I futuri candidati a governare questo paese dovranno confrontarsi anche con storie come quella che ha raccontato Gad Lerner in Concetta: una storia di burocrazia, povertà, di lavoro declassato a sfruttamento.
E non è un caso che succeda proprio a Torino, ex città industriale che voleva reinventarsi un nuovo futuro per le aree industriali.
Per esempio per birrerie artigianali dove, pur di risparmiare tutto il possibile, si trasformano i lavoratori dipendenti in soci di una cooperativa fittizia con a capo la moglie del titolare.
Concetta Candido si è data fuoco per esasperazione, come gesto di ribellione nei confronti di un sistema inumano che ti considera solo un numero su una pratica oppure un costo da tagliare.
Di questo dobbiamo iniziare a parlare: del lavoro accessorio, del lavoro sempre meno pagato, svilito, impoverito. Dei working poor e dei furbetti che usano le cooperative per pagare meno i dipendenti.
Il mondo che ha raccontato Report nell'inchiesta sul settore della logistica: un far west con poche regole, che avvantaggia solo i grandi store come Amazon.
Di questo dobbiamo parlare se vogliamo dare un futuro al paese, altro che sventolare i numeri dell'Istat che raccontano solo quello che ci fa piacere vedere.
L'intervista a Gad Lerner sul Fatto Quotidiano:
Concetta non ha avuto un raptus. Non è una pazza. Darsi fuoco non è una forma di suicidio, ma un tentativo estremo di protesta che usa l’unica cosa che ti è rimasta: il tuo corpo. In un anno in Italia lo hanno fatto 20 persone.
Gad Lerner racconta il suo Concetta (i diritti del libro saranno devoluti alla protagonista), storia di una donna di Settimo Torinese che a giugno s’è data fuoco per protesta.
Chi è Concetta?
È una donna che lavorava in un’impresa di pulizie. Aveva un contratto a tempo indeterminato da poche centinaia di euro. Poi un giorno l’impresa ha esternalizzato il servizio e l’ha affidato a una coop guidata dalla figlia del titolare dell’azienda: Concetta è stata licenziata. Senza Tfr. E per un cavillo non riusciva ad avere l’indennità di disoccupazione. Così è andata davanti all’Inps e si è data fuoco. Se Concetta fosse morta, sarebbe stata dimenticata. Invece è sopravvissuta.
Chi sono le Concetta d’Italia e quante sono?
Sono le donne che ho incontrato a Genova e sono pagate pochi euro al mese per fare le pulizie a Banca Carige. A volte addirittura perdono denaro pur di conservare il lavoro. Ma quel posto a tempo indeterminato è un filo che le lega alla speranza di un futuro. “Siamo peggio delle schiave – mi hanno detto – perché almeno loro avevano vitto e alloggio”. Un milione di donne oggi fanno questo lavoro.
Un milione, ma tutte sole…
Concetta è una donna che frequenta i social. Scrive i suoi pensieri, le sue passioni, sfoga la sua rabbia, si potrebbe dire “grillina”. Ma non condivideva la cosa che più la tormentava: la perdita del lavoro e il sussidio che non arrivava.
Perché?
Si è fatta della povertà una colpa. Da vivere nel privato e senza condividerla. Concetta soffriva, aveva fatto perfino debiti. Eppure non aveva raccontato niente, nemmeno alle persone cui vuole più bene.
Con lei ha parlato…
Appena ho letto la notizia sono andato a Settimo Torinese, ho parlato con Giuseppe, il fratello di Concetta, un uomo straordinario. Lui ha accettato di farmela incontrare. Appena si è risvegliata, dopo due mesi di coma, sono stato il primo tra i non familiari a incontrarla. E Concetta ha voluto parlare, subito, aveva bisogno di comunicare.
Trent’anni fa lei ha scritto Operai. Ora torna nella periferia torinese: come sono cambiati gli operai?
Allora parlai della marcia dei 40 mila, una grande sconfitta operaia. Eppure anche la sconfitta manteneva una dimensione collettiva. Non si era soli, come Concetta.
Mirafiori arrivò ad avere 70 mila dipendenti. E le cattedrali del lavoro di oggi?
Oggi il cuore non è più, credo, nella produzione, ma nello smistamento. Penso a Castel San Giovanni dove troviamo l’immenso capannone di Amazon. Il centro è la logistica, merci che devono essere spostate a velocità forsennata. Un sistema dove i rapporti di lavoro sono stravolti, regnano i subappalti e il lavoro notturno. Non abbiamo idea di cosa accada dal nostro clic sulla tastiera al momento in cui la merce ci arriva a casa.
Raccontando la storia di questa donna, lei descrive anche la metamorfosi degli imprenditori…
Ho incontrato i datori di lavoro di Concetta. Hanno accettato di parlarmi e per questo sono loro grato. Sono dei cattolici che a Settimo Torinese sono considerati imprenditori illuminati. E conoscevano Concetta, cantavano insieme in oratorio. Eppure, guidati dal loro commercialista, hanno deciso di esternalizzare il servizio di pulizie della loro grande birreria che dà lavoro a decine di persone e alla fine di licenziare lei e le sue colleghe. Per risparmiare 20 mila euro. La storia di Concetta racchiude tutto questo.
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