02 gennaio 2018

La campagna elettorale è cominciata

La campagna elettorale è cominciata, senza aspettare il calendario ufficiale.
È cominciata col tweet in cui si chiedeva conto al presidente Grasso (ora candidato di Liberi e Uguali) dei soldi non versati nelle casse del PD.
È cominciato quando è uscita la notizia che il suo stipendio era superiore al tetto dei 240mila euro.
È cominciato quando gli sono state rinfacciate quelle parole, era il 2012, in cui diceva che Berlusconimeritava un premio speciale per la sua lotta alla mafia.

Se non fossimo troppo maliziosi, penseremmo che queste notizie, queste critiche, non sarebbero mai uscite lo stesso se fosse rimasto nel Partito Democratico a fare da riserva per qualche incarico.

E' cominciata col le polemiche per la presenza di Di Maio a Roma, sul palco dove si festeggiava l'ultimo.
È cominciata con le polemiche sui rifiuti di Roma che, in parte, finiranno nell'Emilia rossa del governatore Bonaccini: questo per un accordo tra la regione Emilia e la regione Lazio di Zingaretti, l'unico ente preposto a trattare in materia di rifiuti, per portarli fuori regione.

I temi della campagna elettorale sono ormai sul tavolo: i populisti da una parte e le persone serie dall'altra; noi che siamo persone serie, che abbiamo creato milioni di posti di lavoro, che abbiamo cambiato verso al paese e loro i populisti, che non sono nemmeno capaci di governare Roma (pure l'albero è caduto).
Loro sono il M5S (e al massimo Salvini), noi il PD.
E lo stesso discorso si sente dall'altra parte del coro: noi abbasseremo le tasse, noi ci occuperemo degli anziani, loro sono quelli che non hanno mai lavorato.
In questo caso il noi è Berlusconi, loro sono il M5S, il nemico comune di Renzi e B.
Non che tra i due programmi non ci siano differenze: la flat tax Berlusconi la mette nel programma, il centro sinistra l'ha messa nelle pieghe delle sue leggi.
L'abolizione della tassa sulla casa, i bonus uguali per tutti, gli sgravi per le imprese, le politiche sull'evasione fiscale (i pochi controlli, i condoni).

Pro flat tax anche Salvini, che spera di fare lui il miracolo che è riuscito a Trump nel 2016.
Basta clandestini, basta invasione, mano libera alla polizia (sarà felice delle recenti nomine dei funzionari coinvolti nelle brutte vicende del G8 di Genova) e flat tax.
Meno tasse così le pagano tutti. O molto più probabilmente le pagheranno sempre i soliti e ai buchi di bilancio si risponderà con tagli nei servizi.
Ma Salvini vive, assieme ai suoi follower in un mondo non reale: nel mondo reale l'invasione non esiste e se ci sono i clandestini è perché esistono leggi come la Bossi Fini.

Il vento di destra sta inebriando anche il M5S, convinti anche loro dell'imminente vittoria.
Tant'è vero che sarebbero pure disposti a chiedere un'alleanza con chi ci sta, ma non ora, vediamo poi, voti alla mano.
Capiterà a loro quanto successo a Bersani nel 2013 con l'incarico esplorativo fallito in diretta streaming.
Tra le nuove regole adottate per le prossime elezioni, si parla di multare chi esce dal movimento e una sorta di vincolo di mandato.
Anche qui, si vive tra le nuvole: sono norme fuori dalla Costituzione, la stessa che l'anno scorso volevano difendere dalla riforma Boschi.
Mi chiedo quale tribunale potrà obbligare tizio, eletto col M5S, a pagare 100mila euro di multa perché ora sta in un altro gruppo.

E per fortuna che il presidente Mattarella ha chiesto l'altra sera proposte concrete ai partiti, una visione politica che ci faccia uscire dall'eterno presente.

A proposito, spiace che nel discorso, breve in verità, non ci sia stato spazio per ricordare Giulio Regeni e il fatto che sono due anni che aspettiamo giustizia.



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