Incipit
Cristiana O'Brian ha l'onore d'invitare la S.V, Ill.ma alla presentazione delle sue nuove creazioni di primavera che avrà luogo dal giorno 9 marzo in avanti alle ore 15.30. Strettamente personale.
Busta azzurra, lunga, rettangolare. Cartoncino azzurro. In alto, nell'angolo sinistro, una bianca colomba trafitta da un lungo acuminato spillo d'oro: l'impresa di Cristiana O'Brian – Abiti, Mantelli, Pellicce, Corso del Littorio, 14. Di quei cartoncini ne furono spediti cinquecento, tutti strettamente personali. Ma ne giunsero a destinazione cinquecentodue. E i due ignorati dalla signora O'Brian e persino da Marta, che pure si piccava di saper tutto quel che avveniva nella casa di Mode di Corso del Littorio, recavano anch'essi l'avvertimento: strettamente personale.
Chi l'avrebbe potuto immaginare che nel «museo degli orrori» della Casa di Mode O'Brian giacesse un cadavere? Un cadavere tra i manichini di legno e di crine. Come quelli immoto. E con sul volto un ghigno terrificante: l'unico tra tutti, quel cadavere, ad avere lì dentro una testa a e un volto .. Se nel penitenziario del Kansas city non esistesse un regolamento che concede ai carcerati a lavorare nelle miniere di carbone una riduzione della pena proporzionata alla quantità di carbone che essi estraggono ….
E'
arrivato per me il momento di conoscere, ahimè tardivamente, quello
che è considerato il padre del giallo italiano, Augusto De Angelis, che
ha dato forma e sostanza ad un genere attraverso il suo personaggio seriale, il
commissario De Vincenzi.
Un
salto indietro di quasi ottant'anni, ci troviamo in questo romanzo
(scritto nel 1942) in piena epoca fascista: il fascismo, come tutte
le dittature amava poco la cronaca nera e guardava con diffidenza il
noir, un genere decadente, che mal si conciliava con le esigenze di
un regime dove, così raccontavano i giornali purgati dalla censura,
non ci sono omicidi e nemmeno ladri.
Dunque,
probabilmente per sfuggire dall'occhio della censura, De Vincenzi
dava ai protagonisti dei suoi romanzi nomi esotici.
In
questo “Il mistero delle tre orchidee” le persone sospettate di
omicidio sono infatti di origine americana, paese corrotto dalla
mescolanza delle razze e da quel virus chiamato democrazia.
Americana
la proprietaria della casa di moda di Corso del Littorio, a Milano,
che scopre nel suo letto il cadavere di un suo assistente personale,
Valerio. Si scoprirà poi, assistente e anche servitore..
Un
cadavere che la fa svenire per la paura, per la tensione. Ma quel
cadavere non è l'unica anomalia in quella stanza: in un angolo una
orchidea,
presenza quantomai anomala o forse no.
«De Vincenzi vide il cadavere, vide Cristiana e vide l'orchidea. Ai cadaveri e alle donne era abituato alle orchidee un po' meno, per quanto invece le amasse assai di più. Così il suo sguardo si arrestò più lungamente e con compiacenza sul fiore. Mostruoso fiore fatto di carne, nato dal limo in putrefazione, cresciuto in una atmosfera da tropico».
Nel
corso del racconto si scoprirà che quel fiore ha un significato
particolare: i fiori erano la passione dell'ex marito di Cristiana,
un famoso gangster, mago delle rapine, scappato dal suo paese assieme
alla sorella.
Proprio
lei, Anna, è la donna che Cristiana scorge nella sala dove sta
tenendo la sua sfilata.
L'arrivo
di questo americano alla sfilata mette in agitazione altre persone
oltre Cristiana.
Da
chi ha avuto l'invito alla sfilata, “strettamente” personale?
Cosa
è venuto a fare? Per vendicarsi della ex moglie?
E
poi ci sono altre domande, ancora più importanti: chi ha ucciso quel
ragazzo, strangolandolo e lasciando il cadavere proprio in quella
camera? E se il morto fosse stato ucciso da qualche altra parte e poi
spostato nella camera di Cristiana per uno scopo preciso?
Sono
tutte domande che si deve fare il commissario De Vincenzi, accorso
sul luogo del delitto: poliziotto strano, dai modi educati e cortesi,
attento osservatore dei luoghi dei delitti ma soprattutto delle
persone.
Si
rende subito conto come l'assassino, per muoversi così bene in
quell'edificio, deve essere una persona che conosce bene la
dislocazione delle stanze.
L'assassino
deve essere proprio una delle persone che lavorano nella casa di
Moda: Marta, la direttrice di sala, oppure Prospero O'Leary chiamato
“Oremus” dalle ragazze per i suoi modi, la cameriera Verna
Campbell, Evelina la contabile, infine madame Firmino la direttrice
artistica.
“De Vincenzi sentiva l'insidia e il pericolo come il rabdomante sente l'acqua. E insidia e pericolo aveva sentito appena entrato in quella stanza … Con l'aggravante di un'atmosfera infida, percorsa da brividi gelidi. Ricordò di aver provato la medesima impressione, molti anni addietro, quando si era trovato alle prese col mistero dell'Albergo delle tre rose ..”
Una strana atmosfera dunque, di misteri che legano tra loro alcuni dei presenti e che riguardano aspetti del loro passato.
Il
secondo omicidio, e la seconda orchidea, avviene quasi sotto i suoi
occhi: a morire questa volta è la segretaria Evelina,
l'assassino o l'assassina è riuscita a colpire in un attimo,
strangolandola con la sua stessa collana.
Di proposito, durante la notte, non aveva voluto analizzare l'aspetto dei due delitti, meditare sui vari punti dello sconvolgente problema che essi rappresentavano. Egli, come credeva soltanto nel valore degli indizi psicologici, così soleva affidarsi all'ispirazione. I suoi colleghi, che lo chiamavano beffardamente poeta, in fondo non s'ingannavano, anche se erano convinti di non fargli lode. Immerso nella vasca da bagno, pensava a questo suo benedetto bisogno di scavare nel profondo delle anime, e poiché il suo spirito era depresso sogghignava di sé stesso. Un povero imbecille e nient'altro .. Tutta la sua psicologia gli era servita soltanto a permettere che uccidessero quasi sotto i suoi occhi quella quella povera Evelina, che non meritava certo una così triste fine e che con altrettanta certezza doveva detenere almeno una delle chiavi del mistero...
Tocca ora a De Vincenzi sbrigliare la
matassa, dopo il terzo e ultimo delitto (e la terza orchidea), cercando di non cadere nel tranello dell'assassino che verrà
rivelato alla fine, alla maniera dei gialli di Agata Christie,
mettendo tutti i personaggi della storia nella stessa stanza.
“Il mistero delle tre orchidee” è
un giallo quasi claustrofobico dove l'azione si svolge in maggior
parte dentro l'edificio della casa di moda. Una storia divisa in due
parti, come i due giorni in cui De Vincenzi risolve il caso, ma è
una storia raccontata un po' al rallentatore, senza quel ritmo
frenetico presente in molti gialli scritti oggi.
Tutti i personaggi vengono presentati e
descritti con poche parole: Prospero il birillo nero con la testa
d'avorio, Valerio “servo fedele”.
De Angelis si sofferma sull'atmosfera
“infida” e piena di intrighi dentro questo ambiente in cui deve
muoversi De Vincenzi, col suo metodo deduttivo, con la sua capacità
di osservare le persone.
Alcuni degli indizi sono rivelati
all'inizio del racconto, come se l'autore volesse sfidare il lettore:
ma ciò non toglie nulla al gusto della lettura che, nonostante siano
passati tanti anni, rimane viva.
La scheda del libro sul sito
dell'editore Sellerio
Il blog dell'autore
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