I rischi dei camini aperti, anche
quelli a Pellet, per l'inquinamento e la salute.
La politica sull'immigrazione
dell'Italia e l'inchiesta sul Prosecco italiano.
Polveri alle stelle – di Antonella
Cignarale
L'inchiesta di Antonella Cignarale
cerca di dare qualche consiglio su come usare i camini, su quale
legno scegliere: il servizio è partito dal Canada dove, per evitare
l'aumento di inquinamento per i gas, hanno obbligato ad usare camini
a tenuta stagna, che non disperdono gas.
Se vuoi un camino nella tua villetta
degli prendere delle precauzioni, per il risparmio energetico, come
ispessire le pareti.
Altrimenti ci sono gli ologrammi.
Nella pianura padana l'inquinamento
arriva anche dai camini: ci sono delle norme e dei divieti anche qui,
ma in pochi le conoscono.
E mancano anche i controlli: tutto è
affidato all'onesta dei cittadini. Uno in casa sua fa quello che
vuole, anche accendere il camino quando gli pare – questo pensa la
gente.
E dunque, anche in montagna, via alle
caldaie anche in Pellet, dove si prendono gli incentivi: sono
aumentati i consumi, e sono diminuite anche le emissioni del 40%.
Ma quando arriva l'inverno arrivano
anche i blocchi: una situazione schizofrenica, da una parte gli
incentivi dall'altro i blocchi.
Siamo arrivati a mettere le stelle
anche sulle stufe: già oggi con l'allarme smog, non si possono
accendere stufe sotto le tre stelle, a Bergamo.
In Lombardia e in Emilia dal 2018 si
potranno installare stufe da tre stelle in su.
Meglio saperlo prima: meglio conoscere
bene anche la legna e il pellet da bruciare.
Il pellet per essere naturale non deve
contenere resine, che andando in combustione potevano portare al
blocco delle stufe stesse.
Esiste anche il pellet certificato che
emette fino a dieci volte di meno emissioni rispetto alla legna.
Bisogna stare attenti anche alla legna
che non deve essere seccata, non deve essere verde ma stagionata: si
deve comprare la legna l'anno prima per l'anno dopo e tenerla
all'aria e non ammuffire.
E occhio anche a come si accede il
fuoco: la legna piccola deve essere messa sopra la catasta di legno e
non sotto.
Infine, ma solo in Lombardia, c'è
l'obbligo di manutenzione delle stufe a legna, come le altre caldaie:
anche queste vanno pulite.
Un mare di ipocrisia di Claudia Di
Pasquale
6 novembre 2017: a
30 miglia delle coste libiche un gommone sta per affondare.
La guardia
costiera libica porta a bordo i migranti, per poi picchiarli.
Alcuni migranti si
tuffano in mare per andare dai volontari di una ONG: la motovedetta
era stata donata dall'Italia per salvare vite umane, il risultato è
stato altre morti nel Mediterraneo.
Come siamo
arrivati a questo? Anche l'Onu ora ci accusa del patto fatto
dall'Italia in Libia: solo ora, con tutti i suoi scheletri
nell'armadio.
L'inchiesta di
Claudia Di Pasquale racconta questa vicenda da un altro punto di
vista: dalle coste della Tripolitania, dove inizia la rotta verso
l'Italia.
Passando però per
Malta un'isola dove l'economia è in crescita per tutte le aziende
che qui portano soldi, le banche e i fondi di investimento. Qui
trovano posto le società per giochi online, il riciclaggio ma non i
migranti.
Che dal 2015 non
sbarcano più nel porto de La Valletta.
Eppure questo è
il porto più vicino per le coste della Libia, infatti attraccano qui
le barche delle ONG che questa estate sono finite nelle polemiche per
i salvataggi in mare.
Perché le ONG non
portano i migranti a Malta?
La responsabile di
Moas che ha sede proprio qui, ha spiegato che non c'è nulla da
nascondere: il gruppo Moas ha raccolto 5 ml di euro per le donazioni
e non sono disponibili a far conoscere l'elenco dei donatori. Tra
questi il finanziere Soros.
Proactiva Open
Arms è un'altra ONG: voleva portare i migranti a Malta, dopo un
recupero, ma le è stato negato l'attracco, sono dovuti andare a
Pozzallo, sebbene il soccorso sia stato fatto nelle loro acque.
Un rimpallo di
responsabilità nato dalla sovrapposizione delle aree di competenza
dei due paesi, Italia e Malta: a Malta arrivano i migranti, ma solo
via aereo, come i siriani.
E Malta non ha
firmato la direttiva europea per l'approdo sicuro: il premier Muskat
avrebbe dovuto persuadere se stesso, senza successo evidentemente.
Così il
coordinamento dei soccorsi nel braccio di mare lungo le coste libiche
è stato fatto dalla nostra guardia costiera: il 99% delle richieste
di soccorse sono arrivate a noi, e avevamo anche l'obbligo giuridico
di prestare soccorso. Anche nelle zone di competenza non italiane.
E l'Europa cosa ha
fatto?
Frontex è
l'Agenzia europea per il controllo delle frontiere: aerei e navi
operano sotto il controllo della Guardia di Finanza, cerca di
ostacolare i trafficanti di esseri umani.
L'accordo prevede
che tutti i migranti siano sbarcati in Italia: questo sta scritto in
Frontex; è stato deciso così per avere un alleggerimento del peso
della missione Mare nostrum, che costava 100 ml di euro l'anno,
mentre Frontex è finanziata dall'Europa.
La solidarietà
all'Italia è solo nel fornire navi e aerei per il controllo, ma
nessun aiuto per ospitare i migranti: silenzio anche dalla Francia di
Macron, che oggi si nasconde dietro la solidarietà europea e intanto
il nostro paese è lasciato da solo.
Eppure la Francia
ha dato il la alla guerra in Libia – ricordava la giornalista di
Report: perché la Francia dove prendersi la responsabilità di tutta
l'Africa, la risposta del deputato francese.
A trattare per
l'Italia al tavolo c'era Angelino Alfano: forse sperava anche in un
rallentamento della morsa dell'Europa sui nostri conti.
E abbiamo ottenuto
solo il silenzio dai nostri vicini. E tante altre parole.
La Croazia
contribuisce solo con 1 uomo …
Abbiamo
militarizzato il Mediterraneo ma, nonostante questo, il salvataggio
dei barconi è fatto dalle ONG: questa estate è scattata la polemica
contro queste organizzazioni, accusate di essere taxi del mare, di
aiutare i trafficanti, di speculare anche loro sulla pelle dei
migranti.
Di questo era
accusato la Iuventa e il suo personale: perché restituiva i barconi
agli scafisti, non voleva collaborare con la polizia – così
spiegava il capo dello SCO Giuliano.
Accuse dettagliate
dalle foto scattate da un infiltrato dello SCO nel giugno 2017:
barconi riconsegnati ai trafficanti, dopo che il personale della ONG
aveva interloquito con queste persone, come se si trattate di una
consegna concordata con i trafficanti.
Solo un anello
della filiera – si difende la ONG: hanno riconsegnato i motori non
ai trafficanti ma a persone che rubano i motori dalle barche.
E l'accusa di
aiutare i trafficanti? Sappiamo cosa succede nel mare, ma cosa
dovevamo fare – ha risposto un portavoce della Iuventa.
Nel dossier di
Frontex si parla dei contatti tra alcune ONG e i trafficanti: per
esempio quelli della Proactiva Open arms e la guardia costiera
libica, che potrebbe essere collusa coi trafficanti.
Stesse accuse
fatte alla SOS Mediterranee: contatti con trafficanti che avrebbero
recuperato i motori dal barcone, facilitatori forse.
La stessa guardia
costiera che ieri portava i migranti alle ONG oggi spara addosso alle
loro barche. Cosa è cambiato?
La realtà dei salvataggi in mare è
un po' più complessa.
Nel mare ci sono
altri interpreti, oltre le ONG e tante comparse: Report ha trasmesso
le immagini del salvataggio dei migranti da parte della Acquarius.
Oltre al barcone,
ci sono i barchini della ONG, barchini di legno (pescatori senza
rete? O facilitatori?) e una motovedetta libica.
In quel giorno, in
quella zona del mare, non c'è nessuna barca di Frontex o della
marina italiana: il video riporta delle anomalie, come il fatto che i
gommoni non sono affondati come dispersi i motori.
Ci sono poi dei
facilitatori che indicano ai migranti dove andare, a quale nave
avvicinarsi: un meccanismo rodato, in cui ong e facilitatori
dimostrano di conoscersi.
I facilitatori
sono un anello di congiunzione tra migranti e trafficanti: recuperano
motori, giubbotti di salvataggio.
Stesso rapporto di
amicizia esiste tra questi facilitatori e la guardia costiera libica
che non fa nulla per bloccare queste persone....
Perché si chiede
alle ONG di denunciare le persone sospette?
Non spetta a noi
dire che queste persone – i facilitatori – siano colluse coi
trafficanti: così si è difeso un responsabile di Medici senza
frontiere.
Che non accettano
la polizia a bordo per non avere problemi di sicurezza poi in Libia:
l'attività di controllo spetta a Frontex, è vero, però si ferma
davanti le acque libiche dove invece operano le ONG.
C'è anche la
missione Sophia i cui aerei sorvolano queste acque: ma come si vede
dal video, non sembra che sia efficace per contrastare i trafficanti.
Il codice di
condotta imposto alle ONG che operano in queste acque sono chiari:
purtroppo non impone a nessuna nave straniera la presenza di membri
della polizia italiana.
E anche sui
donatori c'è stata scarsa collaborazione, almeno nei confronti dei
giornalisti di Report.
La ONG Sos
Mediterranee ha sede a Marsiglia, ha dietro un lobbista del traffico
marino, il signor Vallat, è un armatore potente: eppure fa poco per
far arrivare i migranti in Francia.
Gente che fa la
carità con una mano e poi ha società con sede in paradisi fiscali.
La Francia ha una
grande responsabilità nella guerra in Libia, nel 2011: il conflitto
termina con la morte di Gheddafi, ma il paese è ancora spaccato.
C'è il governo di
Serraj e il governo di Haftar, denunciato per crimini di guerra. Nel
sud il potere è conteso da diverse tribù locali.
Questa instabilità
ha favorito i trafficanti di petrolio e di esseri umani: chi sono i
trafficanti?
Secondo il
rapporto dell'Onu c'è anche Al Bija, il capo della guardia costiera
di uno dei porti da cui partono i migranti.
A Sabrata c'è una
milizia riconosciuta dall'Eni che qui ha un suo stabilimento.
Ci siamo turati il
naso e abbiamo chiesto a queste milizie, a questi trafficanti di
tenersi i migranti in cambio dei nostri interessi. Come Berlusconi
aveva fatto con Gheddafi.
Non solo: coi
nostri soldi stiamo addestrando la guardia costiera libica per il
controllo del mare libico.
Formati coi soldi
della missione europea Sophia che ha il compito di contrastare i
trafficanti di uomini e di droga.
C'è il rischio
che stiamo addestrando anche parte della guardia costiera che era
collusa coi trafficanti?
I nomi di queste
persone non sono divulgabili, spiega il comandante dell'operazione.
E dove vanno le
persone respinte in mare? Sono detenute nei centri di detenzione
libici, legati alle milizie, come il capo della milizia di Zawiya,
che fa il lavoro sporco per l'Europa.
Il senatore
Latorre usa ancora la formula ipocrita di centri di
accoglienza: no, senatore, nei centri di detenzione i diritti umani
sono negati.
L'Italia avrebbe
fatto accordi anche col capo delle milizie di Sabrata: a meno che non
si voglia credere alle parole del senatore, che invece rassicura,
l'Italia ha solo avuto rapporti con persone legate alle istituzioni
libiche.
In assenza di una
riposta europea, l'Italia si è arrangiata, facendo accordi coi
rappresentanti che ha trovato in Libia, che non è però uno stato.
Il capo della
missione UNHCR, che ha sede a Tunisi, ha spiegato alla giornalista
che sta trovando una soluzione diversa dai centri di detenzione:
ricollocare in paesi sicuri i rifugiati politici, ma nessuna risposta
per i migranti economici.
Di loro dovrebbe
occuparsi un'altra organizzazione internazionale dell'ONU che,
spiega, sta cercando di farli tornare a casa loro.
Per esempio
tenerli in un campo nel deserto tunisino, per anni, fino allo
sgombero del giugno 2017.
Non solo, questo
campo era usato come base per i trafficanti, verso l'Italia.
Sempre dalla
Tunisia parte il traffico del petrolio.
La Tunisia, che
sta cercando di costruire un sua democrazia, non ha firmato gli
accordi sui migranti: se sulle loro coste non arrivano le persone,
arrivano però i morti sulle spiagge, seppelliti in cimiteri
improvvisati.
La Croce rossa
tunisina ha aperto una raccolta fondi per seppellire queste persone,
vittime anche della nostra ipocrisia. Quella dei francesi e anche
quella dell'Italia, che ha firmato accordi con le milizie, per non
vedere più arrivare questi immigrati.
Perché c'erano i
partiti dell'estrema destra che crescevano.
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Mi raccomando, siate umani