14 settembre 2017

Un discorso di cultura e rispetto

Chissà ora, dopo aver scoperto che l'assassino (reo confesso) di Noemi è un ragazzo italiano, che diranno le persone di forza nuova?
Cambieranno il manifesto, eredità del ventennio fascista, mettendo a fianco dell'uomo nero che insidia la donna bianca, anche un ragazzo bianco?

E cosa metteranno sulle prime pagine i quotidiani della nostra destra, quella che a furia di parlare alla pancia fa competizione con le scritte sui bagni dell'autogrill?
Niente.



Solo foto della ragazza, sorridente e sotto quella parola fidanzato.
No, lui non è una bestia.

Chissà quanto ci vorrà per inculcare la parola rispetto nelle persone: se anche un ragazzo di 17 anni si comporta così, considerando la ragazza come un oggetto di proprietà?
Quante generazioni si dovranno attendere ancora? E quante altre morti?

Forse i titoli contro i femminicidi non sono più sufficienti (come non è sufficiente proibire la vendita di gadget fascisti per educare alla democrazia).
Forse bisogna ricominciare da zero se anche il padre, una persona matura, anziché rivolgersi alle forze dell'ordine, avrebbe aiutato il figlio ad occultare un cadavere.
Forse serve riflettere su cosa si insegna alle persone (a scuola, in casa, dalle istituzioni). 

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