell'anticipazione su Reportime si racconta che oggi in Europa sono attivi 140 reattori nucleari, alcuni sono proprio a ridosso dei nostri confini: come in Slovenia nella cittadina di Krsko, a 130 km da Trieste.
In caso di incidente la Bora che soffia su Trieste spingerebbe le emissioni di radioattività proprio verso di noi.
Non solo, stando alla mappa sismica dell'Europa, la centrale sorge pure su una zona sismica (ed è l'unica costruita su una zona a rischio).


Fessenhaim, nella Francia orientale: sul fiume Reno, al confine con la Germania, sorge la centrale francese più vecchia in attività.
I controlli sulla sicurezza hanno dimostrato gravi irregolarità sui componenti in acciaio del cuore del reattore, che la espongono a rischi di incidenti gravi.
Nei paesi situati a pochi km dalla centrale, ogni abitante ha a disposizione le pasticche di iodio da assumere in caso di emissioni, dopo un incidente. Nel caso in cui dovesse succedere, sanno che devono starsene al chiuso.

La scheda del servizio: CRACK ATOMICO di Emanuele Bellano (qui una anticipazione su Raiplay)
Quanto sono sicure le centrali nucleari europee? La bancarotta della francese Areva, società pubblica produttrice di reattori, è stata evitata solo grazie all'intervento del governo, mentre non ce l’ha fatta l’americana Westinghouse, nome storico nell’industria del nucleare. Una crisi che colpisce l’intero settore e rischia di ripercuotersi sulla sicurezza. Siamo andati a vedere lo stato dei reattori: alcuni hanno già raggiunto la fase conclusiva del loro ciclo di vita, altri soffrono di drammatici problemi strutturali, per altri ancora sono emerse gravi anomalie che erano state tenute nascoste falsificando documenti e rapporti interni. In un caso addirittura la centrale nucleare è stata costruita a poche centinaia di metri da una faglia sismica attiva, di intensità medio-alta. Nonostante tutto i reattori continuano a essere tenuti in attività, perché i governi non possono permettersi di rinunciare all'energia prodotta da queste centrali. L'Italia ha chiuso con il nucleare negli anni ottanta. Da quella stagione ha ereditato tonnellate di rifiuti radioattivi che per legge dovrebbero essere stoccati in un deposito nazionale appositamente costruito. Sono passati trent’anni e ancora non c’è nulla, nonostante sia stata creata appositamente la Sogin Spa, società pubblica che finora è costata ai contribuenti circa tre miliardi di euro. Report mostrerà in esclusiva un documento che riguarda i siti prescelti per il deposito.

La via della seta (e il treno che non dobbiamo perdere)

Sta passando un treno: è quello che potrebbe portare le nostre aziende ad entrare nel mercato cinese. La Cina ha bisogno di attrarre nuovi paesi nella sua orbita di influenza e anche di investire le sue risorse per nuove infrastrutture con cui mettersi in comunicazione col resto del mondo.
E' la nuova via della seta: si aprono scenari interessanti, anche perché ridisegnano gli equilibri economici (e politici) in Asia e in Europa.

Dicembre 2011, a Duisburg in Germania arriva il primo treno merci diretto dalla Cina: oltre diecimila chilometri in tredici giorni, tre volte più veloce della nave. È l’inizio della “nuova Via della Seta”, che il presidente Xi Jinping definisce “il progetto del secolo”. Ferrovie, porti, strade, poli logistici, zone economiche speciali: sono solo alcuni degli investimenti che la Cina vorrebbe realizzare in oltre sessanta paesi e per i quali ha già sborsato oltre cinquanta miliardi di dollari, ma secondo le stime degli analisti di Credit Suisse il piano potrebbe convogliare nei paesi partecipanti fino a 502 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni. Il progetto, che oggi chiamano “One Belt One Road”, combina almeno due obiettivi del governo cinese: sostenere la domanda per le proprie aziende che hanno fame di grandi progetti infrastrutturali e attrarre sempre più paesi nell’orbita dell’influenza cinese. La “nuova Via della Seta” è quindi un progetto che per i paesi che hanno bisogno di infrastrutture può essere un fattore di sviluppo, a patto che venga realizzato a determinate condizioni come per esempio il rispetto delle condizioni di lavoro, l’equo compenso per chi viene espropriato, la sostenibilità ambientale…
Un viaggio tra Cina, Kazakhstan, Sri Lanka, Polonia, Germania, Grecia per capire se questo avviene, vantaggi e rischi del gigantesco progetto che ambisce a ridisegnare l’ordine mondiale. E noi come ci entriamo? Ci conviene? Siamo in ritardo? Il premier Gentiloni è stato l’unico leader dei paesi del G7 ad andare al primo forum internazionale che si è svolto tre settimane fa a Pechino. Che cosa si prepara?

Com’è andata a finire?

Il servizio del marzo scorso aveva raccontato che, anziché ai ricercatori del CNR, i (nostri) soldi erano finiti a Cosa Nostra. Dopo il servizio è partita un'inchiesta della procura di Napoli che ha portato a sette avvisi di garanzia:

Dopo la puntata del 27 marzo, Report torna a occuparsi del Consiglio nazionale delle Ricerche. Pochi giorni fa la Guardia di Finanza, su ordine della Procura di Napoli, ha notificato sette avvisi di garanzia per associazione a delinquere e peculato. Tra gli indagati ci sono anche il direttore generale dell'ente Massimiliano Di Bitetto e l'imprenditore e consulente Paolo D'Anselmi. Per gli illeciti sarebbero stati spesi i fondi "Pon", che servono a finanziare i progetti di ricerca nelle aree del sud. Con bandi pubblici, nel 2012 al dipartimento “terra e ambiente” del Cnr arrivarono circa 25 milioni. Soldi gestiti dall'Istituto ambiente marino costiero e che in parte sarebbero stati spesi all’insaputa dei ricercatori.


In Italia abbiamo una Costituzione che deve garantire pari diritti per tutti, in tutte le regioni d'Italia: anche il diritto allo studio, anche se sei un ragazzo con una malattia al midollo spinale.
Forse in regione Calabria non lo sanno:

Antonello Bevacqua vuole iscriversi alla facoltà di Fisica. Ha la media dell'8 al liceo, e l'atrofia muscolare spinale da quando è nato. Ci sono quarantacinque chilometri che lo separano dall'Università della Calabria a Cosenza, e che la Regione dovrebbe occuparsi di fargli percorrere, per legge. Nemmeno dopo un sollecito del presidente della Repubblica arriva una risposta dall'ente. Chi garantirà a lui e a tutti gli studenti disabili, di cui Report si era occupato anche nella scorsa stagione, questo diritto?

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